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May 15, 2019

La sperimentazione inizia quando si inciampa: Shit! di Erik Kessels al foto-forum

Francesca Fattinger

Imperfezioni. Fallimenti. Inciampi. Aspetti di cui ci vergogniamo. Eccoli. E quanti! La nostra vita ne è piena, e ne abbiamo una dannata paura. Appena diventano evidenti ci preoccupiamo, vogliamo nasconderci, far finta di niente; ci osserviamo intorno ossessionati così la paura diventa sempre più grande fino a divorarci, così per intero. Un bel boccone e via! Voilà, non c’è spazio per entrambi! Era l’unica soluzione… 

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Ma se non fosse così? Se invece fosse proprio da lì che si può sperimentare, innovarsi, ricominciare? Così la pensa l’olandese Erik Kessels – lo “stregone delle immagini” per alcuni e l’”antropologo moderno” per altri – che ritiene lo sbagliare una vera e propria arte, da celebrare come parte essenziale del processo creativo. Quindi addio vergogna o paura del fallimento e benvenuta sperimentazione. Proprio in un momento in cui sembra che tutto il mondo vada alla ricerca della perfezione, forse è nell’imperfezione che potremo scovare nuovi modi di guardare e di pensare. E se non siete ancora convinti buttatevi nella lettura del suo best-seller Failed It!

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Lo stesso vale per tutto ciò che fa parte della nostra quotidianità e di cui ci vergogniamo mortalmente, ma di cosa è davvero giusto vergognarci? Qual è la vera shit di cui parla il titolo della mostra che ha inaugurato ieri sera alle 19 alla Galleria foto-forum e che sarà visitabile fino al 15 giugno 2019? Le immagini degli orrori e della disumanità della Seconda Guerra Mondiale o l’immagine dei soldati tedeschi che defecano in battaglia? Dove finiscono la dignità e la vergona in situazioni così al limite? Esistono ancora? Questa la domanda che le sue fotografie ci lanciano provocando ironicamente i nostri occhi e non solo…
Abbiamo avuto la fortuna di avere Erik Kessels a disposizione a Bolzano per due occasioni in particolare. Venerdì 10 maggio alla Libera Università di Bolzano in cui ci ha parlato della sua passione per la “fotografia vernacolare e amatoriale”: come partire da fotografie trovate sul web o nei mercatini delle pulci ed editarle trasformandole in nuove storie da raccontare e inventare? Insomma partire dalla realtà per rendersi conto che la realtà supera sempre e comunque la fantasia e assecondare questa scoperta per non consumare le immagini o farci consumare da esse, ma trovare nuove e alternative strade nell’affollata autostrada delle immagini che sembra volerci accerchiare sempre di più non lasciandoci altra via possibile da percorrere.

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Dall’11 al 12 maggio invece i partecipanti al workshop Small Universe hanno avuto in mano una lente di ingrandimento speciale. Partendo dalla città e arrivando alle case e in esse agli appartamenti, e dagli appartamenti agli spazi nascosti in essi e negli spazi agli oggetti in essi accatastati e negli oggetti alle proprie storie accanto a quelle di chi quegli spazi, quegli appartamenti, quelle case, quelle città le ha abitate, vissute, amate, odiate, desiderate, sofferte. Così le ossessioni non possono che ingrandirsi e l’intimità emergere prendendo sempre più voce e urlando le storie che vi si celano e che altrimenti non sarebbero state ascoltate o peggio ancora sarebbero restate mute. 

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Foto 1 e 4: Tiberio Sorvillo; Foto 2, 3, 5: Erik Kessels

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