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July 23, 2022
Il giardino dei Ciucioi di Tommaso Bortolotti: quando una ferita nella montagna si trasforma in bellezza
Stefania Santoni
Oggi desidero accompagnarvi in un luogo magico: il Giardino dei Ciucioi.
Gestito dallʼEcomuseo Argentario, si tratta di un giardino pensile, progettato in verticale (e quindi secondo terrazzamenti), e generato dalla mente di Tommaso Bortolotti, un imprenditore geniale e visionario. Un uomo, Tommaso, vissuto nellʼ8oo a Lavis e nato in un momento cruciale per i suoi luoghi natali: era un freddo novembre del 1796, anno in cui le truppe di Napoleone, dopo mesi di assedio, lasciarono in ritirata Lavis e il principato Vescovile di Trento. La geopolitica di questo territorio stava mutando per sempre.
Il Giardino dei Ciucioi, che si affaccia sul fiume Avisio, è stato concepito da Tommaso come una sorta di cammino ascensionale e sensoriale, una summa di tutti i sensi; scandito da molteplici stili e gusti architettonici raccolti in un immaginario quasi onirico, questʼopera dʼarte naturalistica è pura manifestazione della visione eclettica di Tommaso Bortolotti e trova difatti spazio in unʼarchitettura romantica dove si fondono e contaminano trame arabeggianti, veneziane, gotiche e rinascimentali.
Ma procediamo con ordine e percorriamo insieme questo gioiello dalla storia affascinante e misteriosa incastonato tra le balze rocciose del Doss Paion. Parallelamente al nostro viaggio in salita, scopriremo le tappe più significative della vita di Tommaso Bortolotti.
Dopo qualche scalino iniziale – perché il nostro giardino sʼimmerge ed estende immediatamente nella direzione verticale – ci troviamo in uno spazio accogliente che ci spinge a stare con il naso allʼinsù: il Giardino dei Ciucioi nasce da una cava dove veniva estratto il porfido, da una ferita nella montagna. Questa lacerazione profonda inferta a madre natura da parte dellʼuomo viene guarita attraverso un cerotto gigante: un giardino, un ambiente verde dove poter coltivare e alimentare il ciclo della vita. È così che il giovane Tommaso, a 20 anni, una volta rientrato in Italia a seguito di un lungo viaggio tra le corti dʼEuropa (perché lui proveniva da una delle famiglie più agiate di Lavis che avevano rivestito cariche istituzionali molto prestigiose), sceglie di utilizzare il suo patrimonio per costruire un paradiso terrestre. Tommaso ha perduto i genitori (il padre, Andrea Tomaso, che lasciò al figlio non solo una “M” nel nome ma anche molti beni, morì fucilato insieme alla madre in piazza Loreto dopo essere stato accusato di giacobinismo) e a seguito di unʼinfanzia e adolescenza difficile, lontano dalla patria, si trova desideroso di ricucire le proprie ferite e di piantare radici solide. Così comincia la sua opera di costruzione.
Che cosa non può mancare in un giardino? Un capanno degli attrezzi: ecco cosa incontriamo poco dopo aver dato inizio al nostro itinerario. Costruito in stile moro e veneziano, questo edificio si sviluppa in 4 piani con una superficie di circa 100 mq ed era destinato a raccogliere tutti gli strumenti necessari per la coltivazione e il buon mantenimento del giardino. Ma non solo: qui Tommaso mette abitualmente a riposo durante lʼinverno i bulbi di narcisi, iris e tulipani, i suoi fiori preferiti.
