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July 3, 2024

“Aion. Frammenti dell’anima”: la mostra di Laura Urbani a cura di Stefania Santoni

Francesca Fattinger

Attraverso l’obiettivo dell’anima, il tempo assume una nuova dimensione diventando non solo una sequenza lineare di eventi, ma un ritmo pulsante che ci connette alla totalità dell’esistenza.
Stefania Santoni

Ho la fortuna di aprire il portatile e scrivere di Laura Urbani e della sua mostra “Aion. Frammenti dell’anima”, curata da Stefania Santoni, importante e delicata penna di franzmagazine, che inaugurerà il 5 luglio alle ore 18 e sarà visitabile fino al 28 luglio, presso il Forte Superiore di Nago, con davanti a me strati di sabbia, mare e cielo, strati che stanno l’uno sopra l’altro e che in un abbraccio silenzioso sembrano sussurrare “ci sono”, semplicemente esistendo gli uni accanto agli altri, con una cura e una tenerezza che difficilmente mi capita di notare attorno a me. È grazie al confine tra loro, una linea sottile quasi invisibile che li lega indissolubilmente, che possono esistere, che non si sciolgono e spariscono gli uni negli altri, ma che risplendono e sono davvero loro. Schiena contro schiena gli strati del mondo davanti ai miei occhi aspettano che il tempo eterno che essi trattengono si trasformi e prenda vita tra le pieghe del mare e quelle del cielo. 

Ecco, questa sensazione di estrema cura, di presenza fisica, corporea, avvolgente l’ho avuta quando la prima volta, alcuni mesi fa, Stefania mi ha fatto vedere un quadro di Laura Urbani, proprio quello che ha nominato rispondendo alla mia ultima domanda. Sono contenta che l’abbia fatto, perché quello stesso quadro quando l’ho visto ha curato anche me. Le ferite e le crepe nella materia prendono voce, si fanno spazio, lo pretendono, e tra le pennellate dell’artista sembrano ritrovare dignità e bellezza. Guardandole, affondandoci dentro gli occhi e con loro il corpo intero, sento la stessa commozione che ho provato davanti alle marine di Turner ma anche, come ricorda Stefania, davanti alle opere di Burri e alle sue lacerazioni e bruciature. Sento anche la stessa tenerezza nascosta nel paesaggio allungato, disteso e vivo davanti a me e sento ancora una volta che se l’arte esiste è proprio per accompagnarci alle soglie dell’”aion” del titolo della mostra, di “quel tempo eterno che porta con sé l’energia vitale, quella linfa che anima la nostra anima”.

 
Faro

 

Una mostra personale è sempre un incontro a tu per tu con l’artista, un dialogo intimo che attraverso l’arte ci fa entrare nel profondo di noi stesse, che parte da un primo incontro, quello tra artista e curatrice, ci racconti com’è avvenuto il tuo incontro con Laura Urbani e con la sua arte?

L’incontro tra me e Laura è stato qualche cosa di estremamente profondo, intimo e alchemico. Ci siamo incontrate a settembre 2022; mi avevano chiesto di presentare la sua prima mostra personale e così abbiamo concordato un appuntamento. Ricordo ancora la data: era il primo pomeriggio di martedì 6 settembre 2022. Quando busso alla sua porta, mi apre una giovane donna visibilmente provata dalla sofferenza della malattia rara con cui convive e che invalida fortemente la sua quotidianità. Io ero reduce da un’estate piuttosto straziante, scandita dalla perdita, dalla ferita che sembra non riuscire a smettere mai di sanguinare. Entro timidamente nella sua dimora e non appena mi guardo intorno scopro sulle pareti delle tele che d’improvviso mi riconducono nel mio museo del cuore, La Galleria Nazionale di Roma: le opere di Laura subito rievocano in me i tratti distintivi dell’arte Informale. E cosi non posso fare a meno di rivedere (e risentire) Burri. Di abbandonarmi a quest’emozione di stupore (ma anche di dolore) che non mi fa trattenere le lacrime e la commozione. Poco dopo iniziamo a parlare e a raccontarci. E scopriamo che una bellissima energia prende forma ogni volta che i nostri cuori si aprono e scelgono di svelarsi per ciò che sono, senza paura o timore del giudizio. 

Linfa

Cosa si nasconde dietro al titolo: “AION. Frammenti dell’anima”?

