Contemporary Culture in the Alps
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Mountains

Indikalps: dal cuore delle Alpi all'Himalaya

A Chamois nella Valtournenche, dal 18 al 24 agosto, inaugura un festival dedicato alla montagna come luogo di incontro tra culture.

22.07.2025
Maria Quinz

© Silvia Marlia, Simone Cecchetto

Ci sono luoghi, che appena raggiunti, ti invitano a rallentare. Luoghi in cui viene spontaneo lasciare andare i pensieri, inspirando e ed espirando a pieni polmoni aria pulita e frizzante, sentendola circolare in corpo e donare nuovo vigore alle membra. E poi camminare con maggiore lentezza, più consapevolmente, passo dopo passo, volgendo lo sguardo allo spettacolo del paesaggio naturale che si dispiega tutt’intorno a 360 gradi. 

Uno di questi luoghi è Chamois, piccolo comune montano con un centinaio di abitanti situato a 1810 metri di altezza, nella Valtournenche, valle laterale della Valle d’Aosta. Chamois è l’unico comune italiano dove non si circola in auto e non esistono strade asfaltate, raggiungibile in funivia, partendo a fondovalle, da Buisson (frazione di Antey Saint André) o percorrendo sentieri o mulattiere non carrozzabili. Una località annidata nella imponente e panoramica valle del Cervino in cui ci si muove “a passo d’uomo”, dove viene naturale sintonizzarsi con ritmi quotidiani più dolci, in armonia con il paesaggio e dove non è raro scorgere camosci selvatici brucare in libertà tra boschi ed alpeggi.

© Silvia Marlia, Simone Cecchetto
About the authorMaria QuinzDentro di me è piuttosto affollato. C'è quella che scrive, traduce e adora leggere, ritagliandosi attimi di quiete e [...] More
Non stupisce quindi che a Chamois sia nato Indikalps – oggi alla sua prima edizione - un festival che mette al centro dei suoi eventi ed incontri di tipo culturale, ma anche esperienziale e comunitario, la ricerca di dimensioni più lente, profonde e di nutrimenti per mente e corpo. La manifestazione si svolgerà in varie location del piccolo comune, dal 18 al 24 agosto 2025. La serie di eventi troverà luogo, non a caso, in un contesto genuino, per certi aspetti ancora fermo nel tempo, proponendosi di riflettere sulla natura della montagna come crocevia tra mondi e culture diverse, antiche e contemporanee, vicine e lontane. Una riflessione che si rispecchia in Chamois e nelle sue montagne, in quanto luoghi di transito, di incontro e scambio tra persone di diversa provenienza, lingua e cultura, ma accumunate dallo stesso desiderio di una montagna lenta e di un turismo più meditato e consapevole: un’occasione per visitatori, turisti, villeggianti e locals, di esplorare la montagna in profondità, “dal cuore delle Alpi all’Himalaya”, come recita la locandina del festival.

I fondatori e curatori dell’evento sono Silvia Marlia, insegnante di yoga tra Milano e Chamois, con alle spalle studi in lettere classiche e dieci anni di esperienza di vita e pratica professionale in Asia, e Simone Cecchetto, dottore in Studi Orientali e cultore della materia presso l’Università degli Studi di Pisa, residente a Chamois e fondatore dell’associazione Le Four Amis.
© Silvia Marlia, Simone Cecchetto

Incontro Silvia Marlia a Milano e mi faccio raccontare il progetto, partendo da come è nata la sinergia con Simone Cecchetto.
Con Simone ci siamo incontrati tra le montagne, letteralmente, durante una camminata. Subito abbiamo scoperto di avere più di un interesse in comune, oltre che formazioni simili. Abbiamo alle spalle entrambi studi in lettere classiche, un particolare interesse per i contatti tra il mondo occidentale classico ed il mondo orientale e verso i filosofi indiani. Condividiamo anche la passione per la cultura del cibo della tradizione, con il desiderio di valorizzare e preservare ingredienti e sementi ma anche ricette, coltivazioni e tecniche di lavorazione del cibo antiche, che rischiano di scomparire. Simone, per esempio, ha aperto un forno comunitario a Chamois, che è diventato una realtà speciale di cui ne gode tutta la comunità, ma di questo ti racconterà meglio lui...