Se facciamo ancora qualche passo, si presentano davanti a noi delle istallazioni vegetali ispirate a trame dai motivi geometrici che ricordano le antiche greche. Tommaso ha 30 anni: è un uomo adulto, non è più un ragazzo. E sa quanto sia importante lʼacqua, il bene più prezioso per la vita. Lʼelemento che non può mancare quando si desidera coltivare. Come fare per garantirla al proprio giardino? Non cʼerano sorgenti da cui attingerla; lʼunica acqua disponibile era quella del torrente Avisio. Come potete immaginare portarla in questo luogo non era cosa semplice. Ma Tommaso riesce a escogitare un sistema di cattura dellʼacqua dalla montagna che ci sovrasta, il Doss del Paion. Il nostro visionario intuisce di poter ricavare lʼacqua ricercandola in ogni anfratto della roccia porfirica (grazie al fenomeno della percolazione) per irrigare il suo bel giardino. È così che le sue creature e tutti i suoi viventi hanno modo di nutrirsi e sopravvivere, come la santolina, omaggio alla dea Artemide, e lʼelicrisio, dedicato invece a Zeus, il padre di tutti gli Dei. Si racconta che Tommaso sia stato anche in Grecia e che forse proprio da questa terra sia nato il suo interesse per il mito e il simbolico.
È sempre a 30 anni che Tommaso si accinge alla piantumazione di vegetali esotici, come gli agrumi: nel Giardino dei Ciucioi regna il profumo dei limoni e delle sue foglie, delle arance, dei cedri, dei pompelmi e del pomelo, lʼantesignano di tutti gli agrumi che conosciamo. La scelta di coltivare queste specie non è causale: il nostro genio amava le piante dicotomiche, cioè quelle che si distinguevano per la presenza e convivenza di due colori. Come la pianta dei limoni, gialla e verde o quella dei corbezzoli, rossa e verde, e così via.
Se avanziamo ancora di qualche passo approdiamo a un altro momento dellʼesistenza di Tommaso, che nel frattempo è arrivato a compiere il quarantesimo anno di vita. È importante tenere a mente che nel 1800 gli inverni erano molto freddi, decisamente gelidi: scendevano metri di neve che coprivano il nostro giardino con un manto soffice e bianco. È proprio per tale ragione che le piante di agrumi di Tommaso, ora come allora, si trovano in vasi interrati, in modo tale da poter essere recuperate e messe al sicuro nelle serre. Per rendere possibile la coltivazione degli agrumi, le piante dovevano puntualmente essere ricoverate in luoghi dedicati, accoglienti, caldi, come solo le serre sanno essere. La serra che troviamo a questo punto del nostro percorso era stata progettata secondo unʼacustica particolare data dalle sfaccettature della volta realizzata con lʼintento di creare riverbero. Questo spazio scuro ospitava le arance: si tramanda che il suo soffitto sia stato dipinto come una notte stellata, così che le piante di Tommaso potessero fare bei sogni durante lʼinverno per donare grandi produzioni in primavera.
Ma il genio di Tommaso non si limita alla costruzione di una serra per porre rimedio al freddo. Idea anche un impianto di riscaldamento per proteggere le sue creature verdi: Tommaso infatti realizza una stanza, detta “la stanza dei fuochi“, dove venivano accese delle braci che attraverso dei particolari fori e canalizzazioni consentivano di mantenere il calore nella serra anche durante le giornate di assenza di sole. Come potete capire, la mente del nostro visionario era in continuo fermento e non cessava mai di partorire intuizioni geniali.
Allʼetà di 50 anni Tommaso continua a godere di unʼottima salute: forse perché il suo stato di benessere viene alimentato e garantito dai frutti delle piante di agrumi ricchi di vitamine e antiossidanti? Chissà. Sta di fatto che inizia a spargersi la voce che il suo giardino sia una garanzia per mantenersi sani. E tutti desiderano scoprirne la ricetta, il segreto di questo stato di benessere assoluto. Tra i numerosi agrumi che Tommaso sceglie di coltivare ecco che fanno capolino il limone spinoso, detto Poncirus, e lʼarancia amara: la fragranza che si respira in questo luogo è un trionfo di note dolci, acidule, corpose, dense.
