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August 1, 2024

Siamo tempo – ein Einblick in die Welt von ahorn books

Elisa Barison

Seit 2016 gibt es das publishing project ahorn books von Anya Jasbar und Daniel Augschöll. Anya ist aus Sardinien, Daniel aus Sterzing, die beiden leben aber schon sehr lange in Berlin, Ort, von dem aus sie ihre Arbeit in die Welt tragen, beziehungsweise drucken. 

Der Fokus von ahorn books liegt auf Theorie der Fotografie, visual und cultural criticism, Künstler*innenbücher, Fotoliteratur und experimentelles Schreiben. Bevor das gedruckte Wort und Bild in Form von ahorn books geboren wurde, teilten Anya und Daniel ihre Recherche und Arbeit auf der Online-Plattform Ahorn Magazine mit dem Rest der Welt. Neben ihrer Tätigkeit als Publisher arbeiten beide auch individuell an ihrer Kunst, kuratorischen Praktiken und allem anderen, was es zum Leben und Überleben heute braucht.

Come siete giunti alla fine di Ahorn Magazine e alla nascita di ahorn books?

Sin dalla creazione della rivista online Ahorn Magazine, sognavamo di poter creare qualcosa di fisico, di cartaceo. Nel 2008, quando abbiamo iniziato il progetto della rivista, eravamo ancora studenti, e non avevamo le risorse economiche per poter produrre la rivista fisicamente, quindi ci siamo affidati alle nostre conoscenze informatiche base per creare un piccolo sito a basso costo, una piattaforma accessibile ma digitale. Mentre l’informazione web avanzava sempre di più, noi non abbiamo mai smesso di desiderare di creare qualcosa che rimanesse, che si potesse mettere in tasca, che potesse essere toccato. Quindi non appena ci è stato possibile, e dopo l’esperienza acquisita con la rivista online, abbiamo deciso di trasformare Ahorn Magazine in ahorn books, per creare libri d’artista che potessero restare nel tempo, e per offrire ancora più risorse teoriche e di ricerca sul mondo dell’immagine e della fotografia, obiettivo che ci siamo sempre dati fin dall’inizio. Il primo progetto di ahorn books è stata infatti la serie degli Ahorn Paper, piccoli volumi di approfondimento, con un linguaggio accessibile e non accademico, sui libri fotografici come forma artistica e sperimentale.ahorn-books-prdu-detail-2ahorn-books-prdu-detail-1Qual è, secondo voi, lo stato attuale dell’editoria indipendente a Berlino?

L’ambiente di Berlino ha sicuramente reso possibile intraprendere questa avventura. In Germania, molti artisti e appassionati d’arte e di editoria artistica si confrontano con i libri come mezzo di espressione, anche come strumento per far circolare le proprie idee e progetti. La città inoltre è ricca di luoghi dove i libri, anche di piccoli editori, possono essere consultati. Le biblioteche della città sono una grandissima risorsa, e i numerosi negozi specializzati in libri d’arte presenti nei musei della città e non solo. Bisogna però non dimenticare che l’editoria indipendente nel campo artistico è un’attività che non risponde alle regole dell’editoria tradizionale. La maggior parte delle volte i progetti indipendenti non hanno come principale scopo quello commerciale e per questo le pubblicazioni escono con meno frequenza e sono poco proficue dal punto di vista economico. Questo tipo di settore, specialmente in una Berlino in forte cambiamento e sempre meno accessibile economicamente, ha bisogno di supporto pubblico e di una comunità più unita. Gli editori indipendenti della città continuano a crederci, ma non senza difficoltà.

Parlatemi un po’ di voi, non vi occupate solo di editoria…

I libri occupano sicuramente costantemente i nostri pensieri ma il progetto editoriale di Ahorn non è il nostro unico progetto.

Anya Jasbar: Oltre a seguire insieme a Daniel il progetto di Ahorn, mi occupo di arte e scrittura da molti anni. Lo faccio sia dal punto di vista personale, con i miei progetti artistici e di ricerca, ma mi occupo anche del lavoro degli altri, curando e facilitando il lavoro di altri artisti e creativi. Per questo motivo da qualche anno ho avviato un progetto di residenza d’artista e supporto creativo e curatoriale che si chiama Laimun. Inoltre, come tanti nel settore, ho un lavoro che mi tiene impegnata durante il giorno, ovvero lavoro come graphic designer e web developer nel settore delle arti e della cultura.

Daniel Augschöll: Ultimamente cammino per andare a fotografare due giardini e tutto quello che si trova in mezzo, accolgo a casa libri trovati per strada, accumulo enciclopedie e manuali di tutti i generi, che alcune volte entrano a far parte dei miei lavori, provo a fare dei disegni, penso alla pittura, non riesco a pensare al disegno e alla pittura contemporaneamente, lavoro con la carta, penso a come fare dei libri di poche pagine, vado in bicicletta senza fotografare. Mi piacerebbe creare un lavoro sonoro e finire il libro che ho iniziato, che parla di formiche. Oltre a portare avanti la mia pratica artistica, rifletto su possibili allestimenti del mio lavoro e vivendo da tanti anni a Berlino mi piacerebbe mostrare per la prima volta il mio lavoro in Alto Adige.Daniel Augschoell, Anya Jasbar. Le OreDaniel Augschoell, Anya Jasbar. Le OreDaniel Augschoell, Anya Jasbar. Le OreIl tempo sembra ricoprire un ruolo importante nei vostri progetti personali e in molte pubblicazioni di ahorn books, c’è una ragione particolare per questo?

