Rêverie

Il sogno scolpito di Willy Verginer presso lo Studio d’Arte Raffaelli

Courtesy l'artista e Studio d'Arte Raffaelli

Tra le mura antiche di Palazzo Wolkenstein ha preso vita Rêverie, la nuova mostra personale di Willy Verginer, artista gardenese di fama internazionale. L’esposizione segna il ritorno della collaborazione tra Verginer e Giordano Raffaelli, titolare dello Studio d’Arte Raffaelli, e nasce proprio da un’idea di quest’ultimo che ha voluto fortemente portare in galleria l’universo poetico e visionario dello scultore.

Il titolo, Rêverie, richiama il sogno, la fantasticheria, quell’attimo sospeso tra la veglia e il sonno in cui le immagini si fanno fluide e la realtà si lascia attraversare da frammenti onirici. Un concetto che Verginer traduce con la maestria che lo contraddistingue, dando vita a un percorso espositivo articolato in tre sezioni, tre narrazioni che si intrecciano nei suggestivi ambienti della galleria.

Nella sala principale, un bestiario visionario prende forma: animali selvatici ed esotici si impossessano di arredi liturgici e barocchi, sovvertendo le gerarchie della realtà e suggerendo nuovi equilibri possibili. Nella seconda sala, il sonno e il sogno si fanno protagonisti: giovani figure adolescenziali emergono in uno stato di abbandono estatica, sospese tra la dimensione fisica e quella immateriale. Infine, nella terza sezione, si assiste a una metamorfosi affascinante tra esseri umani e natura, in un dialogo continuo tra forme e materia, tra il visibile e l’invisibile.

Courtesy l'artista e Studio d'Arte Raffaelli
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Con questa mostra Verginer presenta sedici nuove sculture, alcune a grandezza naturale, altre in scala ridotta, in cui si interroga sull’impatto ambientale e sulle sottili dinamiche delle relazioni umane. Per la prima volta, oltre all’uso del colore, introduce la tecnica della combustione, un elemento che aggiunge un ulteriore livello concettuale alla sua ricerca figurativa, rendendola ancora più intensa e simbolica.

Ad accompagnare la mostra, il catalogo curato da Virginia Raffaelli con testo di Camilla Nacci Zanetti raccoglie le immagini delle opere esposte, restituendo la profondità e la ricchezza del percorso artistico di Verginer. In concomitanza con Rêverie, la galleria presenta anche un’edizione limitata in ceramica, tratta dall’opera La pianeta per il nostro pianeta: un raffinato gioco di parole che si traduce in una scultura ironica e profonda, realizzata in 25 esemplari interamente lavorati a mano.

Con Rêverie, Willy Verginer ci invita a oltrepassare il confine del reale, a immergerci in un mondo sospeso tra sogno e materia, tra natura e visione, dove ogni dettaglio si fa racconto, ogni forma diventa simbolo di un equilibrio da riscoprire.

Willy, il titolo della mostra, “Rêverie”, evoca uno stato di sogno e sospensione. Come nasce per te questa dimensione onirica nella scultura? È un processo intuitivo o frutto di una riflessione consapevole? 
La dimensione onirica di questa mostra non è stata creata consapevolmente. Il tema di partenza era “la ribellione degli animali”. Durante il lavoro mi sono imbattuto su un video che mi ha molto colpito e ispirato e che ha dato una svolta al progetto. Si è formato nel mio lavoro un racconto dove la dimensione onirica è al primo piano. Le figure umane che dormono accentuano questa lettura onirica.  Ci tengo a dire che la mostra Rêverie non ha solo questo modo di lettura…
Courtesy l'artista e Studio d'Arte Raffaelli

Le tue opere esplorano la connessione tra esseri umani, natura e trasformazione. Qual è stato il punto di partenza per il ciclo di sculture esposte in Rêverie? C’è un'immagine o un episodio che ha acceso l’ispirazione?
L’ispirazione per questo racconto mi è venuta vedendo il video dell’artista greca Janis Rafa Landscape Depressions (2023). È stata una scintilla per me. Nel video che ritengo molto poetico appaiono persone che dormono, cristallizzate, immobili, mentre gli animali si appropriano degli ambienti umani.
La figura umana è in apparenza assente. Gli esseri umani sognano quel che sta accadendo nella stanza accanto o il loro sonno rappresenta solo inerzia e passività? Perché gli animali sono accoppiati ad elementi di arredo mentre i ragazzi adolescenti che dormono, posano su elementi della natura…? La ribellione del mondo animale sarà quindi solo un sogno, oppure un presagio già quasi giunto alla sua realizzazione?

Nella prima sala della mostra, gli animali sovvertono l’ordine degli oggetti liturgici e barocchi. Qual è il significato di questa “anarchia animale”? È una forma di ribellione alla visione antropocentrica del mondo?
Ti do ragione è il nocciolo dell’idea della mostra l’abolizione o il rifiuto alla visione antropocentrica del mondo. L’elevazione degli animali sui candelabri ne accentua la loro importanza. Gli elementi liturgici fanno scaturire una riflessione sulla perduta sacralità degli animali come per esempio la pianeta (paramento liturgico). Tutta la scena è un affronto all’uomo con i suoi arredi “luxury”, la sua superficialità e narcisismo. Volevo accentuare il contrasto tra gli elementi d’arredo barocchi stile Luigi XVI con simboli della natura selvaggia, dall’energia primordiale.  

Courtesy l'artista e Studio d'Arte Raffaelli

Hai introdotto nuove sperimentazioni tecniche, come l’uso della combustione nel legno. In che modo questa scelta materica amplifica il significato delle opere e il loro potere evocativo?
La combustione la uso da poco e solo in certi specifici lavori, invece di usare il colore nero. Me ne sono accorto che, invece del colore, il legno bruciato assume concettualmente un maggior valore.  Da non parlare delle innumerevoli sfumature di neri e marroni scuri creati dalla combustione e che arricchiscono il lavoro. Il legno bruciato si accoppia molto bene alla tematica della crisi ambientale.

Un’ultima domanda. L’ironia è una componente forte del tuo lavoro, come dimostra l’opera La pianeta per il nostro pianeta. Che ruolo ha il gioco tra serio e ludico nel tuo modo di comunicare temi complessi come la crisi ecologica?
Ritengo che per affrontare temi o problemi della società usare l’ironia e il giocoso sia per me il miglior metodo per non cadere nel patetico o nell’imbarazzante. In più l’approccio per il lettore o lo spettatore è più immediato, l’ironia può essere un aggancio per la lettura dell’opera. L’ ironia è una componente veramente innata nel mio lavoro, un filo rosso che percorre sempre la mia creazione.

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