Contemporary Culture in the Alps
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Fotografare le Alpi

Svelare le Alpi, un ghiacciaio alla volta

Fotografare le Alpi #21. Intervista a Francesco Taurisano

28.07.2025
Silvia M. C. Senette

@ Francesco Taurisano

La luce tagliente delle Alpi, il silenzio rotto solo dal vento, la grandezza imponente delle vette che si stagliano contro cieli infiniti. È in questo scenario che si muove Francesco Taurisano, fotografo capace di cogliere l'anima più recondita della montagna e di svelarne la fragilità e la forza attraverso un obiettivo che non si limita a registrare ma interpreta, denuncia, accarezza. La sua è una storia di ritorno, un viaggio che lo ha riportato tra le braccia delle Dolomiti dopo anni trascorsi lontano, in ambienti lavorativi e metropolitani che non gli appartenevano più. Nato a Gattinara, in provincia di Vercelli, e ora residente a Biella, Taurisano ha un percorso che, come le vie alpine, non è stato sempre lineare. Dopo un'esperienza in una grande corporation a Dublino, all'università in Irlanda ha incontrato la fotografia: un incontro lontano dalle patinature commerciali, più vicino a un’idea di documentazione che affonda le radici nella fotografia italiana degli anni '70 e '80, quella di Ghirri, Guidi, Basilico, e nelle esplorazioni del paesaggio americano di Stephen Shore.

© Francesco Taurisano

Dal rientro in Italia nel 2018 ha collaborato con Google Arts & Culture; un'esperienza che ha affinato il suo occhio documentaristico e lo ha allontanato da approcci edulcorati. Quindi l'incontro con l'Oasi Zegna, un progetto che lo ha immerso completamente nella natura alpina tra malgari e pastori, vecchi mestieri e vita montana. Ma è un progetto più recente, ancora senza nome, a catturare la sua attenzione in modo totale: la documentazione del massiccio del Monte Rosa e del Monte Bianco con focus sui ghiacciai, testimoni silenziosi e fragili di un cambiamento climatico inarrestabile. Francesco Taurisano è oggi un narratore che, con la sua "penna" di luce, invita a guardare, a riflettere, a sentire il battito di un ambiente che chiede rispetto e attenzione. Le sue immagini sono un monito e, al tempo stesso, un inno alla bellezza imperitura delle Alpi; un invito a riscoprire quella connessione profonda con la natura che, forse, abbiamo smarrito.

@ Francesco Taurisano

Francesco, come nasce questo progetto fotografico?
Nasce dall'esigenza di sensibilizzare le persone su un tema che molti demonizzano o sottovalutano, mentre lo stato dei ghiacciai è sempre più critico. L'intento è sociale, educativo e formativo: vorrei coinvolgere anche i ricercatori, per assisterli sul campo e condividere il materiale scattato a fini informativi e di studio.

Come si declina il tuo progetto alpino?
Per ora scatto solo in digitale, per praticità, tuttavia non escludo di tornare alla pellicola e al medio formato. Prediligo le ore del mattino, l'alba, ma il tempo in quota è imprevedibile: a volte parto che è ancora notte, e verso metà mattina, arrivano le nuvole. Posso restare in rifugio aspettando il tramonto o tornare a casa. Fa parte della montagna, non è un problema: accetto il "pacchetto completo".

Il ritiro evidente del ghiacciaio sul Lyskamm @ Francescoo Taurisano

Quali le due immagini più “estreme”, i due poli agli antipodi che lo racchiudono?
La prima potrebbe essere il ghiacciaio del Liskamm. Mostra un ritiro impressionante: 2.000 metri più sotto si notano crepacci dove un tempo c'era solo ghiaccio e, in cresta, una riduzione di più del 30% rispetto alla versione originale che eravamo abituati a conoscere. È un'immagine orizzontale, emblematica del "ghiacciaio che non c'è più". La seconda foto, invece, è in realtà una serie di tre-quattro immagini di un crollo: un grosso blocco di ghiaccio grande come un condominio che si stacca e si disfa, trasformandosi in una cascata. Ho scattato queste foto sempre sotto il Liskamm, a fine giugno, in concomitanza con lo zero termico registrato oltre i 5.200 metri: sono foto verticali, a colori, che mostrano il Rosa rossastro, quasi desertico, passando da uno stato glaciale a un deserto.

