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February 21, 2023
La performance di Giovanni Morbin in chiusura a “Collezione Fies”
Stefania Santoni
Il 23 febbraio 2023, negli spazi di Centrale Fies, alle ore 20.00, chiuderà la mostra-evento curata da Denis Isaia “Collezione Fies” (la prima collezione privata interamente dedicata a opere d’arte mutuate dalla performance art prodotta da Centrale Fies, riattivandone le tracce e narrazioni tangibili rispetto alla natura effimera delle performance), aperta dal 24 novembre 2022 e che ha visto la presenza di circa 400 persone tra gennaio e febbraio, durante le aperture pubbliche e private. La mostra selezionava e metteva in luce dieci delle 20 opere che compongono la collezione privata di Centrale Fies. In occasione del finissage sarà proposta al pubblico una serata d’eccezione durante la quale verrà svelata la nuova opera che entrerà a far parte di Collezione Fies, in collaborazione con un’importante istituzione artistica italiana.
”Collezione Fies vuole essere, oltre che una collezione unica nel suo genere, un dispositivo di narrazione della parte produttiva di Centrale Fies alternativo alla documentazione. Se inizialmente la domanda era come poter lasciare traccia della transitorietà della performance, oggi l’obiettivo è cambiato, perché la sua dimensione effimera ne è certamente anche l’immensa forza e diversità rispetto ad altre arti: la performance art porta con sé qualcosa di misterioso e indicibile, quel passaparola che rende mitica la visione collettiva di un evento unico. L’impossibilità di registrarla o di farne rivivere l’esperienza, personalmente ha a che vedere anche con il concetto di heritage di un luogo come Centrale Fies di cui è difficile restituirne la quantità di lavoro svolto, di storie che si sono intrecciate, dell’ immensa produttività. Fies è un centro di ricerca con un’altissima vocazione all’essere in prima fila all’approfondimento e all’ampliamento della nozione di performance, seguendo l’attuale spostamento delle sue pratiche, non è un caso che accanto a Collezione Fies abbiamo lavorato a un archivio (online e contenente 44 anni di foto, video, grafiche e documenti). Questo tema della memoria spinge a riflettere in generale sull’operato di un luogo come questo. Ma il tema del lasciare traccia non è solo materia di un lavoro come il mio, legato anche alla comunicazione di Centrale Fies e del suo decennale operato. Prendiamo atto che gli artisti e le artiste performative -non tutti e tutte, e non sempre, ma spesso- sentono ad oggi la necessità di lasciare una testimonianza dell’evento performativo ed effimero, quando forse la forza di quest’arte ne è il suo atto magico e rivoluzionario (Herbert Blau «Nella performance, come in amore, il soggetto è la sparizione») di cui però, per chi ci lavora, è quasi impossibile sopportarne il peso di questo essere fuggevole” spiega Virginia Sommadossi.
”All’interno di Collezione Fies ci sono opere nate in contesti e da artiste e artisti molto differenti; ogni opera ha un suo significato legato alla performance che l’ha generata. Il pubblico si troverà dinanzi a una selezione di 11 opere, sulle 20 che a oggi compongono una piccola ma rara collezione. Ogni opera è significativa come oggetto in virtù dell’azione o della performance da cui deriva, per questo all’interno della mostra si troveranno opere che il pubblico di Centrale Fies ha già vissuto come performance. Per gli affezionati sarà un modo per rivivere alcune delle grandi performance del passato, per gli altri invece ci sarà la possibilità di avvicinare delle rarità. Penso ad esempio a The Variational Status di Riccardo Giacconi, una scultura-marionetta primitiva ma automatizzata o di Vynil with performance ashes, un vinile inciso dall’artista Francesca Grilli con l’audio di una performance live presentata e prodotta nel 2001 da Centrale Fies, sulle musiche censurate in Italia nei secoli. Tra le opere della Collezione che hanno un più stretto contatto con la performance che le ha generate vanno citate quelle di Curt Steckel e Filippo Minelli, entrambe selezionate per la mostra. Si tratta di opere frutto di una scelta degli artisti che ha previsto una performance in assenza di pubblico, il quale però è stato invitato a vedere il risultato dell’azione nel momento stesso in termina. Ciò che quindi resta sono le tracce e gli odori di qualcosa appena avvenuto. Ad esempio il legno appena tagliato, o i resti dei colori. C’è ancora della vita, ma non c’è il corpo. Lo stesso accade con l’oggetto in generale nella mostra, c’è la performance ma non c’è più l’azione. Questo è il segreto e la chiave di lettura della mostra” puntualizza Denis Isaia.
