Centrale Fies apre le porte: il suo programma da luglio a settembre

Centrale Fies apre le porte: il suo programma da luglio a settembre

È arrivato quel momento dell’anno. Quel momento in cui il mio posto del cuore – uno spazio che prima di essere un luogo di cultura “parmi” è innanzitutto un ambiente familiare dove si pratica e vive la sorellanza, dove mi sento libera e al tempo stesso al sicuro perché qui il giudizio è sospeso e ogni persona è accolta in tutta la sua complessità e matrice biografica con cui deve fare i conti ogni giorno – apre le sue porte, si rivela e racconta: mette in circolo le sue risorse e mostra che cosa ha ricercato e sperimentato nel corso dell’anno. E lo fa attraverso una formula scandita da tre tempi secondo una modalità diffusa. 

Sto (ovviamente) parlando di Centrale Fies, un unicum in Italia (ma non solo). Un centro di ricerca sulle pratiche performative che ha la sua sede in una centrale idroelettrica trasformata e risemantizzata in un luogo magico dove si rende visibile l’invisibile.ANAGOOR_Marta Ciappina_ph Giulio Favotto_1 Il programma per l’estate 2024 dimostra l’impegno profuso dal comitato curatoriale di Centrale Fies per trasformarla in un ambiente sempre più fertile, nutriente e innovativo. Attraverso un’approfondita assimilazione e sperimentazione di pratiche, processi e posizionamenti derivati dall’arte, Centrale Fies continua a evolversi, passando dalle riflessioni teoriche alla concreta applicazione pratica. Il programma anticipa le tendenze emergenti e le evoluzioni della performance contemporanea, offrendo una panoramica esclusiva sulle novità del settore.

“Per anni abbiamo lavorato su femminismi e decolonialità, ma come diventare sempre più coerenti con i messaggi e le ricerche raccontate attraverso la performance e l’arte che sosteniamo quotidianamente? Come diventare noi per prime capaci di non tradire le istanze richiamate dai lavori artistici e di avere un approccio sempre più chiaro e radicale sul lavoro e nei linguaggi?” Si chiede Barbara Boninsegna, Direttrice Artistica e founder di Centrale Fies. 

“Con queste domande – prosegue Dino Sommadossi, Presidente di Centrale Fies – abbiamo cercato modi differenti di essere questo territorio di confine. Le attività del centro si sono intrecciate con altre realtà locali, nazionali e internazionali. Abbiamo lavorato costantemente al pensiero, politico e creativo, con artiste, artisti ma anche con i pubblici. Lo abbiamo fatto proponendo momenti diffusi durante l’anno, come public program molto intensi scanditi da performance, spettacoli, workshop e co-learning che toccassero le più diverse discipline: performance, antropologia, poesia, storia, etnografia. Abbiamo sempre scelto di uscire dalle narrazioni mainstream, ecco da dove nasce anche l’approccio decoloniale, per cercare un punto di vista differente della storia. Abbiamo risemantizzato concetti, immaginari, parole. Abbiamo preso parte attiva al cambiamento e all’ampliamento dei significati. Questo è il percorso che la programmazione estiva segue. Mi piace definire Centrale Fies utilizzando un concetto dell’amico, architetto e ricercatore Luca Ruali: Centrale Fies è un ‘avamposto’. Di cosa si tratta? Di qualcosa che si trova al di fuori delle città, che sta negli spazi di confine, sui limiti dei territori sconosciuti. Non è una struttura di difesa ma di avvistamento, di contatto e osservazione di luoghi non noti. Centrale Fies è da sempre un avamposto della cultura che incontra nuovi codici, linguaggi, artisti e artiste. E lo fa aprendo al suo territorio uno sguardo altro. Centrale Fies da sempre porta avanti progetti di artisti e artiste spesso non conosciuti, che non fanno parte del tradizionale sistema di programmazione culturale. Una volta passate da qui, queste stesse persone hanno col tempo riempito teatri nazionali e non. Altro aspetto per noi fondamentale sono le sinergie che continuiamo a creare, sia attraverso reti europee che italiane, ma anche con compagnie trentine. Grazie a residenze, produzioni, progettualità e attività nelle scuole Centrale Fies continua a essere una fucina in fermento dedicata alla ricerca di pratiche performative contemporanee, ma anche alla crescita e ri-narrazione”.Anne Lise Le Gac_courtesy the artist_1 La programmazione si apre questo giovedì (il 18 luglio) con l’opening della mostra collettiva “Material Self” curata da Simone Frangi e Barbarba Boninsegna e che fino al 21 settembre 2024 coinvolge le artiste e artisti Sonia Kacem, Sandra Mujinga, Caroline Achaintre, Julien Creuzet, Benni Bosetto, Rehema Chachage e Chiara Bersani. 

