Books, I’ve never read: “Verticale” Ximo Abadía x Quinto Quarto

08.04.2025

 

L’odore acido delle casacche sintetiche fluo da indossare nell’ora di ginnastica alle elementari, me lo ricordo ancora. Alla medie il prof mi ha traumatizzato col salto in lungo nella buca dove chissà quanti gatti ci avevano pisciato la notte. Al liceo, ormai consolidata la mia reputazione da non-sportiva, segnavo fieramente i punti della pallavolo e ho scoperto che la palestra era più bella quando ci suonavamo dentro. All’università poi, ero una causa persa… andavo per mercatini tirolesi quando gli altri organizzavano gruppi studio di hiking&birrette in montagna. Questo per dire che io e lo sport proprio non ci siamo mai presi, noi abbiamo mai avuto nemmeno un flirt. Tra di noi una pacifica indifferenza, come due persone che vivono su rette parallele, troppo distanti per guardarsi figuriamoci per desiderarsi. Mai stata una sporty-Barbie, ahimè, e se agli apertivi salta fuori l’argomento palestra e ci si riempie la bocca di CrossFit, Cardio, Yoga e Zumba manco fossero dei dips per le patatine, io fingo di guardare il panorama. 
Eppure, anche una qualsiasi attività motoria acquista per me un fascino particolare se raccontata all’intero di un bellissimo libro: le pupille si dilatano davanti a forme, colori, illustrazioni e l’odore della carta stampata mi inebria. Il libro che (non) leggiamo per voi questa volta è “Verticale – Storia illustrata dell’arrampicata” scritto ed illustrato da Ximo Abadía, uscito ad inizio 2025 per la casa editrice faentina Quinto Quarto e dedicato, appunto, alla storia dell’arrampicata. 
Classe 1983 e Madrid-based, Ximo Abadía è considerato uno tra i più talentuosi illustratori spagnoli della sua generazione. Nel 2019, il New York Times e la New York Public Library hanno incluso uno dei suoi albi tra i dieci migliori libri illustrati. Le sue illustrazioni dai colori sgargianti e pastosi si trovano non solo in bellissimi albi illustrati, ma anche sulle copertine di libri, nei magazine e quotidiani. In Italia viene pubblicato da Becco Giallo, La Margherita, Quinto Quarto e il Gatto Verde. 

FUORI – IL CONTENITORE
Con la sua copertina rigida cartonata di 32x24,5 cm e poco più di un centimetro di dorso, Verticale – Storia illustrata dell’arrampicata è un ancora una volta un bel librone che non passa di certo inosservato. La copertina è un paesaggio illustrato che continua sul retro e impiega solamente tre colori: il nero, il blu crepuscolo e l’arancione. La tipografia gioca furbescamente sulla parola che da anche il titolo al libro: VER-TIC-ALE: così sillabato e con un font condesed bold, il titolo forma proprio un blocchetto di testo verticale -per l’appunto- e con il suo arancione vivido sembra accedere la copertina buia, come la luna che si nasconde dietro il bosco illustrato poco sotto. A prima vista non lo si vede subito, ma eccolo lì: c’è un arrampicatore aggrappato alla roccia scura che taglia diagonalmente la copertina. Il dorso arancione con il titolo scritto naturalmente in verticale, rende il libro subito riconoscibile in una libreria e anche i blocchi di testo sul retro risultano particolarmente slanciati. 

Verticale Ximo Abadìa,(c) Claudia Gelati
About the authorClaudia GelatiMi chiamo Claudia e sono quella con la frangetta, gli occhiali tondi e le calze a pois. Qualcuno [...] More
DENTRO – IL CONTENUTO 
Chi sono stati i primi a raggiungere le vette più alte del pianeta e quali materiali utilizzavano? Quando è nata l’arrampicata classica? Cos’è il boulder? Verticale – Storia illustrata dell’arrampicata ricostruisce la storia dell’arrampica partendo dalla sua forma più antica, l’alpinismo, per poi arrivare ad approfondire ogni evoluzione di una disciplina in continuo movimento. Il libro è suddiviso in quattro macro capitoli (Alpinismo, Trad, Sportiva e Boulder) e altri capitoli di approfondimento dedicati alle discipline più recenti, a Tokyo 2020 e Parigi 2024, ovvero le due olimpiadi che hanno salutato l’ingresso dell’arrampicata nella competizione mondiale e, infine, spazio anche alla sostenibilità.
Come già anticipato prima, io non sono mai stata una sportiva, ma sfogliando questo albo di Ximo Abadía ho scoperto tante storie interessanti che fino a ieri ignoravo completamente. Storie che raccontano si di arrampicata, imprese incredibili e avventure oltre i limiti, ma sopratutto restituiscono anche la grandezza di questo sport attraverso tutte le persone, uomini e donne, che scalata dopo scalata hanno contribuito a renderlo tale, senza mai smettere di rinnovarlo. Ad esempio lo sapevate che Marie Paradis è considerata la prima alpinista della storia dopo aver raggiunto la cima del Monte Bianco nel 1808? Oppure che l’alpinista e suffragetta americana Annie Peck, all’età di 61 anni si cimentò nell’ascesa del Coropuna (Perù) e arrivata in cima piantò un cartello con scritto “Votes for Women”? Pazzesco. O ancora, che l’Everest si chiama così per il geografo e topografo inglese George Everest, che era categoricamente contrario a dare il suo nome al tetto del mondo, la montagna per antonomasia. Ognuno di noi può trovare in questo libro una chiave di lettura diversa.
Un aspetto che ho trovato molto interessante da non-sportiva sono le diverse finalità delle varie discipline dell’arrampicata. Nell’alpinismo ciò che conta è raggiungere la vetta nonostante le in condizioni estreme; mentre al contrario, scopro leggendo, il fascino dell’arrampicata sportiva risiede nell’armonia dei movimenti e nella difficoltà delle vie. Un po’ come la vita di tutti i giorni, no? Quante salite per raggiungere la cima nonostante tutto e quante altre in cui destreggiarsi con leggiadria basta e avanza eccome. Ecco, si, se c’è una cosa che ho capito leggendo e perdendomi nel colorato mondo di Ximo Abadía, è che non serve essere alpinisti pro o dei super sportivi per capire questo straordinario racconto sull’arrampicata e anzi, ognuno di noi, può trovare una personalissima chiave di lettura. 

