Pergine Festival: il cuore dell’estate

Un festival che si apre nello spazio e si espone all’incontro, l’arte diventa tramite per mostrarsi all’altro e per mettersi in gioco restando in ascolto del cuore che suona e risuona. Dal 29 giugno al 13 luglio a Pergine Valsugana, nelle strade e nelle piazze, sul palco e al castello, il teatro entra nel tessuto della città, la musica e la danza si fanno largo all’interno della comunità per creare incontri di persone e di pensieri.
Ne ho parlato con Enrico Castellani, fondatore, insieme a Valeria Raimondi, di Babilonia Teatri, una compagnia teatrale di Verona, che per il secondo anno cura la direzione artistica del Pergine Festival.
Per Babilonia Teatri è il secondo anno come direzione artistica. Cosa volete raccontare in questa edizione dal titolo “Senti come suona??
Questo sottotitolo è collegato all’immagine del Festival, il cuore che batte, con l’idea che gli spettacoli e l’intero festival, attraverso teatro, musica, circo o danza, sia in grado di far parte dei nostri cuori, di creare pensiero e di creare emozioni. Vorremmo che il Festival potesse risuonare in noi e mettere in circolo i pensieri e le emozioni che noi e gli artisti abbiamo scelto di condividere con il pubblico. “Senti come suona” è anche uno dei progetti dei Festival in cui abbiamo invitato alcuni artisti a presentare un disco a cui sono molto legati, gli artisti hanno la possibilità di raccontare questo disco del cuore e di ascoltarlo insieme al pubblico nelle case e nei giardini di privati cittadini, quindi una dimensione d’incontro non spettacolare ma conviviale.
Il Pergine Festival invita il pubblico a diventare protagonista, non solo spettatore, grazie ai laboratori e agli appuntamenti in piazza. Perché è importante fare entrare il teatro, la danza e la musica a contatto con la comunità e anche con le persone che magari si sentono lontane da questo mondo?
Per noi è importante perché crediamo che l’arte abbia la possibilità di creare una dimensione di relazione tra persone, di diventare luogo di incontro, di confronto e di costruzione di comunità. Quando si crea comunità si può creare condivisione, si può creare pensiero. Per questa ragione ci sono molti appuntamenti che avvengono al di fuori dei teatri, come i concerti gratuiti la sera al termine degli spettacoli, una serie di iniziative durante il mercato del sabato mattina rivolte anche alle famiglie, proprio con l’idea che anche le persone che non sono già vicine al teatro e all’arte in genere, possano respirare l’afflato di condivisione e possibilità di conoscenza, ma anche semplicemente scoperta di sé e degli altri.
Nel programma di quest’anno si può notare una particolare sensibilità all’inclusione, all’attenzione per diverse sensibilità. Trattare questi temi con vari linguaggi e interpretazioni può avvicinare il mondo dello spettacolo a realtà che a volte rimangono ai margini. Quali sono le vostre aspettative nella scelta di questi spettacoli?
Noi crediamo da sempre che il teatro e l’arte devono dare voce anche a chi più difficilmente riesce ad averla. Ci sono alcuni artisti ed artiste che conducono questo lavoro da tempo e quindi per noi è fondamentale dare loro spazio perché è importante conoscere queste storie. Tante volte la diffidenza nasce dall’ignoranza, ossia dal fatto che non conosciamo; invece, la possibilità di incontrare è possibilità di conoscere. Per questo la nostra aspettativa è quella di creare occasioni d’incontro. Oltre ad ospitare compagnie in cui partecipano persone con disabilità e altre completamente composte e dirette da artisti disabili, c’è anche un progetto legato alla accessibilità culturale grazie al quale una serie di spettacoli presenti al Festival possono essere fruibili da tutti e da tutte attraverso interpreti LIS, sovra titolazione o alla presenza di un racconto dello spettacolo per persone non vedenti attraverso modalità diverse come l’audiodescrizione poetica.
Il vostro spettacolo Foresto è un racconto sull’essere stranieri, sentirsi forestieri. È un incontro di lingue e di diversi modi di comunicare (scritto, orale e LIS) quali sono le sfide e i punti di forza nell’integrare questi diversi linguaggi e come è stato esplorare questa idea di teatro?
Il progetto nasce in parte dalla richiesta di Michele Mele di OperaEstate di tradurre in dialetto veronese La notte poco prima della foresta di Bernard-Marie Koltes che è un testo culto della drammaturgia contemporanea e che parla della dimensione dell’essere straniero e del sentirsi straniero in un luogo. È un testo a cui eravamo già molto affezionati e il fatto di portarlo in scena con la nostra lingua lo ha avvicinato ancora di più. Inoltre, lavorare al progetto sull’accessibilità culturale di cui parlavo prima, ci ha fatto conoscere un ulteriore universo espressivo e da qui è nata l’idea di creare uno spettacolo che fin dall’inizio potesse essere accessibile. Abbiamo conosciuto Daniel Bongioanni che è un performer di LIS, l’incontro con lui ha fatto esplodere i significati che il testo contiene al suo interno, perché in qualche modo la sua non è una condizione di straniero ma risuona con il testo perché la comunità non udente vive una dimensione per certi aspetti di esclusione o comunque parallela a quella della comunità degli udenti. Quindi questo incontro tra lingue, accompagnate dalla musical elettronica live, per noi è stato un incontro fortunato che permette di far esplodere tutti i significati che sono presenti nel testo.
La prima assoluta di Foresto di Babilonia Teatri verrà presentata il 30 giugno e nei giorni del Festival in programma ci sono oltre 50 appuntamenti fra spettacoli, concerti, incontri e workshop. Ecco alcune proposte che abbiamo selezionato per voi:
Sottobosco di Chiara Bersani (29 giugno 2024)
Un gruppo di bambini con disabilità si perde in un bosco e Chiara Bersani racconta la loro storia in un gioco di immaginazione, una scintilla per far iniziare un nuovo universo. A completare questo percorso il workshop Sotto il sotto del bosco rivolto a persone con disabilità motoria di diverse fasce d’età per esplorare lo spazio, il suono e il movimento.
Divine di Danio Manfredini (2 luglio 2024)
Parole poetiche per una vita ai margini della società parigina, disegni che si susseguono ispirati, tavola dopo tavola, al romanzo di Jean Genet Notre Dame des Fleurs.
Amleto di Collettivo Cinetico (7 luglio 2024)
Una voce fuori campo guida gli attori, il pubblico elegge il vincitore, una paradossale competizione guidata dai principi shakespeariani in bilico tra teatro e talent show.
R.Osa di Silvia Gribaudi e Zebra (12 luglio 2024)
Una donna sul palco e dieci esercizi per nuovi virtuosismi, Claudia Marsicano, con la coreografia di Silvia Gribaudi, invita il pubblico a diventare protagonista partendo dai propri giudizi.
Crediti: (1) Amleto, CollettivoCinetico, ph. Marco Davolio, (2) Sottobosco, Chiara bersani, ph Alice Brazzit (3) R.Osa Silvia Gribaudi