Artiana, il vintage e la poesia dello spazio

Artiana, il vintage e la poesia dello spazio

© Anna Michelotti

Entrando in certi luoghi, il tempo sembra fermarsi. Succede varcando la soglia di Artiana Vintage Selection, in via dei Portici 242 a Merano, a metà della suggestiva Galleria Pobitzer. Qui, dove le forme sinuose degli anni Settanta si sposano con l'estetica Space Age che evoca le atmosfere kubrickiane di "Arancia meccanica", Sara Daltrozzo ha creato qualcosa di più di un semplice negozio vintage; un piccolo scrigno nel cuore di Merano che custodisce l'anima del Novecento, pronta a sedurre chiunque abbia ancora la capacità di meravigliarsi. Ad accogliere il cliente è un vero e proprio viaggio sensoriale nel design di fine secolo.

La storia di Artiana affonda le radici nel 1969, quando Johanna Schöpfer aprì Artiana HP, che per oltre cinquant'anni è diventato un punto di riferimento per i meranesi: un negozio di articoli da regalo di alta qualità. Un luogo dall'anima avant-garde, progettato dallo studio di architettura Echerer di Vienna alla fine degli anni Sessanta, dove il buon gusto incontrava l'innovazione creando quell'atmosfera di "fascino art retrò" che ancora oggi permea ogni angolo di uno spazio disposto su più livelli.

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Sara Daltrozzo, 43 anni, è già titolare assieme al compagno Benjamin Carli del negozio vintage di abbigliamento Klamotte, a Maia Bassa, e ha incrociato il destino di Artiana quasi per caso. "Passando di qua un giorno, a gennaio 2024, ho visto il cartello "affittasi" - racconta -. Questo è sempre stato un negozio che i meranesi apprezzavano molto. Vedendo la scritta è scattata una molla e ho chiamato, per curiosità, senza neanche pensarci". Dopo un profondo e attento rinnovo conservativo fatto con cura e amore da Sara e il suo compagno, lo scorso settembre Artiana ha riaperto i battenti con una nuova veste, mantenendo il nome storico ma aggiungendo "Vintage Selection" a definire la sua nuova identità. L'idea di Sara è stata quella di "tradurre la proposta prodotto che già c'era in vintage, perché ha molto a che vedere con un concetto che mi è caro: la sostenibilità, il riuso, regalare nuova vita a ciò che qualcuno ha creato e alti, prima di noi, hanno amato".

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Il negozio stesso è un'installazione. La moquette arancio-ruggine tipica degli anni Settanta, i mobili in legno rivestito di laminato avorio dagli angoli stondati, i tubi arancione senza funzione che, sospesi a soffitto, tracciano percorsi aerei, l'albero stilizzato in plexiglass – originale del primo Artiana – che ora espone bijoux, collane e bracciali. "Questo negozio da solo è un'opera d'arte", spiega la titolare con orgoglio. Il risultato è uno spazio dove ogni elemento racconta una storia. L'arredo originale, rimasto intatto, dialoga perfettamente con la selezione di oggetti che Sara cura scegliendoli personalmente tra mercatini e svuota-cantine. "Tutto, qui dentro, è originale - spiega orgogliosa -. Le forme degli interni sono poi anche quelle degli oggetti che trovi guardandoti intorno... proprio di recente ho trovato questo servizio di piatti in vetro degli anni Sessanta e la forma è identica, quadrata con gli angoli stondati".

