Il respiro segreto degli abeti: viaggio onirico nel mondo del bostrico

Fotografare le Alpi #16. Intervista ad Annalisa Lenzi

Rinascita, uno scatto del progetto "Allarme rosso" © Annalisa Lenzi

Tra gli abeti rossi al limitare della Val dei Mocheni, in Trentino, si dipana un racconto visivo che profuma di resina e consapevolezza. Annalisa Lenzi, artista classe 1982 di Pergine Valsugana, ricrea il bosco in set fotografici che condensano il suo sguardo in "Allarme rosso", un progetto che esplora il fenomeno del bostrico, minuscolo coleottero che sta ridisegnando il paesaggio alpino.

Autodidatta per vocazione, Lenzi ha abbandonato sedici anni fa l'impiego come operatrice sociosanitaria per abbracciare l'arte a tempo pieno. Un percorso approdato alla fotografia nel 2019, quando un concorso dedicato alla natura le ha aperto nuove prospettive creative. Oggi il suo studio a Pergine è un laboratorio di visioni in cui allestisce set fotografici che raccontano storie di umanità e natura, con uno stile che mescola documentazione e concettualità, realtà e immaginazione.

Dopo personali, collettive e festival internazionali – Grenze Arsenali Fotografici a Verona, Alina Art Foundation ad Aosta, esposizioni a Kempten, Atene, Parigi, Berlino e Barcellona – continua a esplorare mondi in cui la realtà delle Alpi si fonde con la fantasia, sempre guidato da una necessità interiore irrinunciabile: "Senza arte non riuscirei a stare".

© Annalisa Lenzi
About the authorSilvia M. C. SenetteSono stata una bambina “multipotenziale” ante litteram. Ora sono una donna “multicomunicativa”: giornalista per curiosità e per una [...] More
Annalisa, come nasce questo progetto fotografico?
Ad "Allarme rosso" mi dedico da tempo. Il tema è sempre stato discusso in casa, avendo boschi di proprietà colpiti prima da Vaia e poi dal bostrico. Ma la scintilla è scattata lo scorso giugno, durante la festa di fine anno della scuola di mio figlio, quando abbiamo piantumato alberi nei boschi devastati al passo Redebus. Le guardie forestali hanno spiegato ai bambini come agisce il bostrico e lì ho sentito l'urgenza di raccontare il fenomeno. Il bostrico non è solo un distruttore: aiuta il bosco a rigenerarsi, selezionando le piante malate attraverso una resina aromatica che queste producono. Il problema nasce quando eventi catastrofici ripetuti, causati dai cambiamenti climatici, stressano il bosco che non riesce più a fronteggiare la proliferazione dell'insetto, che si diffonde come un'epidemia. Sento l'urgenza di creare consapevolezza sulla cura dell'ambiente: i mobili che usiamo, l'acqua che beviamo, tutto è collegato ai boschi.

Come si declina il tuo progetto alpino?
Il progetto comprende stili diversi, perché volevo sperimentare oltre la tecnica abituale; volevo mescolare fotografie descrittive e concettuali. Ci sono scatti classici, trittici e dittici, ma anche un'installazione, un libro scavato e un racconto sul picchio che colonizza gli abeti bostricati. Ho sperimentato la fotografia tridimensionale creando un'opera su più livelli, con cortecce sul pavimento e l'abete rosso stampato su tessuto leggero, come l'anima dell'albero. In totale sono una quindicina di foto, più le installazioni e le opere tridimensionali.

Quali le due immagini più "estreme", i due poli agli antipodi che lo racchiudono?
Una immortala il bosco parzialmente distrutto con una mucca in cammino verso un masso in altura; l'altra ritrae il bostrico, realizzato con pasta modellante, tra abeti simili a quelli infestati, con gli shanghai in primo piano a rappresentare gli alberi sradicati da Vaia. Sono visivamente simili per cromatismo e composizione, ma una è puramente descrittiva, l'altra concettuale. Si richiamano, in qualche modo: l'immagine con la mucca rappresenta l'inizio di tutto, mentre la seconda mostra il bostrico che avanza.

© Annalisa Lenzi

Cosa rende riconoscibile il tuo stile fotografico?
La volontà di raccontare attraverso fotografie costruite, piccole installazioni che poi immortalo. In "Pullulazione" ho inserito il bosco in un tiro al bersaglio sommerso di elementi visivamente simili al bostrico, raccontando un fatto oggettivo attraverso un set creato per offrire uno sguardo diverso. Costruisco gli elementi a mano: il bostrico con pasta modellante, la giostrina con filo di ferro intrecciato. Mi piace relazionarmi con la fotografia immaginando già l'immagine finale.

