Livre d’Or 14. Zirmerhof

La prima cosa la casa del prato. Ospitale pagoda nel verde, apre le sue porte al nostro arrivo e ci avvolge nel profumo intenso del legno che la riveste in ogni centimetro.
La forma circolare asseconda il nostro arrivo, impossibile non fermarsi e poi girare in tondo su noi stessi per lasciare che ogni dettaglio, dentro e fuori dalle ampie vetrate, arrivi a fondo nello sguardo e nel respiro. La mano dell’architetto e designer che ha immaginato questo spazio è discreta presenza nelle vene vive del legno, nelle lampade che illuminano la sera, nelle texture dei tessuti che rivestono tappeti, poltrone e divano. Che questa mano esperta sia anche e sopratutto sensibile e generosa è subito chiaro, che ami questi luoghi e questa natura da replicare e rispettare in arredi e decori, lo è altrettanto. A noi sembra di vederlo, l’architetto visionario con la sua barba lunga e gli occhi gentili, mentre nel prato ancora vergine può già intravedere queste presenze nascere e crescere, come materia viva e organica, nuova parte integrante del morbido paesaggio di questa piccola silenziosa montagna. Con i nostri occhi nei suoi occhi, provando a vedere ciò che anche lui ha visto, ci lasciamo finalmente riposare, a piedi nudi e felicemente accoccolati nella delicata ninna nanna del cirmolo.
Dal letto, il mattino dopo fa la sua apparizione attraverso la grande vetrata, come la scenografia di un teatro montano perfettamente orchestrato da mente umana e cuore naturale.
In primo piano il prato selvatico, dietro la collina boscosa e dietro ancora le linee aguzze delle cime lontane. Infine, come immenso fondale, il cielo, che da quassù sembra ancora più grande. Il sipario si apre su un nuovo giorno e il nostro spettacolo privato ha inizio. Fiori e fili d’erba sono precisi ballerini che volteggiano all’unisono in perfetta sincronia. Prima inclinano tutti il capo a destra guidati dal vento impeccabile direttore d’orchestra. Poi, nel ritmo imbastito con precisione dai grilli, tornano a raddrizzarsi e a piegarsi a sinistra, continuando la loro corale coreografia incuranti di noi muti spettatori.
Con la cupola della nostra pagoda a guardarci le spalle, vorremmo star qui per sempre, ad ascoltare questa silenziosa mattinata danzante, respirando forte tutta l’aria e la luce che i polmoni possono contenere.
Ma c’è ancora tanto da scoprire qui intorno. Non solo montagna e panorama, Dolomiti e borghi tascabili. Dobbiamo allungare i passi e perlustrare ancora il resto della casa, antica ed elegante creatura alpina che della nostra accogliente casa nel prato è l’ospitale progenitrice.
Immersa in un nulla pienissimo di cielo, di foglie, di alberi e del profumo inebriante di bosco e di prato, la casa del cirmolo è passato nel presente, è storia dell’accoglienza montana che fu e di quella che è ancora.
Tra vecchie Stuben perfettamente conservate e angoli riservati pieni di libri e piccoli oggetti da osservare uno ad uno, ogni passo è scoperta e curiosità, è voglia di perdersi nella deliziosa nostalgia dei villeggianti arrivati molto prima di noi e che, come noi, qui hanno trovato calma e ristoro, calore e sollievo. Ci attardiamo in biblioteca sfogliando antichi volumi e scoprendo la storia di famiglia della casa che ci ospita, risaliamo lungo le scale tra le discrete piccole porte che nascondono ritiri amorevoli e privati, saliamo fin quasi in cima dove ci aspetta una veranda piena di piante, silenzio e luce infinita. Osserviamo l’orto rialzato e contempliamo il lentissimo crescere di erbe, fiori e piccole delizie che forse incontreremo ancora durante il nostro soggiorno.
Restiamo all’aperto e torniamo nel verde infinito che circonda la casa. Un piccolo tavolino solo per noi, un lettino slanciato verso l’orizzonte, un piede a mollo in piscina… quanta bellezza c’è da vivere qui, mentre l’aria fresca pizzica appena la pelle e rincuora anche la più torrida giornata d’estate.
Quando la sera arriva, è la Stube più regale ad aspettarci per cena. Il legno qui è chiarissimo, la luce morbida e squisitamente romantica.
Le sedie, ognuna con la sua particolare personalità, sono piccoli gioielli di intarsio e fantasia e il grande affresco racconta leggende misteriose: non serve altro, mentre gustiamo la raffinata e confortante cucina di montagna che lentamente ci accompagna, piatto dopo piatto, verso la notte.
Ritirarci nuovamente nella nostra casa nel prato è una gioia, il legno ci aspetta e ci accoglie con grazia, la luce si fa sempre più fioca, il sonno migliore arriva, mentre l’ultimo filo d’erba là fuori fa il suo inchino e si ritira nel buio. Ma noi non possiamo rendere omaggio al suo meritato commiato. Nel silenzio assoluto e nel letto più morbido, ormai, dormiamo già.
Grazie. Siamo stati bene qui,
Anna Quinz
Zirmerhof
Redagno di Sopra 59
39040 Redagno – Aldino
zirmerhof.com
Foto: Max Rommel