Food

February 24, 2020

Ragoût Food: cibo, viaggi e vita
Intervista a Virginia Simoni

Maria Quinz

È una mattina luminosa. Il calore del sole regala buonumore mentre, in anticipo sull’appuntamento, mi rilasso su un avvolgente divano in pelle aspettando Virginia Simoni. Sono felice di aver scoperto questa Coffee House milanese. L’atmosfera invita a rallentare i ritmi in un’ambiente caldo e confortevole, arredato con la semplicità di elementi in legno naturale e piante aeree, tra grandi vetrate e pareti grezze…e il caffè è buonissimo! Non mi stupisce che Virginia abbia scelto questo luogo per incontrarci. Virginia vive tra Rovereto e Milano, lavora nel settore della comunicazione food e beverage, crea contenuti per siti di cucina e lifestyle ma soprattutto cura, dal 2012, il suo progetto più speciale e amato: il blog Ragoût Food, tra i primi nati in Italia nel settore.

Bello affidarsi a un’esperta del “buon vivere”!

Ragoût Food – come scrive Virginia nel manifesto del suo blog, propone ai lettori “una piccola guida al buon cibo” e ai molteplici luoghi di ristorazione che meritano di essere scoperti. I post del blog ci proiettano in realtà – dalla trattoria al ristorante stellato – capaci di risvegliare in chi legge, la voglia di assaggiare e scoprire nuovi mondi del gusto in totale relax e piacevolezza. Come ci spiega Virginia, il verbo ragoûter in francese vuol dire “remettre en appetit” ovvero ravvivare, risvegliare l’appetito.

Cibo, viaggi e vita” sono la materia prima che anima le proposte di Virginia, con la voglia di condividere aromi e sentori, atmosfere confortevoli e accoglienti, storie di vita e bellezza. 

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Autenticità e tradizione (con una spruzzata di contemporaneità); attenzione alla sostenibilità e genuinità dei piatti, conditi con il comfort e la cura dei dettagli degli ambienti: sono altri elementi cari a Virginia (e ai suoi lettori) nelle appassionate esperienze di buon cibo che ci propone il blog.

Leggendo Ragoût Food e guardando le belle immagini del profilo Instagram di Virginia, mi viene subito un certo appetito. Ho iniziato a segnarmi alcuni luoghi che vorrei sperimentare assolutamente a Milano, mentre la nostalgia dei profumi delle Stube inizia a risuonarmi nel petto. Ora lascio la parola a Virginia (felice di aver risvegliato familiari e nuovi stimoli gastronomici… ).

Virginia, come nasce il progetto del blog Ragoût Food?

 Nel 2011, dopo la laurea (ho studiato Comunicazione e gestione dell’arte e della cultura allo Iulm), la mia idea era di lavorare nell’ambito dell’arte contemporanea, in gallerie o musei. Ho fatto un’esperienza nel settore a  New York e in seguito, dopo aver visto che il mercato dell’arte era più vivace a Hong Kong, mi sono trasferita lì dove ho fatto pratica in realtà come la Gagosian Gallery e in un magazine di moda. Quando sono arrivata non conoscevo nessuno, però ho cercato fin da subito di seguire le proposte che reperivo online per capire dove andare o cosa fare. Avevo scoperto molti blog interessanti che in Italia erano ancora poco utilizzati. Anche Instagram ha esordito a Hong Kong, quando qui non esisteva ancora. Una volta rientrata a Milano ho cercato di approcciare la città allo stesso modo, andando alla scoperta di nuovi posti e diventando un riferimento per gli amici. Mi sono detta a un certo punto: perché non condividere questa mia passione anche con gli altri? Così ho aperto Ragoût Food nel 2012. Ho creato il mio blog da sola, senza mai aver fatto nulla del genere prima.

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Da quali luoghi sei partita?

