È la notte di luna piena di aprile, e il respiro della terra è più profondo che mai. La luna, vestita di rosa, risplende nel cielo come una madre che guarda il suo mondo, mentre la foresta, la montagna, il castello che sorge tra le vette, sono immersi nel mistero di questa notte senza tempo. È il momento in cui il verde si fa più intenso, quando ogni foglia, ogni radice, ogni fiore appena sbocciato diventa un simbolo, un sigillo di magia antica. Il bosco si sveglia, il vento si fa voce, e le Salighe, le antiche guardiane della terra, emergono dal loro sonno silenzioso. È una notte preziosa, una di quelle che solo chi ha il cuore aperto può comprendere.
Se un giorno cammini da sola – o da solo, purché con il cuore aperto – lungo i sentieri alti tra Fiè e lo Sciliar, se senti l’odore di resina fresca e muschio umido, se ti si arruffano i capelli per un vento che pare parlare, allora fermati. C’è una storia che ti aspetta. Non la troverai scritta sulle pietre, né incisa nei cartelli per turisti. Ma se ti siedi su una roccia coperta di licheni, e chiudi gli occhi proprio mentre le cince si mettono a cantare, allora potresti sentirla.
Quella storia parla di fiori e di ragazze. Di vento e di metamorfosi. Di un incantesimo spezzato non da spade, né da preghiere, ma da un soffio. Parla di Salighe. Le Salighe, sì: creature che un tempo avevano mani per toccare la terra e occhi capaci di leggere il futuro nei petali dei fiori. Vivevano nel giardino alto dello Sciliar, là dove la nebbia si posa ogni sera come un velo d’argento e le stelle sembrano più vicine.
Tu lo sai, vero, che ogni fiore ha un nome segreto? Le Salighe lo conoscevano. Accarezzavano le Pulsatille con dita leggere, pettinavano i loro lunghi capelli d’argento che ondeggiano anche col vento più leggero. Custodivano l’Armeria alpina, quel piccolo sole rosa che cresce tra le rocce dure, come una promessa silenziosa.
Le Salighe camminavano tra i fiori, invisibili agli occhi degli uomini, ma non per questo meno reali. Le loro mani, delicate come il soffio di una brezza, toccavano la terra con una gentilezza che solo chi sa ascoltare può percepire. La loro vita era un canto, un incantesimo che legava insieme la montagna, il cielo, le nuvole e il vento. Erano loro che sussurravano alla nebbia, che facevano danzare i fiori sotto la luna, che conoscevano la lingua segreta della natura.
Ma un giorno, l’incantesimo si spezzò. Non per la forza di una spada, non per il potere di un maleficio, ma per un soffio. Un soffio leggero, come quello di una brezza che attraversa la valle, ma con la forza di un cambiamento irreversibile. Le Salighe, le antiche custodi della terra, furono costrette a nascondersi nell’ombra, a celarsi nel cuore dei boschi, tra i sussurri degli alberi e il canto dei venti. Eppure, anche se invisibili agli occhi di chi non sa vedere, non sono mai andate via. Sono ancora lì, tra le rocce e i fiori, pronte a rivelarsi a chi, come te, è pronta a percepire la magia che si nasconde nel respiro del bosco.
Nel cuore della notte, quando la luna piena è alta nel cielo e il verde della foresta è più vibrante che mai, le Salighe tornano a camminare. Il castello di Fiè, che si staglia maestoso sopra la valle, è il loro rifugio, il loro regno. Non si vede, non si tocca, ma chi sa cercare, chi sa guardare oltre la superficie, sa che è lì, tra le montagne, nascosto agli occhi di chi cerca solo la forma, ma non il cuore.
Fiè non è solo una fortezza di pietra, ma una porta verso un altro mondo, un mondo dove la terra e il cielo si incontrano in un abbraccio eterno. E le Salighe, le sue ancelle, sono quelle che vegliano su di essa, che la proteggono, che la custodiscono con il loro potere segreto. Ogni passo che fanno, ogni fiore che toccano, ogni soffio di vento che scivola tra le fronde degli alberi è un segno che la magia è viva, che il verde non è solo un colore, ma un incantesimo che si rinnova ogni giorno, ogni notte.
Se mai ti troverai a percorrere questi sentieri, tra Fiè e lo Sciliar, con il cuore aperto e l’anima pronta a sentire, ricorda: le Salighe sono con te. Non le vedrai, ma le sentirai. Saranno il fruscio del vento che ti accarezza il volto, saranno il canto delle cince che ti guida, saranno il verde che ti avvolge come una coperta di magia. E, magari, proprio quando meno te lo aspetti, le troverai. Non nei luoghi segnati dalle mani degli uomini, ma là, dove la terra respira ancora la sua antica lingua. Dove ogni fiore, ogni albero, ogni soffio di vento ti racconta una storia che è solo tua, che è la storia delle Salighe, delle metamorfosi e della magia che non finisce mai.