Culture + Arts

October 3, 2023

Il tuo desiderio arde, il nostro segreto permane
Il nuovo libro delle “fate”

Stefania Santoni

C’erano le fate prima della paura e delle condanne,/abitavano i boschi e le montagne./Nelle storie antiche, nei racconti nascosti, nelle piante./Protettrici e pericolose,/legate a umanità erbe bestie venti rocce terre,/cavalcavano la notte.

 La parola ‘fata’ affonda le sue radici nella lingua latina. Deriva dal supino del verbo ‘fari’, un verbo, questo, molto particolare che significa ‘parlare con solennità’. Chi poteva “fari” nell’antica Roma? Solo Giove, il padre di tutti gli dei, e le Parche, le tre filatrici e dipanatrici del filo della vita di uomini e donne, nonché le antesignane delle fate madrine. Al momento della nascita (Parche infatti deriva da “pario” che significa “partorire”), queste tre donne anziane pronunciavano parole solenni: proferivano incantamenti che indicavano durata, lunghezza e termine di ogni esistenza. Il destino era quindi per gli antichi qualcosa di estremamente legato alla dimensione orale del parlato. 

Le parole hanno un potere magico: danno forma all’invisibile. Perché l’atto del nominare coincide con l’atto del generare: esiste solo ciò che diciamo. Tutto il resto rimane nel sommerso, in una dimensione sotterranea che mai conoscerà la luce. È così che scegliamo di chiamare le cose con il proprio nome, di verbalizzare il nostro sentire, di raccoglierci in un cerchio e condividere le storie che hanno fatto la storia della nostra identità collettiva: di quella parte di inconscio non individuale – per dirla in termini junghiani – ma di tutti e tutte e che costituisce il DNA delle nostre anime. Perché i miti e le leggende, con i loro archetipi e luoghi tipici dove ogni persona ha la possibilità di ri-conoscersi, sono e rimangono per sempre universali. A noi resta il compito di tramandarli, di mantenere sempre accesa la fiammella della memoria. Proprio come hanno fatto le Fate* di le garage lab a Trento (spazio coworking e di attivazione culturale), che ogni lunedì, per un anno intero a partire dalla scorsa estate, hanno aperto un cerchio di donne dando vita a una pratica collettiva fatta di narrazione, di rituali, di storie di guaritrici e curatrici delle montagne, di filtri d’amore, di filastrocche, di domande e immaginari ancestrali. 

Il cerchio è lo spazio democratico per eccellenza: chi lo compone, è equidistante del centro. Solo chi ne fa parte rende possibile la sua esistenza perché ogni membro va a costituire un punto di quella circonferenza. Chi sceglie di andarsene spezza l’armonia di quella geometria morbida e così perfetta da sembrare celeste. L’equivalenza è il principio che sostiene questo spazio sicuro e protetto, questo luogo di confine e che è esso stesso un confine che sa custodire, tutelare e far nascere. Nel cerchio ogni Fata si è aperta e scoperta: ha donato un pezzetto di sé a ogni persona del gruppo, un testo che è una trama di immagini e desideri, di canzoni e credenze, di tutto quel folklore che ci arriva dalla montagna. “Nel cerchio ci siamo descritte, rappresentate, reinventate, mescolate e unite nel gruppo”, si legge nella presentazione del progetto “Prima c’erano le Fate” raccolta nella pubblicazione “il tuo desiderio arde, il nostro segreto permane”.

Il libro è un prodotto editoriale che anche a partire dalla sua estetica (dopotutto la forma è sostanza) è fatato: i caratteri argentei rimandano alla dimensione lunare e al femminino; la rilegatura ha un sapore antico, sembra quella di un manoscritto che contiene pagine segrete; i colori del testo contenuto all’interno del volume sembrano invece porre omaggio al verde della montagna (nonché alla viriditas, la linfa vitale, del linguaggio alchemico) e al viola, da sempre simbolo della mistica. Perché le parole di questo lavoro sono parole d’incanto e meraviglia: sono nutrimento per l’anima, sono la riprova che la sorellanza può esistere e mettere al mondo un mondo altroSchermata 2023-10-03 alle 10.42.12Un mondo scandito da un ritmo preciso. Un mondo fatto di domande (“cosa fai quando hai paura?”) e proverbi (“Fiorite in canti nell’oscura armonia”). Di incantesimi della sera per la notte, per mantenere un segreto, per sognare di essere un animale o per rimanere in equilibrio.