“La mostra è un progetto espositivo di natura performativa che indaga questioni urgenti e s’ispira a un lavoro di Stacy Alaimo. Nello specifico esplora il tema della casa, di cosa è casa per noi, quanto questa nozione è stata mal interpretata dalla storia occidentale e che proprio per questo è necessario ripensarla alla luce di questioni come quella del rifugio. La mostra coinvolge lavori di artisti e artiste che abitano la soglia attravero pratiche performative e arti visive; una serie di opere verranno attivate nel corso dell’opening: Julien Creuzet, Benni Bosetto, Rehema Chachage attiveranno le loro opere diventando oggetto o soggetto di performance” racconta Frangi. 

Dal 19 al 21 luglio avrà luogo LIVE WORKS SUMMIT (anche questo programma è a cura di Boninsegna e Frangi con la curatela esecutiva di Maria Chemello), un progetto nato nel 2013 dalla volontà congiunta di una serie di curatori e curatrici e che prevede la forma delle residenze (individuali e collettive) dedicate ad artisti e artiste che lavorano nelle arti performative e che sono emergenti. Attraverso un bando internazionale che esce ogni anno nel mese di dicembre, i fellow selezionati hanno l’obiettivo di produrre progetti inediti nel corso di residenze dove viene richiesto di riflettere sul potenziale teorico e politico del loro progetto artistico. Verranno quindi presentate opere di Valerie Tameu, di Eloy Cruz Del Prado, Alessandra Ferrini, Liina Magnea, Melis Tezkan con Nil Yalter. I fellow sono accompagnati da Guest Artist: quest’anno Sammy Baloji, artista visivo, Sama’ Abdulhadi, DJ palestinese e attivista, e Kae Tempest, poeta e rapper, Leone D’Argento alla Biennale Teatro 2021. Come ogni anno i fellow sono accompagnati da Guest Artistiche quest’anno sono Sammy Baloji, artista visivo, menzione speciale a The Laboratory of the Future, 18° mostra della Biennale Architettura 2023, Sama’ Abdulhadi, Dj palestinese, attivista e femminista che si è esibita su palcoscenici prestigiosi come Coachella e Glastonbury, e Kae Tempest, poeta e rapper, Leone D’Argento alla Biennale Teatro 2021, con la sua Acapella Performance, una spoken word performance dal sapore forte.ANAGOOR_Marta Ciappina_ph Giulio Favotto_2 In quest’occasione il centro presenta la terza edizione dell’AGITU IDEO GUDETA Fellowship, in cui il comitato curatoriale di Live Works Free School of Performance è affiancata dalla sociologa e Mackda Ghebremariam Tesfaù e dal curatore e attivista Justin Randolph Thompson. “Si tratta di una fellowship dedicata a Agitu Ideo Gudeta, persona che in maniera intersezionale ha saputo tenere insieme tanti temi, come l’ambiente e la fuga dall’Etiopia. La sua vita è stata interrotta bruscamente da un femminicidio e la borsa che porta il suo nome vuole quindi ricordare questo intersecarsi fortissimo di lotte e identità. È una affirmative action che ha l’obiettivo di andare a mitigare delle forme di disuguaglianza attraverso piccole azioni di riparazione in cui la visione decoloniale diventa azione, creando strumenti utili al contrasto delle discriminazioni etno-razziali nell’ambito della ricerca artistica performativa, facilitando l’accesso di soggetti razzializzati. Questa fellowship si pone come un’azione positiva che oggi si amplia con nuove collaborazioni per un futuro di sviluppo; vuole essere un esempio così da trovare nuovi interlocutori e interlocutrici nelle istituzioni in modo tale che insieme si possa dimostrare che la pratica è possibile, fruttuosa e che proprio per questo va implementata. Questo progetto non è fine a sé stesso, ma desidera promuovere un confronto con le istituzioni rispetto alle culture diverse e alle soggettività a cui vengono date possibilità diverse. C’è una dimensione politica in tutto questo che si vuole riflettere anche nei contenuti, cercando di rispecchiare lo spirito della fellowship e delle teorie delle pratiche che essa produce. In questo periodo, quindi, non potevamo esimerci dal pensare alla Palestina: crediamo che noi e tutte le persone che transitano dalla Centrale abbiano il dovere e il diritto di essere informate e rese consapevoli di quanto sta accadendo; e per tale ragione abbiamo curato un incontro con Francesca Albanese e l’attivista digitale Karem Rohana, proprio per discutere alcuni dei punti fondamentali di quanto sta accadendo da molto tempo, molto prima del 7 ottobre, in Palestina” puntualizza Mackda Ghebremariam Tesfaù. 