About the authorSilvia M. C. SenetteSono stata una bambina “multipotenziale” ante litteram. Ora sono una donna “multicomunicativa”: giornalista per curiosità e per una [...] More
In vetrina, come un faro che attira sguardi curiosi di chi passeggia in galleria, troneggia un radiofonografo Brionvega bianco degli anni Sessanta: un mobile giradischi funzionante che testimonia quanto certe linee design fossero già allora visionarie, tanto che la casa italiana lo ha riproposto nelle versioni contemporanee con bluetooth e tecnologie digitali. Entrando da Artiana, l'occhio viene immediatamente catturato dall'organizzazione cromatica degli oggetti. Sara ha deciso di "dividere gli oggetti per colore e questo è diventato anche il mio modo di vivere il design". Nell'angolo dedicato al crema-oro-latte convivono porcellane Bavaria Heinrich dalle linee aerodinamiche con teiere Richard Ginori dalle forme barocche. Il vetro rosa e giallo domina un'altra sezione, mentre i cristalli svedesi di Pukeberg Sweden – ormai introvabili altrove – brillano come gemme rare nello scaffale alle spalle della cassa. Lo sguardo si lascia rapire da ballerine in pelle a motivo Arlecchino, lampade Artemide, candelabri, picnic box Guzzini, zuccheriere, eau de cologne Chanel degli anni 80 e numeri degli anni 70 della rivista Domus. E ancora servizi da tè in argento dismessi dall'Hotel Riva di Riva Del Garda, un set di sei tazzine anni 60 di Joe Colombo, fascinator a papalina da donna e porcellane Tognana.
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Il pezzo preferito di Sara sono però i calici da Martini francesi firmati Luminarc: "Il classico calice da James Bond - racconta -. Li amo perché sono degli anni Ottanta, appartengono all'immaginario della mia generazione, e mi piace immaginarli per un aperitivo un po' diverso". Un'affezione che rivela molto del suo approccio: ogni oggetto non è solo vintage, ma porta con sé un'emozione, un ricordo, una possibilità di vita diversa.

La selezione spazia dalle ciotoline in acciaio inox da gelato – "il pezzo più venduto: vanno a ruba" – a capolavori del design italiano come il servizio di Massimo Vignelli degli anni Settanta, in vendita a 600 euro e talmente iconico da aver ispirato le recenti riedizioni di Villeroy & Boch.

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Ogni angolo del negozio custodisce sorprese: le Dirndlbluse originali degli anni Settanta, fondo magazzino e mai utilizzate, a 45 euro l'una; le scarpe Sergio Rossi in raso e seta verde smeraldo, nuovissime ma degli anni Ottanta; i contenitori di caramelle sfuse dei negozi d'epoca; le bottiglie da farmacia centenarie per miscelare unguenti e sciroppi.

"La ricerca è fondamentale: serve avere fiuto, gusto e le antenne sempre alzate" confessa Sara, che non compra da privati né tiene merce in conto vendita. "È una selezione personale, la nostra, e la ricerca è parte del fascino di questi oggetti". I suoi luoghi del cuore sono i mercatini piccoli e nascosti, non quelli troppo gettonati, in Francia e in nord Italia. "A Bergamo ho trovato un vero tesoro in un garage: pezzi unici, rari, mai usati, come fondo di cantina".

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Il cliente tipo di Artiana, oggi, è il trenta-quarantenne curioso, spesso già interessato a design e architettura, talvolta collezionista, sempre alla ricerca di un regalo particolare. "Ho una cliente fissa, docente d'arte, che viene sempre a comprare i suoi regali per compleanni e occasioni speciali", rivela la titolare. Anche gli studenti sono frequentatori assidui: "Magari non hanno grandi finanze ma amano curiosare, comprare qualcosina e tornano molto volentieri".

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Sara sogna ora di ampliare le sue esplorazioni. "Amo molto la Francia e vorrei, nei prossimi mesi, riuscire ad assumere un aiutante per qualche giorno a settimana, così che io possa seguire gli eventi espositivi per paesini". Un progetto che si inserisce naturalmente nella sua filosofia: quella di chi sa che dietro ogni oggetto vintage c'è una storia da scoprire, un'emozione da condividere, un pezzo di passato da far rivivere nel presente di Artiana Vintage Selection. Non solo un negozio, ma un luogo dove il tempo acquisisce una dimensione differente, dove ogni oggetto è un frammento di memoria collettiva, il design diventa narrazione e lo shopping si trasforma in un'esperienza culturale.

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