Il Sacrificio del miele

Francesco De Grandi alla Galleria Civica di Trento, tra Archetipi e Riti Antichi

MART, Francesco De Grandi, photo Giulia Lenzi

Sta per iniziare un viaggio, uno di quelli che affondano le radici nel mito e si intrecciano con le trame del sacro e del simbolico. In un angolo sospeso tra mito e realtà, l’artista Francesco De Grandi ci immerge in un percorso che trascende la pittura e penetra in una dimensione arcaica e intima con la mostra Il sacrificio del miele, ospitata presso la Galleria Civica di Trento. Qui, il visitatore non è solo spettatore ma parte di un rito collettivo, chiamato a riflettere sulla bellezza e sulla complessità della storia umana. Con la curatela di Gabriele Lorenzoni, l’esposizione apre oggi venerdì 26 ottobre e raccoglie oltre venti tele e cinquanta disegni, frutto di un decennio di ricerca artistica e introspezione da parte di De Grandi.

Varcata la soglia della Galleria, un respiro antico permea l’aria: c’è qualcosa di sacro, un’energia che aleggia intorno alle opere, quasi fossero reliquie di un passato perduto che chiedono di essere contemplate. De Grandi è un artista che con ogni tratto, ogni pennellata, riesce a infondere un senso di rito, di sacrificio e di offerta, come suggerisce il titolo stesso della mostra, che si ispira a un concetto di Nietzsche. “Il sacrificio del miele” è una rinuncia, una dedizione al proprio percorso e, allo stesso tempo, una riscoperta di sé, un viaggio all’interno dell’autenticità. La pittura di De Grandi non è mai uno sguardo distratto, ma un’interrogazione costante del passato e del presente, intrecciando temi biblici, epici e mitologici, in un linguaggio visivo potente e affascinante.

MART, Francesco De Grandi, photo Giulia Lenzi

Tra le opere principali, il visitatore è chiamato a confrontarsi con una tela dedicata a Medea, una figura densa di storia e di contrasti, che De Grandi ha reinterpretato come una bambina nel pieno della sua innocenza. Questa Medea, lontana dall’immagine feroce e tormentata che l’iconografia classica ci ha tramandato, è sorpresa in un giardino incantato, tra animali esotici e piante rare. Accanto a lei, un serpente che stringe come fosse un giocattolo, simbolo ambivalente di innocenza e mistero. E da lontano, come un custode affettuoso, Helios, il nonno solare della giovane Medea, la osserva con la tenerezza di un anziano di famiglia. Con questa Medea, De Grandi riporta alla luce un’immagine femminile non ancora contaminata dalla violenza e dalle tragedie, ma vicina alla natura e alle sue radici più profonde.

Proseguendo lungo il percorso, ci si imbatte in una serie di opere che raccontano una pittura narrativa, come la definisce lo stesso artista, dove ogni quadro è una storia completa, una tessitura di simboli, un invito ad attraversare la soglia del visibile e a scoprire ciò che si cela dietro il primo sguardo. De Grandi si serve di un linguaggio visivo stratificato, e le sue opere diventano finestre che si affacciano su mondi antichi, reminiscenze di un tempo mitico che non ci appartiene ma che ci parla, attraverso archetipi potenti e immagini iconiche. Bibbia, epica greca e testi evangelici si intrecciano come fonti d’ispirazione per l’artista, in una trama che mette a confronto lo spettatore con il senso della sacralità e della memoria collettiva. Come spiega De Grandi, questi testi possiedono una potenza ancora viva e irrisolta, qualcosa che ha ancora l’urgenza di essere osservato e compreso.

MART, Francesco De Grandi, photo Giulia Lenzi

Un altro spazio della mostra è dedicato alla grafica, una sezione più intima, dove l’artista rivela il proprio modus operandi attraverso disegni, collage e interventi su vecchie fotografie, una serie di composizioni che hanno l’aspetto di pagine di un diario segreto. I tratti e i dettagli cambiano significato, suggerendo latenze e svelando immagini nell’immagine, come se ogni figura fosse una storia nascosta che attende di essere letta. Questa parte dell’esposizione ci mostra un De Grandi più riflessivo e meditativo, che sperimenta con materiali e forme per arrivare a una narrazione personale e profonda.

MART, Francesco De Grandi, photo Giulia Lenzi

Di particolare interesse è poi l’intervento sul muro della Galleria, un’opera site-specific realizzata con la mano sinistra, come parte di un progetto che l’artista porta avanti da anni. Scrivere con la mano non dominante diventa qui un gesto simbolico, un atto di esplorazione del proprio sé. La scrittura “incerta” della mano sinistra è una danza tra ciò che è conosciuto e ciò che è ignoto, un’uscita dai confini familiari per espandere l’identità e il linguaggio. Il segno sul muro è il riflesso di un’identità che si dilata, che si muove tra sicurezza e vulnerabilità, in bilico tra il sé e l’altro. Questa tecnica è una forma di “rituale” che risuona con il carattere sacro dell’esposizione, aggiungendo un ulteriore livello di introspezione.

MART, Francesco De Grandi, photo Giulia Lenzi

Il sacrificio del miele è una mostra che invita i visitatori a farsi strada in un viaggio visivo e spirituale, in cui la pittura diventa uno strumento di esplorazione dell’animo umano e dei suoi simboli. Non c’è un filo narrativo lineare, ma una serie di temi che si richiamano tra loro come eco lontane, elementi che ci conducono al confronto con le grandi domande esistenziali. Nelle sale della Galleria Civica, il passato e il presente si fondono, e il fruitore è accompagnato in una ricerca di significato che oscilla tra il sacro e il profano, tra il visibile e l’invisibile. Il risultato è un’esperienza che non si esaurisce in una semplice visita ma che continua a riecheggiare anche dopo aver lasciato la mostra, portando con sé una rinnovata consapevolezza della bellezza e della fragilità della nostra umanità.

MART, Francesco De Grandi, photo Giulia Lenzi

La mostra di Francesco De Grandi è un invito a riscoprire il mito e a riflettere su ciò che rappresenta per la nostra epoca. Le sue opere sono una finestra aperta su un mondo di simboli, dove ogni immagine è una storia, ogni quadro è un rito, e ogni pennellata è una celebrazione del nostro essere umani, con tutte le contraddizioni e le meraviglie che ci abitano.

MART, Francesco De Grandi, photo Giulia Lenzi



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