Textile Culture Backup

Un nuovo libro-catalogo racconta la storia di Lottozero, dove il tessile è cultura globale

Yuma Taru, The Tongue of Cloth (detail), 2021, stainless steel yarn, metal yarn, magnet wire, ramie yarn, wool yarn, cotton yarn, fancy yarns, 250 x 500 x 500 cm. Photo courtesy of the artist

Nel cuore del distretto tessile di Prato, un'eredità familiare altoatesina si è trasformata in un hub creativo che unisce arte, design e ricerca tessile. Lottozero nasce nel 2014 per iniziativa delle sorelle Tessa e Arianna Moroder, che hanno deciso di reinventare il fondo del nonno facendone un centro di innovazione culturale e produttiva. “Abbiamo ereditato uno spazio e una tradizione, ma abbiamo scelto di darle nuova vita con una visione aperta e sperimentale”, racconta Alessandra Tempesti, curatrice di “Textile Culture Backup”, il nuovo libro-catalogo che documenta gli ultimi quattro anni di un progetto unico nel suo genere.

Lottozero si muove su un doppio binario: da un lato è uno studio di consulenza che lavora con le eccellenze del distretto pratese per sviluppare progetti di design tessile; dall'altro, è un laboratorio culturale che ospita residenze artistiche, esposizioni e collaborazioni internazionali. “Siamo un ponte tra creatività e produzione”, spiega Tempesti. “Offriamo ai designer e agli artisti strumenti e spazi per sperimentare, dalla progettazione alla realizzazione materiale”. Nel 2020, in piena pandemia, Lottozero ha co-fondato Textile Culture Net: una rete di visioni tessili che coinvolge il Central Museum of Textiles in Polonia, il Textile Museum di Tilburg in Olanda e CHAT di Hong Kong. “Ci siamo trovati in un momento in cui l’impossibilità di viaggiare ci spingeva a cercare nuove forme di dialogo”, ricorda la curatrice. “È stato naturale unire le forze per creare un progetto interamente digitale basato su mostre che, via Instagram, ci permettevano di confrontarci e scambiare idee”.

Textile Culture Backup,design: Studio Mut, Anni Seligmann, Martin Kerschbaumer, Chiara Chiavazza

Ogni anno, le istituzioni hanno collaborato per presentare quattro mostre tematiche, coinvolgendo curatori e artisti da tutto il mondo. “Dal primo anno, in cui ciascuna istituzione proponeva opere dai propri archivi, siamo passati a invitare curatori esterni”, aggiunge Tempesti. “È stato un modo per ampliare le prospettive e arricchire il dialogo, integrando punti di vista culturali e geografici molto diversi”. Le tematiche delle mostre spaziano dalla decolonizzazione al conflitto, dall’attivismo al ritratto contemporaneo, tutte declinate attraverso il tessile come linguaggio espressivo. “È un mezzo incredibilmente versatile e profondo, che attraversa la storia e si presta a interpretazioni attuali e radicali”, sottolinea l'esperta. “Abbiamo avuto lavori che usano il tessile per affrontare la diaspora e il trauma, così come per esplorare identità intime e ineffabili”.

Il progetto si è recentemente concretizzato nel volume “Textile Culture Backup”, un archivio di memoria e innovazione pubblicato a settembre. Il libro raccoglie quattro anni di attività: sedici mostre, oltre cento artisti e diciotto curatori. “Volevamo dare forma fisica a un lavoro che, nella sua natura digitale, rischiava di dissolversi”, spiega la curatrice. “Guardare retrospettivamente ci ha sorpreso: abbiamo visto connessioni tra artisti di contesti diversi che non avevamo colto fino in fondo”. Un esempio emblematico è il lavoro dell’artista Mari Meen Halsøy, che nella mostra “Soft Activism” curata dalla norvegese Hilde Skancke Pedersen ha usato la tessitura per “risanare” buchi nei muri di edifici bombardati in Libano, simbolo di guarigione dalle ferite del conflitto. Oppure la serie di video-performance dell’artista thailandese Kawita Vatanajyankur, proposta dalla curatrice Bukola Oyebode, che utilizza il corpo come macchina tessile per denunciare lo sfruttamento nell’industria del lavoro femminile.

Textile Culture Backup,design: Studio Mut, Anni Seligmann, Martin Kerschbaumer, Chiara Chiavazza

Il design del libro, curato dallo Studio Mut di Bolzano, riflette su carta "spezzata" la natura frammentata e fluida del digitale: testi e immagini si intersecano in un flusso che invita il lettore a esplorare. "Volevamo tradurre su carta l’esperienza dello scroll", spiega Tempesti. “Un effetto shock, ma anche un’affermazione del nostro legame con l’origine digitale del progetto”. Con la pubblicazione del catalogo, Lottozero guarda al futuro: “Vorremmo creare una piattaforma digitale che raccolga e attivi nuove collaborazioni, un archivio vivo”, anticipa la curatrice. “Il volume è un punto di arrivo ma anche di partenza: abbiamo dimostrato che il tessile può essere un linguaggio universale e uno strumento di dialogo culturale”. L’ambizione è chiara: continuare a esplorare le possibilità del tessile come mezzo espressivo e connettivo, portando avanti un progetto che ha già dimostrato una capacità straordinaria di unire mondi e prospettive lontane.

Mari Meen Halsøy, WOUNDS, 2010, present and ongoing, tapestry

Intanto a chiudere il 2024 e ad aprire il 2025 è la mostra "Dentro il Verziere", inaugurata a fine novembre nella Kunsthalle di Lottozero. Protagonista è il lavoro straordinario di Graziella Guidotti, icona della tessitura manuale mondiale e della cultura tessile italiana, che a 88 anni continua a essere una figura di riferimento, avendo dedicato la sua vita allo studio degli intrecci tessili e alla riscoperta di armature tradizionali. Una dedizione che si riflette nella serie di 24 tessuti figurativi che compongono un ciclo unico realizzato nell'arco di dieci anni con la tecnica del broccato. L'opera illustra un poema cavalleresco francese del XIII secolo intrecciando amore cortese, intrighi di corte e simbolismi astratti attraverso una narrazione visiva densa di raffinatezza tecnica e poetica. La mostra è arricchita da una video-intervista documentario in cui l’artista condivide la sua visione e il suo approccio alla tessitura, offrendo uno sguardo intimo sul processo creativo e sul valore culturale di questa disciplina.

Textile Culture Backup,design: Studio Mut, Anni Seligmann, Martin Kerschbaumer, Chiara Chiavazza

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