Ho iniziato a scrivere su Milano soprattutto recensioni di ristoranti e poi ho aperto il profilo Instagram. Ricercavo posti che fossero particolari, interessanti, con uno stile di un certo tipo. Chi mi segue sa che ho un gusto particolare e comunico solo contesti che corrispondono al mio mood. Posso dire che questo è stato uno dei primi blog su Milano a tema food e ristorazione. Da lì in poi la cosa è esplosa, altri hanno iniziato come me. Da Milano mi sono spostata poi più verso il travel. La mia grande passione sono i viaggi. Ho iniziato così a realizzare piccole guide e proposte di tour gastronomici.

 Scrivi anche ricette?

 Sì, perché diverse aziende le richiedono. Questa parte del mio lavoro è nata spontaneamente in un secondo momento, ma ho scoperto che mi piace molto. Spesso parto da alcuni temi che poi sviluppo creando delle ricette nuove. Amo molto cucinare. Molti mi definiscono food blogger ma in realtà non mi riconosco del tutto in questo. Cucinare non è il mio principale interesse, anche se è diventato una parte consistente dei miei progetti professionali. Sono più orientata verso i viaggi, sono molto curiosa di natura…

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 Quanto contano le immagini nel tuo blog?

Tutto quello che si trova sul blog e Instagram l’ho realizzato io (a parte qualche rarissimo caso). Fotografo spesso con il telefono, cosa che mi permette nel quotidiano di cogliere con immediatezza le esperienze. Per i progetti più complessi e in viaggio uso una macchina professionale leggera. L’immagine è per me molto importante: ricerco la bellezza. Credo che gli studi improntati sull’arte abbiano plasmato il mio sguardo nel coglierla. Ho un occhio allenato al bello e all’iconografia. Desidero che ogni immagine racconti qualcosa o simboleggi qualcosa. Quando scatto una foto mi piace che ci sia già un racconto e che si comunichi nell’immediato. Posto poco proprio perché sono molto esigente. Voglio proporre fotografie che mi corrispondano in tutto.

 Invece che rapporto hai con la scrittura?

La scrittura mi piace a momenti alterni. Il mio primo lavoro è stato proprio nella redazione di una rivista. Ho una formazione professionale anche editoriale. Il problema è che oggi (per via del linguaggio Seo) è difficile scrivere in modo autentico, se hai un sito. Questo accade soprattutto in alcuni lavori su commissione, dove il cliente chiede che i testi abbiano massima visibilità. Io ricerco una scrittura genuina… chi mi segue lo sa e lo apprezza. Mi arrivano molti feedback che mi confermano proprio questo: si vede che scrivo per passione al di fuori dalle logiche commerciali. Spesso mi invitano a provare nuovi ristoranti, ma vado solo se penso di trovare qualcosa che mi ispiri realmente.

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Hai dei piatti particolarmente cari (o della tua memoria)?

La mia famiglia è per metà sarda, da parte di mamma, mentre dall’altra è veneto-piemontese (il nonno è di Valdobbiadene e la nonna di Biella). Nella mia infanzia ho vissuto tra queste due realtà agli estremi. Tra le due cucine ho amato moltissimo quella di mia nonna sarda che amava realizzare piatti semplici e poveri ma ricchi di sapori veraci. La pasta con sugo e salsiccia al finocchietto di mia nonna è per me emblematica e irripetibile…La cucina di parte paterna è più territoriale. La cucina biellese è montana e a sua volta molto povera; è stata sempre un luogo di pastorizia. Si trovano ottimi formaggi, la polenta, e piatti di riso del vicino vercellese. Adoro la polenta concia biellese… È a base di farina gialla mantecata con formaggio locale e burro. Si mangia al cucchiaio perché è liquida. È il piatto della domenica, che si usa magiare – come in un pellegrinaggio – al suggestivo Santuario di Oropa, incastonato con la sua grande cupola tra le montagne. Intorno al santuario della Madonna Nera, ci sono molti ristoranti tipici che propongono la polenta concia. Anche chi non è credente ma della zona, prova un legame forte con questo luogo. C’è una ritualità e un bellissimo significato nel legame con la montagna.

Qual è il tuo rapporto con il Trentino, in particolare Rovereto?