Come nasce il desiderio di indagare le Alpi?
Viviamo in Trentino, circondati da montagne e boschi che meritano rispetto. Noi non siamo niente senza la natura, anzi siamo natura noi stessi. Raccontare il luogo in cui viviamo è un modo per dimostrare questo rispetto.

Riconosci un'evoluzione nei tuoi scatti alpini?
All'inizio il mio lavoro era più incentrato sulla parte grafica e sulla composizione. Con questo progetto mi sono confrontata con esperti del Muse di Trento, dove ho realizzato alcuni shooting, e il mio stile è cambiato insieme al modo di vivere il progetto. Prima raccontavo Alice in Wonderland con scene cinematografiche, giocando con positivo e negativo dei nostri tempi. "Allarme rosso" è la mia prima esplorazione di un tema scientifico, e questo ha cambiato il mio approccio: cerco di essere soggettiva nel racconto, ma oggettiva nell'inserire fatti reali. Questo cambiamento sicuramente influenzerà i progetti futuri.

© Annalisa Lenzi

Con quale approccio hai scelto di immortalare l'arco alpino?
Credo sia un approccio personale a caratterizzare il mio stile. Lavoro creando set, con risultati che possono interessare anche un pubblico giovane, come i bambini delle scuole, grazie a uno stile d'impronta pubblicitaria ma capace di esprimere concetti scientifici. Il mio obiettivo è far riflettere e avvicinare le persone a problemi che forse non sentono propri, soprattutto in città. In realtà siamo tutti collegati al bosco, alle montagne. Dentro, noi siamo natura, siamo il bosco. Vorrei almeno instillare un dubbio in chi guarda il mio lavoro.

Cosa hai scoperto in questa tua indagine fotografica?
Questo progetto mi ha insegnato a osservare i dettagli più di quanto facessi nelle semplici passeggiate domenicali, prestando attenzione ai segnali del bosco. Ho scoperto quanto siamo legati all'ambiente e come non possiamo ignorare la richiesta della natura di gestire meglio i boschi favorendo la biodiversità. Il bostrico è diventato un problema grave perché molti nostri boschi sono monospecie, formati solo da abete rosso, piantato per il suo legno ideale per i mobili. Prima di "Allarme rosso" consideravo il bostrico un parassita, ora so che è fondamentale per le foreste: sono i fattori esterni che l'hanno trasformato in un problema. Da sei mesi non penso ad altro; anche ieri a Corvara, in Val Badia, mi chiedevo se i larici fossero secchi per l'inverno o per il bostrico.

Il trittico "Attacco" © Annalisa Lenzi

Com'è, oggi, il tuo rapporto con la montagna?
È un rapporto di maggior rispetto e attenzione. Gli eventi recenti mi hanno orientato verso una gestione più consapevole. Oggi scelgo percorsi meno battuti, più a contatto con la natura, evitando il caos turistico per cercare il bosco autentico. Vicino a casa ho la Panarotta, un piccolo comprensorio che dopo il Covid non ha più riaperto per carenza di neve. In questi anni, con mio marito saliamo spesso a piedi fino in cima, riscoprendo con meraviglia luoghi che prima non potevamo vivere allo stesso modo.

Quale consideri il tuo scatto migliore?
In assoluto è un autoritratto realizzato per "Maternità", il mio primo progetto del 2000. Per quanto riguarda le foto di ambientazione alpina, invece, è il primo scatto che ha dato il via al progetto "Allarme rosso": ritrae mio figlio e mio marito che piantano un albero. Era la giornata di messa a dimora di piccole piante di larice in occasione della festa di fine anno scolastico, nel 2024. Eravamo a Passo Redebus, in Trentino: un luogo fortemente colpito dalla tempesta Vaia e poi dal bostrico. All’evento erano presenti anche i Custodi Forestali per introdurre e spiegare il bostrico a grandi e bambini. La necessità di questo racconto fotografico è partita quando ho visto le cortecce bostricate con quei disegni a labirinto. Mi hanno scavato la mente come un tarlo ed nato il progetto.

© Annalisa Lenzi

Senti il desiderio di catturare un'immagine ancora mai scattata?
Costruendo le foto nei set di studio, posso realizzarle quando voglio, quindi non ho questa mancanza o rimpianti. I miei progetti nascono da stimoli esterni, da qualcosa che mi chiama. Il prossimo sarà legato ad "Allarme rosso": vorrei creare una pubblicazione non convenzionale, ispirata alle fanzine. La foto con gli alberi e il picchio potrebbe diventare tridimensionale, ritagliata all'interno delle pagine. Sono ancora completamente assorbita dal progetto sul bostrico; la prossima tappa sarà proporlo ai musei in un contesto sia informativo che artistico.

© Annalisa Lenzi

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