 Con “FEMINIST FUTURES” – curato da Barbara Boninsegna e dall’artista, curatore e regista teatrale Filippo Andreatta – le giornate del 26 e 27 luglio saranno interamente dedicate alla performance art, dove musica e sound design diventeranno elementi fondamentali dell’esperienza offerta al pubblico. Questo evento vedrà la partecipazione di artiste e artisti internazionali di spicco, tra cui la cantante Sofia Jernberg, la coreografa Erna Ómarsdóttir e la performer Anne Lise Le Gac. Durante questi due giorni si terrà anche la Feminist Futures School, che ospiterà la regista teatrale e performer Zia Soares, l’attivista per il clima Adenike Oladosu, l’artista multidisciplinare Muna Mussie, il musicista e sound designer Massimo Carozzi, e l’artista e coreografa Chiara Bersani. E anche quest’estate ritorna il FEMINIST FUTURES CLUB con Crème Solaire, No Plexus, Aïsha Devi e Rifugio Amore.Sergi Casero Nieto_photo credit Olmo Cu Infine a settembre, con “Evolving Love” curato da Centrale Fies, saranno protagoniste realtà della scena performativa contemporanea italiana che hanno con Centrale Fies un rapporto di cura, scambio e percorso comune. Il programma estivo si chiuderà con le performance di Collettivo Cinetico, Anagoor, Sergi Casero Nieto di Fies Factory, Vashish Soobah e Elena Rivoltini di FONDO – il nuovo network per la creatività emergente coordinato da Santarcangelo dei Teatri – insieme a OHT, Davide Savorani, Marco d’Agostin, Giulia Crispiani, Mali Weil e Giulia Damiani.

Aspetto importantissimo: dallo scorso anno Centrale Fies ha adottato la pratica del PAY WHAT YOU WANT, nuova politica di vendita biglietti. Accanto alle molte proposte gratuite sono attive 4 fasce di prezzo da scegliere in base al tipo di relazione che si vuole instaurare con la struttura: ad ogni fascia corrisponde un’azione, esplora (5€), apprezza (10€), ama (15€), sostieni (20€). È attivo inoltre anche Camping Fies, un campeggio per accogliere–su richiesta–i giovani del mondo universitario di qualsiasi facoltà o accademia, per facilitare l’avvicinamento di un pubblico giovane.

Credits: (1) CollettivO CineticO, by Camilla Caselli; (2, 4) ANAGOOR_Marta Ciappina, by Giulio Favotto; (3) Anne Lise Le Gac, courtesy the artist; (5)  Sergi Casero Nieto, by Olmo Cu.

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