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March 17, 2021
Tzimtzum 02: annasa, nasicchia, tira su
Allegra Baggio Corradi
Siamo al buio, Giacobbe, siamo qui. Non solo si è rimpicciolita ogni cosa, ma viviamo all’interno di una condensazione nebulosa. Un sibilo continuo, inimmaginabile fino a pochi istanti prima che Bolzano si contraesse su sé stessa, ci perseguita. Dove siedi a mezz’aria sul tuo pianeta gassoso? Perché mi hai abbandonato, codardo! Torna subito qui.
È la mar quella che vedi ai tuoi piedi. Così come la Piave femmina di voi venetastri ustici e selvatici. E poi non mettere di mezzo mio nonno, arricciatore di nasi che non sei altro!
Se fossi qui, vedresti con i tuoi occhi che ci siamo finalmente liberati dal feudo di Roncolo. Il Ducato che abbiamo sempre ripudiato è andato al rogo con i suoi cerimoniosi affreschi e i suoi quattrocento cinquanta quintali di legno stagionato da sei secoli almeno.
Tu, introverso, appartato, ombroso antropizzatore del deserto libico, come hai potuto svignartela appena il piccolo bacino bolzanino ha iniziato a puzzare per davvero? Che codardo che sei! Gli afrori vomitevoli della folla domenicale sono ora delirio olfattivo. Prima era tutto solo nella tua mente, ora è come se, andatotene tu, fossimo noi fetenti putridi pedagni pisciosi a dover inalare tutte le puzze che ti sei lasciato alle spalle. Che codardo!
Te l’ho sempre detto che era il tuo essere malinconico a farti sentire certi odori. Periplo di miasmi e lezzi che anestetizzavano qualsiasi profumo oggettivamente tale. Nemmeno più il baccalà con le patate ti smuoveva più, il che è tutto dire. Codardo cacosmico che non sei altro! Torna subito qui con quel tuo nasino tarato sugli odori delle carogne. Annasa, nasicchia, tira su dal calderone di questa fetida pozzangheraccia nella quale ci troviamo a fluttuare, se ne hai il coraggio.
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