Un cerchio di diadi o triadi che dopo che ti hanno attraversata non sei più la stessa. Magia e selvatichezza. Dee e fecondità. Terra, Luna e Saturno. Semina e raccolto. Pazzia e danza collettiva. Coraggio e spade. Fuoco, aria e acqua. Allegorie e simboli. Intrecci e fratture. Lentezza e gentilezza. Ribellione e resa. Montagna e tempio. Falò e bivacchi. Umano e mostruoso. Bellezza e foresta. 

“Chi sono io? Sono la Sibilla, sì, la Sibilla, la creatura maledetta, colei che fugge ed è fuggita, colei che è odiata e che odia…quella il cui sguardo fatale fa tacere il dolore, la gioia, l’amore”

“Durante i processi in Val di Fiemme, una delle accusate riferì spontaneamente ai giudici che una notte, mentre si trovava sulle montagne con la suocera, vide in lontananza un enorme fuoco. ‘Scappa, scappa via’. Le aveva gridato la suocera, ‘quello è il fuoco della Signora del fuoco’. In molti dialetti dell’Italia settentrionale ‘gioco’ è il più antico nome del sabba” .

“Vai lontano, non ti voltare/Accetta quello che ti sta a guardare/Torna solo quando sarà il momento di ripercorrere lo stesso tempo” [Incantesimo per ricordare la strada del ritorno]

“Sette volte bosco, sette volte prato e tutto tornerà com’era stato. Il numero sette indica la totalità spazio-tempo, la ciclicità. Quattro è la terra, tre il cielo. È l’universo in movimento. Ciò che è stato può tornare”

“Care Fate, 

quando leggo delle anguane, penso a creature mezze umane e mezze animalesche, nel pensare e nel loro fare: sono selvagge e impulsive, quanto attente e meditative. 

[…]

I fiumi sono donne.

[…]

L’acqua sotterranea, quella che scorre sotto terra e tra le rocce, ancora di più rapisce la mia immaginazione, perché è invisibile ma così potente”

 “Allora ho disegnato una ciotolina d’acqua e ci ho messo dentro queste piante: il rametto d’ulivo, pianta simbolo del Garda, della mia infanzia, della mia famiglia; il girasole, simbolo di sole, luce e gioia che è stato sempre un fiore simbolo per me e per le mie sorelle”

Uno scrigno dal linguaggio misterico, fatto di detti e non detti, è “il tuo desiderio arde, il nostro segreto permane”. Un tesoro dove cercare risposte perché le parole che arrivano e con-vibrano nella tua pancia non sono mai casuali: sono esattamente le parole di cui hai bisogno in quel preciso istante. Un lavoro che raccoglie le storie delle nostre madri, nonne, zie, balie, sorelle. Dei nostri boschi e delle nostre foreste. Delle nostre Alpi. Un codice per decifrare ieri, oggi, domani. Schermata 2023-10-03 alle 10.41.46*Maria Chemello, Angelica Stimpfl, Elina Christodoulaki, Annachiara Abram, Giulia Mantovani, Adriana Ghimp, Beatrice Commissari, Emma Rancan, Greta Moser, Silvia Marchi, Lucrezia Di Carne, Francesca Venezia, Eleonora Pedron, Michaela von der Heyde, Consuelo Donati, Sara Zanetti, Irene Leonardelli, Laura Valentinelli, Tessa Battisti, Sabrina Zotta

Credits: (1,2,3,4) Stefania Zanetti

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