Se proseguiamo ancora un poʼ il nostro viaggio in salita, ci troviamo a metà dellʼOttocento. Tommaso ha quasi 60 anni. Siamo nel tempo storico in cui la scienza si avvicina ai benefici della cura attraverso lʼutilizzo delle piante officinali e quindi allʼaromaterapia. Questa branca del sapere incuriosisce moltissimo la mente di Tommaso, in primis per ragioni pratiche: le piante officinali hanno bisogno di pochissima acqua, elemento non facilmente reperibile. Ed è proprio per questa ragione che inizia a coltivarle in un terrazzo. Ma non solo. Tommaso progetta anche un impianto avveniristico di attinenza antica che contempla la fusione di due aspetti dedicati al benessere: lʼaromaterapia da un lato e lʼhypocaustumdallʼaltro, vale a dire quel sistema di vaporizzazione dellʼacqua che grazie a delle piastre di ardesia riscaldate si ricondensava divenendo rugiada artificiale che veniva poi utilizzata per irrigare le sue piante. Ricordiamoci che lʼhypocaustum è lo stesso sistema di riscaldamento che gli antichi romani utilizzavano nelle loro terme.
Se proseguiamo con la nostra salita approdiamo al pensatoio di Tommaso, che nel frattempo ha circa 65 anni. È uno spazio magico questo: è qui che sopraggiungono le sue più brillanti intuizioni. È qui che Tommaso pensa a come amministrare Lavis, studia, si mette in ascolto di sé stesso e della sua parte più profonda. Ed è qui che riflette sul fluire del tempo e comprende che lʼunico tempo che esiste (e che gli appartiene) è il presente. Perché il dono più prezioso di cui disponiamo è il tempo che stiamo vivendo, è il qui e ora. Così Tommaso inizia a lasciare correre i suoi ruoli istituzionali e cambia vita, abbracciando una nuova filosofia, più esoterica, iniziatica e misteriosa. Non a caso è proprio in questi anni che realizza la facciata di una chiesa neogotica segnata dalla presenza di un orologio senza orario: non ci sono senza lancette, perché il tempo è momento interiore, è nella nostra testa e nel nostro cuore. Solo un cipresso funge da segnatempo: questʼalbero, da sempre connesso alla vita e al tempo stesso alla morte, ha la funzione di misurare e indicare il sorgere del sole e della luna.
Salendo altri gradini del nostro giardino ci ritroviamo in un altro spazio sacro, la Sala dei Cavalieri dove si trovano un altare e una loggia. In questʼambiente coperto, scandito da volte a crociera, si tenevano ricoverate le piante durante lʼinverno e al tempo stesso si celebravano riti iniziatici. Stiamo giungendo ai vertici del nostro cammino ascensionale: lo spirito e il genio di Tommaso ha raggiunto lʼapice.
Superata questa sala scopriamo un criptoportico. È qui che veniva catturata lʼaria calda dellʼOra del Garda che permetteva ad alcune specie del giardino di sopravvivere al freddo dellʼinverno anche grazie alla proprietà della pietra porfirica in grado di assorbire il calore di giorno e di cederlo la notte lo cede. Se ci affacciamo dalle finestre riusciamo a intravedere i vigneti della Piana Rotaliana.
Infine, avanzando ancora di qualche passo, sopraggiungiamo al Castello, dove si possono scorgere due file di cipressi messi a dimora che avevano la funzione di portare lʼaria riscaldata nel suo giardino così da creare lʼambiente ideale per tutte piante esotiche.
È la primavera del 1872. Durante un forte temporale le finestre della serra iniziano a sbattere per il forte vento. Così Tommaso prende una scala alta 6 metri, lʼappoggia sulla sua serra quando allʼimprovviso un forte colpo di vento la fa precipitare a terra. Così Tommaso perde la vita, prendendosi cura fino allʼultimo momento della sua esistenza del suo meraviglioso paradiso terrestre.
Unʼultima cosa. Che significa Ciucioi? Secondo alcuni si tratta di una storpiatura di alcune parole del dialetto germanofono, cioè di Zum Zoll (“al dazio”) che attraverso una serie di trasformazioni linguistiche è divenuto Ciucioi. Per altri invece questo nome è la forma dialettale delle cinciallegre, creature molto amate da Tommaso e che lo hanno sempre aiutato a proteggere le sue adorate piante dai parassiti.
Buon cammino di ascesa a tutti coloro che andranno a esplorare questo meraviglioso giardino.
Foto Gianni Penasa
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