La lingua greca ha una parola per tutto: è in grado di descrivere ogni cosa. Per questo, quando con Laura ci siamo interrogate sul senso di questo percorso espositivo, abbiamo scelto un termine emblematico, dato il suo significato profondo e denso, che sa connettersi al sentire più autentico. Aion in greco vuole dire tempo eterno e porta con sé una dimensione qualitativa del concetto di durata: qui pulsa l’energia vitale, quella linfa che anima la nostra anima. Qui scorre la viriditas per dirla in termini alchemici. Un tempo quindi diverso da quello cronologico e sequenziale (Chronos) ma anche nettamente distinto dall’idea di momento, d’occasione da cogliere (Kairos). Così, tra le pieghe di Chronos, KairosAión, troviamo la trama intricata del nostro destino, intessuta con fili d’oro e d’argento di passato, presente e futuro. In questo intricato intreccio, troviamo la nostra vita, un’opera d’arte unica e irripetibile, plasmata dal tempo stesso. 

Nel tessuto del tempo, l’anima si dipana come un filo d’oro, intrecciando i nostri ricordi, le nostre emozioni e i nostri desideri in un’unica trama intricata. Secondo James Hillman e Carl Gustav Jung, l’anima è il principio vitale che permea l’intero universo, conferendo significato e profondità alla nostra esistenza. È l’archetipo fondamentale che risiede nel profondo del nostro essere, il ponte tra il mondo esterno e il nostro mondo interiore. Attraverso l’obiettivo dell’anima, il tempo assume una nuova dimensione diventando non solo una sequenza lineare di eventi, ma un ritmo pulsante che ci connette alla totalità dell’esistenza.

Respiro

Le opere in mostra ci fanno entrare nelle crepe e nella fisicità della materia e attraverso il viaggio sinestetico che suscitano ci invitano a partecipare uno scambio osmotico tra dentro e fuori e viceversa. A guardarle mi sembra di essere di fronte a poesie potentissime, carezze e ferite che parlano di vita, dolore, luci e ombre, che raccontano di tutto con estremo rispetto e silenzio, come solo l’arte sa fare. Quali sono gli elementi principali della pratica e dell’estetica di Laura Urbani?

La sua arte ci racconta di lacerazione, spaccatura, rottura, aspetti che sono profondamente ossimorici rispetto alla nostra concezione tradizionale della bellezza. Nell’arte classica, prevalevano il senso delle proporzioni, l’equilibrio e l’armonia: il canone della bellezza aderiva a questi principi e non contemplava il concetto di perdita. Qui, invece, ogni pennellata, tratteggio e uso della materia diventa una narrazione che non esclude il dolore, ma lo abbraccia e lo sublima. La ferita viene nobilitata: ogni opera è un omaggio alla bellezza della fragilità, a quella rosa che vive solo un giorno. Nell’ambito dell’arte informale, figure come Alberto Burri hanno rivoluzionato il modo di concepire la materia, trasformandola in elemento espressivo fondamentale. Burri, con l’uso innovativo di materiali come il legno, il ferro, la plastica bruciata e i sacchi di juta, ha esplorato il potenziale espressivo delle superfici lacerate e bruciate. La sua arte non cerca di nascondere le ferite, ma le mette in primo piano, facendo della distruzione e della trasformazione elementi estetici. L’uso della materia diventa quindi un mezzo per esplorare tematiche profonde e universali, dove la bellezza emerge proprio dalla fragilità e dalla precarietà dell’esistenza umana. In questo contesto, l’arte diventa un ponte tra il dolore e la bellezza, tra la perdita e la sublimazione, offrendo una nuova prospettiva sulla condizione umana. 

~2

Credo fortemente che l’atto di curatela sia sempre un atto di cura reciproca, quindi a te quest’ultima domanda: quale fra le opere di Laura Urbani in qualche modo ti ha curato?

Forse l’opera che più di tutte mi ha curata è un lavoro che non si trova in mostra ma a casa mia: s’intitola Cammino e Laura ha deciso di donarmela per Natale. Si tratta di un lavoro che si sviluppa in verticale e che al suo interno contiene il calcestruzzo che però è in grado di convivere con i pigmenti d’oro e il candore delle sezioni bianche in cui sono visibili delle crepe. Quest’opera – ma più in generale il lavoro di curatela di questa mostra – raccoglie il senso del mio tutto, il significato autentico degli ultimi due anni della mia vita. 

Credits: (1-5) Laura Urbani

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