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April 10, 2024

Books, I’ve never read: “787 Venezia, un campo e il suo popolo” di Giorgio Camuffo

Claudia Gelati

“Mia mamma non voleva che io scrivessi questo libro. Non voleva neanche sentirne parlare, si arrabbiava molto ogni volta che le chiedevo di ricordare una storia o un personaggio del campo”

 Il libro che (non) leggiamo per voi questa volta, è qualcosa di insolito per questa modesta rubrica poiché, come suggerisce già il titolo, non siamo tra i monti ma in laguna: benvenuti a Venezia. E non la Venezia del turismo di massa da ogni angolo del mondo, degli scorci instagrammabili, dei ponti affollati di selfie stick, dei souvenir discutibili a prezzo d’oro e via discorrendo. 
In “787 Venezia, un campo e il suo popolo”, uscito ad inizio anno per Corraini Edizioni, ci troviamo immersi nella Venezia del secolo scorso in una periferia profonda, fatta di case popolari senza fronzoli, affacciate sul campo, ovvero la piazza dove come “su un palcoscenico di pochi metri si muovevano con disinvoltura persone oneste e farabutti, donnaioli e basabanchi, operai e ubriaconi” . 
Il ponte tra quella Venezia popolare e l’Alto Adige è l’autore del libro, ovvero Giorgio Camuffo, art director, graphic designer e professore presso la facoltà di Design e Arti di Unibz. Veneziano DOC dalla chioma grigia bianca, nei corridoi di facoltà la fama lo precede: più che un prof una vera leggenda. Credo non ci sia studente-designer-wannabe che non sogni di seguire un semestre con lui. Io non l’ho mai conosciuto di persona, ma nel lontanissimo 2016, desideravo tantissimo entrare nel suo progetto semestrale (da cui nacque poi uno stravagante magazine per bolzanini), ma probabilmente per qualche strano allineamento celeste non ci entrai e finii nella mia seconda scelta di progetto, con un altro prof–leggenda. Ma questa è, decisamente, un’altra storia. 
Tornando al libro, è Camuffo stesso che, attraverso i suoi ricordi di bambino e adolescente, tra disegni e parole, ci permette di entrare nel campo e spiare quella vita là, che sembra lontana anni luce, cruda, povera ma forse più autentica.
Insieme a Corraini Editore, Giorgio Camuffo ha pubblicato anche  i titoli “Macchine per disegnare”, “Bodoni” e “Imago 1960-1971”

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FUORI — IL CONTENITORE

787 Venezia, un campo e il suo popolo” è un libro di medie dimensioni, 17×24 cm; poco più di un centimetro di dorso per ospitare 192 pagine, rilegato a brossura cucita e con le alette lunghe ed illustrate, così da soddisfare anche i lettori del fornito team usiamo-le-alette-come-segnalibro (io sempre team segnalibro, ovviamente). 
La copertina è minimale: titolo e autore in un elegante carattere graziato, logo casa editrice in basso a destra e un’illustrazione al centro che già ci anticipa qualcosa di quello che ci aspetta all’interno. Il libro è disponibile con 4 copertine illustrate diverse, ognuna raffigura uno dei tanti personaggi del campo che di lì a poco andremo a conoscere; sulla copia che sto sfogliando ora, c’è un signore calvo, rubicondo e occhialuto. 
Sul retro, un’altra illustrazione e, come nei migliori best-seller, qualche recensione di personaggi veneziani illustri per farci capire davvero il calibro del libro. “Finalmente un libro vero su Venezia” scrive Marco Polo, ad esempio. Geniale. 