Crollo sul Lyskamm immortalato in tempo reale
@ Francesco Taurisano
 

Cosa rende riconoscibile il tuo stile fotografico?
Credo l'uso del colore e della luce; o, almeno, questi sono i feedback che ricevo. La qualità della luce in ogni momento della giornata influenza la resa cromatica: si tratta di fortuna, ma anche di attesa e di partire presto per cogliere la luce migliore. Faccio poca post-produzione, calibro per restare il più fedele possibile alla realtà evitando effetti che rendono le immagini finte.

© Francesco Taurisano
About the authorSilvia M. C. SenetteSono stata una bambina “multipotenziale” ante litteram. Ora sono una donna “multicomunicativa”: giornalista per curiosità e per una [...] More
Come nasce il desiderio di indagare le Alpi?
Ci sono nato, me ne sono andato, sono ritornato e ne ho visto il grande potenziale. Ho scoperto un modo di vivere più vicino a quello che desideravo, lontano dallo stress delle città. Poi, a cavallo della pandemia, c'è stata per molti una riscoperta delle montagne e un valore aggiunto, per me, che volevo tornarci. È stato il momento giusto per un ritorno e un'analisi da dietro la macchina fotografica.

Riconosci un’evoluzione nei tuoi scatti alpini?
Sì, oggi riesco a capire cosa manca in un progetto ma anche a che ora presentarmi in montagna: meglio presto che tardi. Il mio approccio, ora, è più efficace per portare a casa le immagini che cerco. Poi non sempre si torna con ciò che si voleva, ma è comunque un allenamento. E prendo sempre appunti per non ripetere gli stessi errori.

Con quale approccio hai scelto di immortalare l’arco alpino?

Prettamente documentaristico, cerco di mantenermi quasi sul banale. È un approccio amatoriale, nel senso che ricorda la fotografia italiana anni '70 che si concentrava su ciò che si vede quotidianamente e si tende a dare per scontato; come il Monte Rosa, che vedi tutti i giorni e poi, d'un tratto, ti accorgi che ha perso il suo ghiacciaio. È successo sotto i tuoi occhi, ma non lo avevi notato. C'è poi anche un approccio di denuncia ambientale. È avvilente sentire che a molti non importa nulla della scomparsa di un ghiacciaio e delle sue conseguenze a cascata su alpeggi, pastorizia, acqua e attività umane e sportive. Credo si sia persa la connessione con i luoghi in cui viviamo.
© Francesco Taurisano

Cosa hai scoperto in questa tua indagine fotografica?
Ho scoperto persone molto belle in montagna, dai pastori ai gestori di rifugi. C'è molta accoglienza. E ho colmato una lacuna: i rifugi spesso non hanno cartoline aggiornate, così ho iniziato a lavorare con loro per fornire stampe e cartoline di qualità, fatte su carta cotone baritata e da vendere a costi popolari.

© Francesco Taurisano

Com’è, oggi, il tuo rapporto con la montagna?
Molto buono, mi sento a mio agio. È fatto di rispetto reciproco: non cerco mai di strafare né di mettermi in pericolo, perché la montagna non perdona. È un ambiente congeniale per me, dove posso pensare, prendere appunti e programmare le prossime sessioni. Affrontare le vie da solo con l'attrezzatura è impegnativo, ma necessario per la documentazione. Però valuto sempre la situazione e i miei limiti; meglio tornare indietro, se il tempo peggiora drasticamente.

Quale consideri il tuo scatto migliore?
È il ritratto di un falegname. Catturando quell'immagine ho capito di voler usare il medio formato e la pellicola, per la profondità di campo e la resa cromatica. Il falegname guarda in camera, con colori ben calibrati e uno sfondo di assi e neve. Quella foto l'ho scattata vicino a casa, in una falegnameria. Credo che mi piacerebbe realizzare una serie di ritratti di persone che vivono e lavorano in montagna, con quel taglio formale da galleria, sull'impronta della scuola tedesca anni '70-'80.

© Francesco Taurisano

Senti il desiderio di catturare un’immagine ancora mai scattata?
Sì, ogni volta che esco cerco di fare qualcosa di unico. Mi interessa soprattutto tornare a casa con un'immagine che abbia criteri validi per la fotografia contemporanea. È raro e a volte nemmeno io capisco appieno se li rispetto, senza un art director. Sicuramente vorrei tornare sul Liskamm e fotografarlo dall'alto, dalla cresta, per cogliere una visuale totalmente differente, sebbene comporti tutti i rischi del caso.

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dolomiti, Monte Rosa, gabriele basilico, Luigi Ghirri, alpi, monte bianco, Oasi Zegna, guido guidi, Liskamm, Francesco Taurisano
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