da definire

© Centrale Fies
La briscola è una lingua antica e fluida, un sapere migrante, un rito popolare, un terreno di gioco. Chi gioca e mescola ridistribuisce l’ordine, prende potere e lo dissolve subito dopo. Passandolo di mano. È un gesto che non si limita al divertimento, ma si carica di significati profondi: gioca chi sa che il margine è fertile, chi conosce il valore della tattica e della fiducia, chi sa perdere e continuare a stare.
Attraverso i secoli le carte sono state giocate ovunque: osterie, cucine, viaggi, feste e attese. E la partita è sempre diversa e sempre uguale: un patto dove ogni mano è un invito a stare insieme, a riscrivere le regole, a sperimentare nuove forme di relazione.
Le carte le hai in mano, ma non le possiedi: sono strumenti instabili, misteriose ma intelligibili. Puoi decidere se seguire il flusso o sabotarlo, se bluffare o creare alleanze mobili in cui i poteri sono redistribuiti, e dove ogni nuova possibilità ne scavalca l’ordine.
Un gioco di strategie e alleanze temporanee, come lo sono spesso le comunità: fluide, intersezionali, basate sul consenso e sulla fiducia.
Sono carte che raccontano mescolanze, resistenze e trasformazioni.
Hanno attraversato mondi: forse nate in Cina, mutate tra mani arabe, accolte e reinventate nei cortili italiani.
Sono diventate popolari, vicine, compagne di pause e raduni.
Anche le carte da briscola trentine hanno viaggiato nel tempo e nello spazio. Nate dall’influenza delle trevisane, custodiscono tracce di passaggi antichi. Un mazzo del ‘700 oggi è custodito nella Bodleian Library di Oxford, e nei secoli hanno attraversato regni e imperi: senza bollo sull’asso durante il periodo austriaco, segnavano una storia a parte. Una storia fatta anche di disobbedienza e sottrazione.
Ed è proprio in questi gesti – mischiare, dare, giocare, cambiare le regole – che riconosciamo il metodo di Centrale Fies: un centro di ricerca per le pratiche artistiche che non si limita a ospitare l’arte ma la mette in relazione con i contesti, le biografie, le tensioni. Qui il gioco non è mai neutro: è una pratica critica, un atto politico, un’esplorazione radicale di nuovi possibili.
Come nei progetti artistici e nei dispositivi di ricerca che Fies attiva ogni anno, le carte diventano metafora del nostro modo di agire: redistribuire le possibilità, decostruire le strutture dominanti attraverso la creazione di nuove costellazioni temporanee.
Perché con le carte si moltiplicano le opportunità, ed è il gioco stesso a suggerirlo: scegliere come dare le carte è scegliere come raccontare una storia e ridisegnare la traiettoria delle relazioni e del futuro.
Per raccontare Centrale Fies, quest’estate scegliamo le carte, i cui semi reinterpretati a segnare ogni progetto presente nel programma, prendono corpo in un video creato da Giovanni Matteotti: LIVE WORKS, Agitu Ideo Gudeta Fellowship, WITCHES / Brand New Self e Radical Love. Qui i simboli diventano parte di un paesaggio che comprende elementi naturali e antropici, richiami alla morfologia del territorio in cui Centrale Fies è immersa. Che queste entità e presenze siano ispirate o abbiano ispirato il gioco, non importa. E allora eccoci tornare con gli esiti della ricerca di un intero anno di lavoro: progetti che parlano di corpo, ecologia, linguaggio, genealogie, appartenenze e attraversamenti. Pronte a essere rimescolate come carte. Ancora una volta.
UNDOMESTICATED GROUND – Group Show + Live Program: 18.07 – 20.09.2025 / opening 17 Luglio 2025
LIVE WORKS SUMMIT + AGITU IDEO GUDETA FELLOWSHIP dal 18 al 20 Luglio 2025