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DENTRO – IL CONTENUTO

Oramai a questo punto avrete capito che “787 Venezia, un campo e il suo popolo” racconta della vita all’interno del campo, la piazza, dove Giorgio Camuffo ha vissuto con la sua famiglia da bambino negli anni sessanta.
È proprio vero che non si conosce mai veramente qualcuno senza aver ascoltato o letto della sua infanzia, delle sue origini. Quello che traspare dalle pagine è un ricordo vivido dell’infanzia nel Campo, ironico ma anche fortemente emozionale; pagine pervase da un leggero senso di nostalgia per quel mondo e quel modo di vivere crudo e dove c’era tanta miseria, ma dove bastava molto meno per essere felici. Oggi abbiamo di tutto e di più, dall’ultimo modello di smartphone alla macchina più veloce anzi più green al mondo a portata di volo low-cost eppure siamo sempre alla ricerca di quel tassello mancante, quel qualcosa che ci manca. Poveri scemi del XXI secolo. 
Quella raccontata da Camuffo è una Venezia popolare e popolata in ogni centimetro, in netto contrasto con la monumentale magnificenza a cui siamo soliti collegarla. Venezia è presente dalla prima all’ultima pagina; eppure io, figlia della pianura che più pianura non si può, della provincia dimenticata, non ho faticato a ritrovare nel libro alcuni aneddoti analoghi a quelli che i miei genitori o mia nonna mi raccontarmi. L’arrivo della tv, la case poco riscaldate, i pochi soldi, l’ossessione per la pulizia, la sacralità della domenica come giorno della chiesa, l’importanza della scuola, il riscatto sociale e via discorrendo. Anche i personaggi raccontati e disegnati all’interno del libro sono diversi eppure uguali a quelli di ogni paese o città di provincia. 
787 Venezia, un campo e il suo popolo” non è solo l’insieme dei ricordi di quel bambino delle case popolari, ma è anche uno spaccato dell’Italia che fu, quella del lungo boom economico, pervasa da un senso di speranza nel domani che oggi abbiamo decisamente perso. 
Credo che i capitoli più emozionanti siano gli ultimi due, ovvero rispettivamente il momento in cui la famiglia Camuffo abbandona il campo alla fine degli anni ’60 e poi quando Giorgio Camuffo ritornernarà al campo quasi come in pellegrinaggio. In queste pagine c’è tutto il ricordo di quell’infanzia che non torna più, la consapevolezza del valore delle proprie radici che, nonostante tutto, determinano i nostri valori e il nostro modo di essere e di sentire. No spoiler giuro, però vi sfido a non bagnare la pagina con un piccola insidiosa lacrimuccia. Non preoccupatevi nessun vi vedrà, e al massimo potrete sempre dire che vi entrato qualcosa nell’occhio. 

Web

DENTRO – LA FORMA

Il vestito di questo libro, dall’impaginato alla tipografia selezionata, è molto classico, raffinato e  risulta essere in netto contrasto con le illustrazioni colorate dei coloriti abitanti del campo, quasi al limite del grottesco. Nasi grandi, orecchie a sventola, sguardi disillusi, gobbe, dentoni, petti villosi, seni prosperosi, alti e magri, bassi e grassottelli, vecchi e giovani: un carnevale di persone, tutte diverse eppure accomunate dal luogo di residenza. Sono proprio le illustrazioni che ci permettono subito di immaginare, di vedere i personaggi che Camuffo ricorda pagina dopo pagina, tanto che alla fine dei capitoli ci sembra di conoscerli: Lo scuro, La Iole, L’americano, Don Rublo, Tonitabacher…  
Il libro è composto da otto macrocapitoli, a sua volta suddivisi in capitoli più brevi, che non seguono una linea cronologica netta, ma vanno dal generale al particolare quasi in un movimento cinematografico. Il primo capitolo è dedicato al Campo, poi nel secondo capitolo ci avviciniamo un po’ di più ed entriamo virtualmente nella casa dei Camuffo; con la stessa logica il racconto prosegue e scopriamo prima i personaggi del campo e i piccoli commerci, poi le storie ed infine i giochi.
Oltre ai doverosi ringraziamenti, c’è un prezioso glossario per decifrare alcune espressioni in dialetto veneziano, come biavarol, ciacolare, foresto, rece, spussa, scartosso, scoasse, tabacher…

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In conclusione: di motivi per leggere e sfogliare questo libro ce ne sono moltissimi. Attraverso “787 Venezia, un campo e il suo popolo”, infatti, si può scoprire une Venezia densamente popolata, chiassosa e operaia molto lontana da quella stereotipata che abbiamo in mente; farsi quattro risate leggendo storie e aneddoti degli strambi abitanti del Campo; emozionarsi riscoprendo il valore delle proprie radici e naturalmente aprezzare i bellissimi brutti disegni di Giorgio Camuffo. 
Al momento il libro è esaurito, ma inserendo la vostra mail nella pagina dedicata sul sito, verrete avvisati non appena tornerà disponibile. Nel frattempo io mi godo la mia bella copia, sotto il primo sole di Aprile. 

Immagini: Corraini Edizioni 

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