Alle ore 20.00 del 23 febbraio 2023, l’artista Giovanni Morbin porterà a Centrale Fies la performance “concerto per Chiari e calore”: dedica poetica ed estremamente delicata a Giuseppe Chiari (1926–2007), compositore e artista concettuale che negli anni ’60 collaborò con gli artisti del movimento internazionale Fluxus, grazie alla sua pratica di interazione tra musica, linguaggio, gesto e immagine. Chiari, negli anni, ha fatto dell’intermedialità la cifra della propria pratica artistica e della sua ricerca, legata alla creazione di una serie di statement e frasi che mettessero in discussione lo statuto stesso dell’opera d’arte. Muovendosi sul confine tra provocazione e non senso, le frasi non chiudono il discorso in modo assertivo, bensì aprono un dialogo partecipato e ironico con il pubblico, dialogo che Giovanni Morbin – seppur con un taglio diverso, poetico e allo stesso tempo affilato – ripropone e rilancia con le sue pratiche.
“Si tratta di un lavoro inedito, come performance pubblica, mentre nel 1988 questo lavoro fu unʼazione eseguita solo per il video, senza spettatori, alla presenza di una sola telecamera. In quest’occasione, per il sessantesimo anniversario del primo concerto archetipico dell’artista Giuseppe Chiari al Festum Fluxorum, ecco invece una presentazione con degli spettatori. Un lavoro dedicato a Chiari che ha origine sul piano linguistico da quelli che sono i suoi metodi per suonare, perché lui ha condotto delle attività che hanno contraddistinto la sua opera come per esempio metodo per suonare una sedia, metodo per suonare un giornale, metodo per suonare l’acqua. Coerentemente a questo suo modo di procedere performativo ho pensato a una performance (dedicata anche a un’altra persona anagrammata per Calore) frutto anche di una mostra di sculture costituite da fiammiferi che simboleggiavano forme di aggregazione umana e che venivano accesi il giorno dell’inaugurazione, durando in questo modo solo pochi istanti perché per funzionare queste sculture dovevano essere accese. È così che dall’utilizzo dei fiammiferi e dall’osservazione della scatola in cui sono contenuti (che pare un piano forte a coda quando è aperta) nasce l’azione performativa che si terrà a Fies: in un ambiente completamente buio, seduto a un tavolo illuminato da un piccolo oblò di luce, verranno illuminate le mie mani, simili a quelle di un prestigiatore intento a incantare i presenti servendosi di cerini, un ago, del fuoco. Importante a questo punto rammentare che nell’idea di Fluxus l’opera è performativa e rispetto all’oggetto d’arte durante il concerto dedicato a Chiari l’oggetto stesso dell’azione svanisce perché viene vanificato da un processo di combustione. Prevale in questo senso una non-oggettualità: ciò che conta è il focus sull’azione” spiega Morbin.
L’opera di Morbin – prodotta dalla Fondazione Bonotto – entrerà a far parte di entrambe le collezioni: Collezione Fies e Collezione Luigi Bonotto, ed è stata ideata in occasione della performance live che avrà luogo a Centrale Fies (Dro, TN), il 23 febbraio 2023. Ciò che ha dato vita a questa collaborazione tra le due collezioni è il 60° anniversario della partecipazione dell’artista Giuseppe Chiari al Festum Fluxorum del febbraio del 1963 (Musik und anti-Musik das Instrumentale Theater, Dusseldorf). In questa serata di chiusura verrà data l’opportunità al pubblico – per chi lo desideri – di possedere un’edizione limitata di un kit pensato come il reenactment della performance “concerto per Chiari e calore”, prodotto in sole 40 copie. Sarà inoltre possibile acquistare il catalogo ideato da Denis Isaia con Virginia Sommadossi e realizzato in occasione della mostra di Centrale Fies “Anthological exhibit” (Denis Isaia con l’assistenza di Giulia Morucchio e il progetto grafico di Sonia Mion e Nicola Ianibello di VZNstudio).
Foto credits: (1) Giovanni Morbin, Alessandro Sala, (2) Catalogo Monografico, Giovanni Morbin, Centrale Fies.
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