Inizialmente ho vissuto il territorio come una turista, quando ho iniziato a lavorare a Rovereto, tre anni fa. Il mio compagno è del posto ma allora lavorava a Milano. Ho trascorso un anno da sola, tra Rovereto e Trento. Da subito naturalmente ho iniziato a ricercare i luoghi dove andare, da provare e condividere. franz  e JOSEF mi hanno aiutato moltissimo! Quella di Rovereto è una realtà che mi piace molto e ha delle eccellenze culturali importanti come il Mart e la Casa d’arte Futurista Depero. C’è la libreria Arcadia che è un luogo di cultura e numerosi festival. Ho fatto un post sui ristoranti di Rovereto e ho scritto anche delle tante esperienze che si possono fare in Val Lagarina, dalla vendemmia, alla visita nell’Antica Torrefazione Bontadi o a Borgo dei Posseri a fare l’eno-tour.

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Quali altri luoghi e piatti prediligi nei dintorni?

Amo girare nei weekend un po’ ovunque sul territorio. Sono convinta che ci siano realtà che meritino, anche nei luoghi più sperduti. Ho fatto dei post su Merano e vorrei farne a breve uno sulla Val d’Ultimo perché ho visto dei contesti bellissimi. In Alto Adige prediligo l’Alta Badia e valli meno battute come la Val Ridanna e la Val Aurina. La Val di Fassa in Trentino. Tra i piatti, naturalmente mi piacciono i canederli nelle loro tantissime varianti e poi i Kaiserschmarrn. Nei rifugi ritrovo quei gusti molto montani che mi fanno sentire a casa. Apprezzo moltissimo la ricerca sul cibo che si fa in Alto Adige, dove la cura  è quasi maniacale. Prodotti e materie prime sono ottimi e non manca la voglia di innovarsi. In genere preferisco i piatti della tradizione, però è bello trovare cucine locali che ricercano abbinamenti e sperimentazioni più azzardate e inaspettate.

Come vivi la vicinanza con le montagne?

In questi tre anni ho capito – purtroppo o per fortuna –che la mia prospettiva privilegiata è quella di guardare le montagne e viverle appieno da una prospettiva precisa. Adoro camminare concentrandomi sul mio passo e credo di avere un’ottima resistenza. Amo il paesaggio, la roccia e il bosco con i suoi suoni e odori; sentire il ritmo che hai nel respiro. È una sensazione che mi apre alla meditazione, come quando faccio yoga. Mi piace stare “dentro la montagna”, anche se non scio o pratico sport particolari. Abitare a valle per lavoro e sentire la montagna lontana non è quello che mi fa stare al meglio… Preferisco forse vivere altrove la quotidianità ed esperire la dimensione montana in più rari momenti, ma a 360 gradi, con tutti i sensi allertati.

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Chi ti segue maggiormente?

Il mio target è soprattutto quello delle giovani donne tra i 25 e 34 anni, viene poi in seconda battuta la fascia tra i 35 e i 44. Mi seguono in particolare le coetanee che vogliono coinvolgere compagni e amici nelle loro esperienze culinarie e di viaggio. Adesso molte di loro hanno già famiglia e mi chiedono consigli su dove andare con i bambini. Per ora non ho un mio sguardo su questo, un domani vedremo. Il progetto è molto personale, quindi si evolverà con me…

Hai qualche progetto futuro legato al blog?

Vorrei che il blog diventasse sempre più una community legata al viaggio ma sempre con un focus sul cibo. Mi piacerebbe che Ragoût Food potesse diventare uno spazio di scambio e condivisione. C’è da dire che oggi gli ambiti food e travel sono sempre più legati. il turismo ormai è fortemente gastronomico. C’è una nuova consapevolezza della qualità del cibo, del valore della genuinità, che si unisce al desiderio di rivivere le tradizioni e la cultura locale. Quello che i miei lettori mi chiedono maggiormente è proprio dove possono mangiare un piatto realmente genuino, con profumi e sapori veri, in un contesto non turistico, non commerciale. Spero di riuscirci ogni volta, arrivando a comunicarlo nel modo più autentico e diretto…

Foto credits: Virginia Simoni

 

 

 

 

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