Le opere di Aron Demetz scandiscono l'Avvento a Münster

© Egon Dejori
© Egon Dejori
Nella città tedesca di Münster, simbolo di pace e riconciliazione dopo la firma del Trattato di Westfalia nel 1648, l’arte contemporanea si fa strada tra le antiche chiese riscrivendo nuovi codici e linguaggi che esplorano la condizione umana. "Cityadvent", il ventennale del progetto espositivo parallelo ai noti mercatini natalizi che ogni anno richiama in Avvento 150.000 persone, per l'edizione 2024 ha coinvolto lo scultore Aron Demetz. Fino al 22 dicembre l’artista gardenese, noto a livello internazionale per la profondità delle sue sculture, presenta un percorso che è insieme estetico e spirituale, interrogando i visitatori con una domanda ancestrale: “Uomo, dove sei?”. L'invito è a un dialogo intenso tra sacro e contemporaneo, memoria e modernità, attraverso una serie di sculture che affrontano la religiosità del quotidiano.

Le quattro chiese storiche coinvolte – Liebfrauen-Überwasser, Lambertikirche, Clemenskirche e la Paulus-Dom – diventano templi di un viaggio che intreccia arte e religiosità. "Non volevo che le opere si limitassero a essere oggetti decorativi – spiega lo scultore che ha esposto dalla Cina al Messico a Taiwan. Ho voluto creare un percorso che rispetti la sacralità di questi luoghi e che, allo stesso tempo, provochi una riflessione profonda su ciò che siamo oggi e su cosa stiamo diventando". Con ottanta opere distribuite nei vari spazi, il progetto diffuso solleva interrogativi che spaziano dall’interiorità individuale al rapporto con la modernità, dall’origine dell’umanità alle trasformazioni tecnologiche. "Sono domande eterne - riflette l’artista. Da dove veniamo? Dove stiamo andando? Sono sempre più convinto che l’arte debba lasciare spazio alle riflessioni personali, non dare risposte ma stimolare pensieri".
Tra le opere più emblematiche, la "Testa Grande": una scultura in legno di cedro che affronta il tema della digitalizzazione. Con gli occhi chiusi e un’espressione introspettiva, l’opera sembra chiedere: abbiamo ancora spazio per la riflessione e l’interiorità in un mondo sempre più veloce e meccanico? L’artista spiega: "Ho voluto cogliere il modo in cui le persone si stanno trasformando per adattarsi alla digitalizzazione. È un processo che ci rende sempre più efficienti, ma cosa perdiamo in questo percorso?".



Nella Lambertikirche spicca "Iniziazione", con le quattro adolescenti in abiti della prima comunione che portano in processione l'idolo di loro stesse in scala minore, e gli ultimi lavori di "Contando gli inverni" ("Nur die Winter zählend"), in cui la sabbiatura mostra le venatura dell'albero evoluto negli anni. Protagonista in Duomo è invece una scultura del 2006, "Metamorfosi": un ragazzo ricoperto in foglia d'argento in ginocchio, come se stesse pregando. "Lo avevo esposto per la prima volta al Forte di Fortezza – ricorda Demetz. Non ha le mani giunte questa figura umana, ma è chiusa in se stessa, con la testa chinata in avanti. È l'uomo che si fa piccolo e riscopre la sua interiorità, vive un cambio di pelle".

Al centro del percorso espositivo, proiettata sull'altare della Überwasserkirche, una videoinstallazione monumentale cattura l’attenzione: un cuore umano su maxischermo pulsa sempre più lentamente fino poi spegnersi. "Il cuore è il punto di partenza di tutto l’umano – rivela Demetz. L’audio che rimbomba in tutta la chiesa crea un’atmosfera di sospensione. È un’opera che non lascia indifferenti, invita a fermarsi e ascoltare, a riconnettersi con il proprio battito interiore".
Münster non è un luogo casuale per un progetto del genere. La città che porta il segno di un’importante riconciliazione storica, dopo la Guerra dei Trent'anni, diventa lo scenario ideale per un viaggio che parla di pace e umanità. "In luoghi come questi, le opere devono resistere – afferma Demetz. Devono trovare il loro spazio accanto a elementi che hanno una potenza incredibile. Le chiese non sono white cube: qui ogni dettaglio, ogni raggio di luce, ogni sfumatura dialoga con ciò che crei. Una potenza che, come artista, può annientarti. Resistere è la mia sfida".

Tentativo di riconciliazione, di ricomposizione e di comprensione, "Cityadvent 2024" si presenta più come un pellegrinaggio che come una mostra: ogni scultura diventa una tappa, un invito a esplorare lo spazio ma anche se stessi. "Spero che le persone si concedano il tempo per guardare davvero – conclude Demetz. Le mie opere contengono tanti messaggi e ognuna vive di vita propria, ma alla fine il mio lavoro parla sempre dell’uomo, delle sue fragilità, delle sue aspirazioni. Voglio dare piccoli spunti e poi lasciare spazio ai pensieri dei visitatori".
L'Avvento di Müster trasforma così, nel suo ventennale, l’arte in un’esperienza vissuta, in un momento di riflessione che si radica nel presente ma guarda al passato e al futuro. Tutto si intreccia per restituire un’immagine dell’umano complessa e stratificata, fragile ma capace di speranza.
