Ti fermi. Respira. L’aria ha un sapore nuovo, fresco come linfa appena sgorgata, dolce come nettare di fiori segreti. L’equinozio di primavera ha appena spalancato le sue porte invisibili, e per un attimo perfetto il giorno e la notte si stringono la mano, sospesi in un equilibrio fragile. Tu senti il respiro della montagna farsi più lento, come se anche lei, immensa e silenziosa, trattenesse il fiato in questa soglia di tempo.
Sei sola, eppure non lo sei mai del tutto. Da qualche parte, tra i rami che vibrano di linfa, tra le ombre che danzano leggere sulla roccia, le Salighe camminano accanto a te. Le hai mai viste? Non con gli occhi, forse, ma con la pelle, con il cuore. Sono le donne dei boschi, figlie della rugiada e del vento, spiriti che conoscono il ritmo segreto delle stagioni. Il loro tocco è la carezza lieve di una gemma che si apre, il verde che spinge sotto il gelo, il primo battito della primavera nel ventre della terra.
Si dice che tornino proprio in questi giorni, quando il mondo si piega alla perfezione del passaggio. Arrivano scalze, vestite di nebbia e muschio, con fili d’oro intrecciati nei capelli e corone di bucaneve e primule sulle tempie. Ma è il canto la loro vera voce. Un suono che risale dalle radici, che si scioglie tra le fronde, che si intreccia con lo scorrere segreto delle acque. Il loro canto chiama il verde, sveglia la linfa che dorme sotto la corteccia, intona il risveglio delle gemme e il ritorno degli uccelli. È la prima forza che plasmano: la voce che modella il cosmo.
Si racconta che un tempo gli uomini ascoltassero il loro canto: in cambio ricevevano la conoscenza del seminare, del raccogliere, del nutrire. Dopo il canto, veniva il dono: erbe dal profumo di sole, radici piene di forza, frutti gonfi di dolcezza. Tutto ciò che poteva sfamare il corpo e lo spirito. Ma la loro generosità non era senza regole: rispettare i ritmi, non prendere più del necessario, non interrompere il ciclo. Quando queste leggi vennero infrante, le Salighe si ritirarono nelle ombre, il loro canto si fece eco lontano, e la terra iniziò a rispondere con inverni più duri e raccolti avari.
Ascolta, ora. Chiudi gli occhi. Senti il richiamo lieve della montagna? Il battito della terra sotto i tuoi piedi? Il respiro della linfa che si allunga nei rami? È l’equinozio che ti parla, con la voce delle Salighe. Ti chiede di rallentare, di rispettare il ritmo del mondo, di accogliere il mutamento come un canto di rinascita. Ti chiede di affidarti al tempo che si piega e si allunga, di danzare con le stagioni senza volerle trattenere. Perché ogni cosa ha il suo momento, ogni ombra il suo ritorno alla luce.
Apri gli occhi. Il sole è basso, il vento porta il profumo di petali appena schiusi e di terra umida. Il verde è ovunque, nel fremito delle foglie, nel respiro dell’erba, nelle vene delle piante che tornano a pulsare. Sei ancora qui, ma sei anche altrove, in un luogo senza tempo, dove le Salighe camminano ancora, invisibili, accanto a te, cantando il mondo che rinasce.