DENTRO – LA FORMA 
Aprendo Verticale – Storia illustrata dell’arrampicata, ci troviamo subito catapultati nell’habitat naturale dell’arrampicata: eccola lì la grande montagna che campeggia seconda e terza di copertina. Le illustrazioni di Ximò Abadía sono le assolute protagoniste del libro e pagina dopo pagina, si ha l’impressione che il layout del testo sia costruito proprio attorno ad esse e non viceversa. I testi sono sempre allineati bandiera a sinistra e utilizzano un font sans serif bello pulito e funzionale, in netto contrasto con il font condensed bold utilizzato in copertina e che ritorna anche all’interno per i titoli. Graficamente i quattro macrocapitoli si aprono tutti con un illustrazione che occupa due pagine e in cui il titolo rimane ancorato in alto a sinistra; girando la pagina troviamo sulla sinistra un testo che introduce alla disciplina, con una tipografica minimale e che si staglia sulla pagina bianca in contrapposizione con la colorata illustrazione che occupa invece la pagina di destra. Nei capitoli di approfondimento non ci sono più vere cover page e questo aiuta a comprendere non solo la gerarchia del libro, ma anche a dare ritmo alla lettura. Verticale – Storia illustrata dell’arrampicata vuole essere graficamente un libro senza fronzoli, che va dritto al punto (o alla cima) e in cui testo e illustrazioni hanno uguale importanza ed interagiscono costantemente. In questo senso, si capisce che è un libro concepito dall’illustratore stesso, o almeno così credo io. 

Verticale Ximo Abadìa,(c) Claudia Gelati

Infine, c'è anche un'altra questione: davvero troppo spesso gli albi illustrati vengono considerati frettolosamente dei “libri per bambini”. Librai e bibliotecari potranno anche sgolarsi ma, diciamolo, si tratta un po’ una stupida regola non scritta, quasi una credenza popolare: ai bambini le figure, ai grandi le parole fitte fitte. Punto. Toh, al massimo ci concediamo delle graphic-novel indie,hipster,cool q.b. Verticale – Storia illustrata dell’arrampicata di Ximo Abadía per me, invece, se ne infischia altamente delle età dei suoi lettori: magari in biblioteca o libreria potreste anche trovarlo nella saggistica ragazzi 11-15 anni, ma per come è progettato, illustrato e scritto non può essere facilmente etichettato e anzi può piacere e sopratutto interessare ad un fatta di lettori ben più ampia. Proprio come l’arrampicata, la disciplina che racconta con colorato ardore: troppo complessa e sfaccettata per accettare etichette. Da leggere tutto d’un fiato e poi da consigliare perchè, statene certi, lo apprezzerà anche l’amico tutto spalle che la domenica va ad arrampicare in palestra; il papà che, invece, si è letteralmente arrampicato sulla poltrona per non perdersi nemmeno un minuto di Speed e Boulder Leed alle ultime olimpiadi, ma anche la sorella alpinista-wannabe che ha letto Jon Krakauer almeno due volte e pure l’amica appassionata di montagna in fissa con la sostenibilità. Una bella lettura coinvolgente anche per i non-sportivi incalliti come me, negata per qualsiasi attività motoria mai inventata e decisamente più attratta dalle cime illustrate, e che dopo aver letto e sfogliato Verticale Ximo Abadía mi sento decisamente più allenata in vista del prossimo aperitivo tra Sporty-Barbies (e Ken). 

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