E del programma del festival cosa mi racconti?
Sono previsti diversi eventi, alcuni ad ingresso libero, altri che richiedono un’iscrizione preventiva, come, per esempio, le sedute di yoga mattutine, che terrò io all’aperto, sulla terrazza panoramica del paese. Il festival è alla sua prima edizione e quindi in via sperimentale, ma ci piaceva l’idea di offrire e testare più proposte per diversi pubblici, con al centro un'analisi dei legami tra India ed Occidente, che sono ricchi e profondi, dalle esperienze spirituali ai saperi tradizionali. Si va dalla pratica dello yoga a una mostra dal titolo “Il cerchio del risveglio” che accompagnerà i visitatori in un percorso visivo lungo le tappe fondamentali della vita del Buddha, lette attraverso i rilievi dell’arte greco-buddhista del Gandhâra alla proiezione di due documentari da cui partire per avviare delle eventuali riflessioni. Proietteremo Yul. The call of Ladakh, un corto girato da Sofia Bonicalza, che con questo lavoro ci mostra un potenziale modello di sostenibilità per i paesi montani, sull'esempio dello stile di vita attuato in alcuni villaggi remoti del Ladakh, lembo montuoso più settentrionale dell’India. Questa visione è molto interessante se confrontata con la realtà dei comuni delle nostre Alpi, tra le montagne di casa nostra. Seguirà la proiezione di un secondo film-documentario di qualche anno fa, The Good Life dello scrittore Nicolò Ammanniti, che racconta, con delle interviste, la vita di tre sadhu italiani (asceti induisti) che hanno lasciato l’Italia per raggiungere l’Himalaia, trovando lì una dimensione di benessere interiore e spirituale, lontano dalla società. Ci sarà la conferenza Dialoghi tra culture tenuta da Simone, una performance musicale con le campane tibetane, a cura di Margot Errante, la creazione del mandala con i monaci tibetani del Monastero di Drepung, un mercatino di artigianato ed in conclusione un evento comunitario: un pranzo tipico indiano, dove i cibi saranno cotti nel forno a legna di Corgnolaz a cura di Le Four Amis.

© Silvia Marlia, Simone Cecchetto

Passo ora la parola a Simone Cecchetto, domandandogli che rapporto ha con Chamois...
Sono cresciuto a Chamois, dove i miei genitori hanno costruito uno chalet che è diventato per me un punto di riferimento costante. Dopo gli studi, a Roma, in Lettere Classiche e il dottorato in Studi Orientali – dedicato alle religioni e filosofie dell'India e dell'Asia Centrale – mi sono trasferito a Chamois e ho cercato di intrecciare le mie passioni per l'Oriente, i libri, la cucina e la montagna in un'unica direzione. Da questa visione sono nati a Chamois La via del pane e Indikalps.

La via del pane 
è un progetto che si fonda sull'idea del forno comunitario come cuore simbolico del paese – come in una grande casa, dove la stufa è il centro attorno a cui si riunisce la famiglia. Si tratta di un percorso tematico che comprende la semina della segale autoctona, la macinazione dei grani al mulino, la cottura del pane nero e una sala-museo con gli attrezzi della tradizione. Il progetto si inserisce nella tradizione del pane nero valdostano – per cui Chamois ha vinto cinque premi in due anni al concorso Lo Pan Ner – ma cerca anche di portare questa tradizione oltre, facendola incontrare con esperienze culturali e umane diverse. Da qui è nata l'idea poi di Indikalps, dallo stesso desiderio, condiviso con Silvia di intrecciare mondi lontani, come le Alpi e l'India, mettendoli in dialogo a Chamois. L'obiettivo è creare un evento da cui possa nascere un festival che diventi un appuntamento annuale, un luogo di scambio per appassionati, abitanti, artisti e viaggiatori. 


© Silvia Marlia, Simone Cecchetto

Simone puoi darci qualche anticipazione di cosa racconterai nella tua conferenza?
Nella conferenza Dialoghi tra culture racconterò del dialogo tra culture apparentemente distanti, come Oriente e Occidente. A partire dai contatti tra il mondo greco e l'India – da Alessandro Magno ai gimnosofisti, dall'arte del Gandhāra al simbolismo condiviso della montagna cosmica e del drago – cercherò di mostrare come questi mondi abbiano dialogato, influenzandosi a vicenda, generando figure e simboli che ancora oggi ci parlano. Questi temi sono stati al centro dei miei studi universitari e del dottorato, ma oggi li vedo anche come strumenti per proiettare Chamois oltre i confini geografici e culturali. Il mio legame con Chamois è dunque duplice: affettivo, perché è il luogo in cui sono cresciuto e in cui abito; e simbolico, perché rappresenta per me la possibilità concreta di un'altra idea di futuro. Chamois è un paese senza auto, sospeso a 1800 metri, raggiungibile solo in funivia, dove si può ancora ascoltare il silenzio: linguaggio delle forti passioni.

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Tags

Yoga, festival, indikalps, silvia marlia, simone cecchetto, chamois
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