Forse è una nostra piccola ossessione – a parte gli scherzi, non avendo mai avuto alle spalle un supporto economico e familiare nel settore delle arti e dell’editoria, avendo iniziato completamente da zero e in maniera autonoma, questo ha reso il nostro lavoro sempre una sfida. Sopravvivere come realtà indipendente e come artisti e perseverare con degli obiettivi etici e non commerciali non è affatto semplice. Tutto è legato al tempo, il tempo di produzione di un titolo, l’età anagrafica, lo svolgimento di un progetto e il suo tempo di “consumo” o, se vogliamo usare altri termini, il tempo di consultazione. C’è poi sempre un grande interesse verso il passato come forma possibile e necessaria di lettura e costruzione del presente, per questo lavoriamo spesso anche con materiali d’archivio e ci occupiamo di micro-storie nei progetti artistici. C’è poi anche il tempo fisico che rimane per la creatività dopo i normali orari di lavoro, sempre troppo poco. Siamo tempo, è parte di ciò di cui siamo fatti, non possiamo quindi ignorarlo in nessuna delle sue sfumature. Forse è questo in fondo il vero motivo.ahorn-books-marc-nagtzaam-present-pageÈ possibile scrivere in modo teorico di qualcosa di fondamentalmente visivo come la fotografia?

Anya Jasbar: Per me niente è solo o visivo o solo testuale. Le immagini sono in fondo anch’esse segni – come il linguaggio – o almeno lo è il modo imprescindibile che abbiamo di “leggerle”, di vederle ed elaborarle (emotivamente o razionalmente) nella nostra mente. Mettere a confronto discipline appartenenti a campi sensoriali diversi è per me fondamentale per capirle entrambe. La fotografia ha bisogno soprattutto di tutto quello che non è fotografia. Cercare di comprenderla e analizzarla è possibile grazie all’esperienza che si ha in altri campi, per esempio quella musicale, con le sue strutture matematiche ma fortemente emotive, dal cinema e i suoi occhi in movimento, e dalla letteratura e la sua abilità di raccontarci quello che non possiamo vedere. Quello che nel tempo è diventato per me la cosa più interessante della fotografia è stata la capacità di creare narrazioni attraverso il suo allestimento per lo spazio, la sua sequenzialità necessaria per il libro fotografico. Oltre che scrivere di fotografia e di immagini, prima di tutto, cerchiamo di trovare degli strumenti per imparare a leggere – proprio come le parole – meglio il mondo visivo.

Daniel Augschöll: È interessante riflettere sul fatto che diamo per scontato che la lettura di un testo, che sia una poesia, una prosa o anche un testo filosofico, sia strettamente collegato alla creazione di una o più immagini mentali, che siano astratte o figurative; d’altro canto invece cosa facciamo quando osserviamo una fotografia o più immagini in una sequenza, come ad esempio in un libro fotografico? Qual è il nostro processo di lettura? Creiamo altre immagini nella nostra testa, cercando di colmare una lacuna di ciò che ci è celato (il non visibile che rimane fuori dal riquadro di una fotografia o nello spazio tra due immagini), oppure formuliamo dei pensieri più o meno razionali legati al linguaggio verbale o scritto? Nel caso della serie Ahorn Paper, mi affascina la possibilità di avere all’interno di una pubblicazione più voci, possibilmente molto diverse tra loro, che parlino delle stesse immagini, partendo però da punti di vista sostanzialmente differenti.ahorn-books-augschoell-jasbar-cover-detailLa pubblicazione più impegnativa che avete realizzato finora?

La serie Ahorn Paper è sicuramente impegnativa, in quanto richiede un ampio tempo di ricerca per la realizzazione di un titolo. In questa serie sono diversi gli autori coinvolti, e non è affatto semplice trovare persone che abbiano il tempo per scrivere e analizzare libri fotografici in maniera approfondita e sperimentale. I libri d’artista che realizziamo a partire dai nostri progetti personali sono però le sfide più grandi. Il titolo Le Ore è stato in fase di sviluppo per quattro anni dalla realizzazione effettiva della serie fotografica omonima. Il libro è un fototesto, una combinazione di immagini e testo per la creazione di un’unica narrazione, un’esperienza visiva e sensibile che coinvolge sia lo sguardo che la lettura, quindi la voce, il suono delle parole. Non è stato affatto semplice trovare l’equilibrio tra testo e immagini, senza che nessuna delle due fosse l’una a servizio dell’altra. Molti dei nostri libri sono anche delle collaborazioni con altri artisti e altri editori, come proprio nel caso di Le Ore. Non è sempre un lavoro in solitaria. C’è sempre però la necessità di osservare il lavoro sia dall’interno, come artisti, che dall’esterno, come editori. Una sfida emozionante ma impegnativa.

Foto (c) ahorn books, Daniel Augschoell, Anya Jasbar. 

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