Moreness in December. Giorno sedici: il potere di una leggenda contro la nausea
Ora che la montagna è sulla bocca di tutti, noi vorremmo riportarla semplicemente negli occhi e nei pensieri, collezionando osservazioni, riflessioni, appunti, annotazioni, che lei stessa ci ha ispirato. Partendo dai contenuti di Moreness, ma non solo, il nostro “more than Advent Calendar” arriva fino al 31 dicembre, e non è dunque né pre-natalizio né celebrativo, ma piuttosto un compendio corale di 31 brevi lettere d’amore per le nostre Dolomiti.
Partendo da San Candido, per arrivare al lago di Misurina, ci sono diversi tornanti. Non ho mai avuto uno stomaco particolarmente simpatico, difatti per un lungo periodo, nella mia infanzia, preferivo chiamarlo “stocamo” e lui di rimando si prende tutt’oggi la sua personale vendetta facendosi aiutare dalla nausea in situazioni come quella. La mia fortuna più grande era che accanto a me per diversi anni, nei sedili posteriori della macchina di mio padre, ci fosse mia nonna, che di modi per distrarmi dalla colazione che tornava su ne aveva molti. Quello preferito era prendermi una mano nelle sue, rugose ma sempre calde, richiamarmi a sé con i suoi occhi grandi e quella cicatrice sul naso che mi faceva impazzire e cominciare a raccontarmi una storia. Non c’era l’imbarazzo della scelta per lei, si doveva trattare di una delle leggende delle Dolomiti, le conosceva tutte a menadito e ogni volta che eravamo in prossimità di un luogo che ne aveva una tutta sua, la tirava fuori dal cilindro della sua memoria. Quando andavamo a Misurina, sapevo già che mi avrebbe ricordato che non si trattava di un lago qualsiasi. Perché Misurina inizialmente non era affatto uno specchio d’acqua ma una bambina dispettosa e viziata rimasta orfana di madre, con un padre che di mestiere faceva il re di un regno che comprendeva Tofane, Antelao, Marmarole e Tre Cime di Lavaredo e di nome Sorapiss. Quando la figlia scopre che una fata sul Monte Cristallo possiede uno specchio in grado di leggere il pensiero di chi lo usasse, il re si fece carico del desiderio della figlia e di realizzarlo. La fata dal canto suo impose subito delle condizioni a Sorapiss: lo specchio poteva essere suo, ma il re in cambio sarebbe diventato una montagna per fare ombra alle piante del suo giardino. Misurina non era affatto dispiaciuta dell’idea di poter correre su e giù sulle pendici del padre e quello specchio lo voleva con tutta se stessa, ma quando la trasformazione ebbe effetto la bambina fu portata con sé dal re verso l’alto e, avuto un capogiro, cadde nel vuoto. Il povero padre era a dir poco distrutto dal dolore e cominciò a piangere: le sue lacrime divennero ruscelli e questi formarono quello specchio d’acqua che oggi chiamiamo lago di Misurina.
Arrivati a quel punto, le curve erano finalmente finite e se spostavo gli occhi, scoprivo che c’ero finita dentro anche io in qualche modo dentro quella storia: la macchina percorreva gli ultimi chilometri della strada che ci portava al lago, si vedevano le Tre Cime di schiena delle volte spruzzate di neve, le mucche e i cavalli lasciati a brucare nei prati e poi arrivava lei, quella distesa d’acqua abbastanza grande da riflettere tutto ciò che le stava intorno. In fondo, si dice che lo specchio della fata si ruppe in mille pezzi quando Misurina cadde nel vuoto e che quei pezzi siano proprio lì.
Nel frattempo sono diventata abbastanza grande da aver esplorato tutte le cime e le valli che si fanno belle nel suo riflesso, le conosco a menadito come mia nonna conosceva le loro storie. Quando se ne è andata, perché la vita ha questo brutto vizio di lasciarci più soli in determinate circostanze, ho comprato un libro che le raccogliesse e non è stata affatto una buona idea provare a leggerle per sostituire la sua assenza durante quei tornanti. Allora ho optato per una soluzione migliore: ogni volta che scendo dalla macchina e arrivo alle rive del lago, ci guardo dentro, chiedendomi ancora se l’acqua sia salata come le mie lacrime, e cerco il suo volto, mi chiedo se ovunque sia ha avuto modo di incontrare Misurina, Sorapiss e tutti gli altri personaggi che mi ha permesso di conoscere. Quando mi allontano, ho le guance umide e capisco che ho contribuito anche io come la leggenda a questo specchio d’acqua.
SUGGESTIONI PER IL GIORNO SEDICI:
* Racconti di montagna, AAVV (Einaudi)
* I Monti pallidi, Karl Felix Wolf (Mursia)
* Dieser stete Begleiter, Maria Oberrauch in Moreness 01 – Above the Tree Line
Immagine: estratto da Moreness 01 – Above the Tree Line