People + Views > Bloggers
January 31, 2019
Verknüpfungszwang #14: La posta in gioco
Allegra Baggio Corradi
Che si tratti di un luogo, una posizione, un servizio, una scommessa o un desiderio, la posta consiste sempre in uno scambio che dipende, in maggiore o minore misura, dalla fortuna. Il cacciatore non può mai essere certo che la sua posta sarà fruttuosa. Lo scommettitore non è mai sicuro di aggiudicarsi la posta in gioco. Il destinatario spera sempre di agguantare occàsio per il ciuffo mentre ritira la posta. La fortuna, tuttavia, è capricciosa e all’uomo moderno le bizze non piacciono. Meglio livellare, asfaltare, standardizzare, facilitare, accelerare. Dunque, la posta.
Sul finire del Quattrocento l’incremento dei viaggiatori portò ad un’implementazione delle vie di comunicazione. Nel 1489 in Tirolo venne istituito il primo servizio postale che collegava la città di Innsbruck con Mechelen in Belgio passando per Augusta e Spira. La gestione della principale via di collegamento europea venne affidata dall’Imperatore Massimiliano I alla famiglia di origine bergamasca dei Tasso o Taxis, che si occupò del servizio postale fino alla fine dell’Ottocento. I Tasso suddivisero la rete a loro affidata in diverse parti, gestite da rami individuali della famiglia.
Insieme al sistema postale si profilò un nuovo sottobosco letterario. Al 1562 risale la prima guida di viaggio che rende testimonianza delle stazioni altoatesine. Presso Trento, San Michele all’Adige, Egna, Bronzolo, Campodazzo, Colma, Bressanone, Mezzaselva, Vipiteno, Steinach, Matrei e Innsbruck si cambiavano i cavalli, si scambiavano pacchi e lettere e i viaggiatori potevano ristorarsi.
Ottavio Codogno, maestro delle poste milanesi e luogotenente, si ravvedè dell’importanza di aiutare i viaggiatori lungo il loro percorso e ricordò nel suo Novo itinerario (1620) che “l’haver io veduto, che molti errori si commettevano, si col drizzar le lettere per il mondo, come anco nel correre delle poste, presi occasione di mandare alle stampe un itinerario”. Indefesso estintore delle nebbie burocratiche meneghine, Codogno mise in chiaro i doveri dei corrieri e dei maestri di posta che aveva notato essere negligenti e indicò ben 585 itinerari postali percorribili, precisando i giorni delle partenze dei corrieri e delle coincidenze per essere d’aiuto ai viaggiatori nella scelta del percorso migliore.
Paul Hentzner descrisse il proprio viaggio attraverso l’Europa nel suo Itinerario (1612), registrando le proprie osservazioni sulla vita economica dei luoghi visitati e offrendo brevi descrizioni di monumenti e chiese. Ricettivo al plurilinguismo altoatesino, Hentzner chiamò Bolzano con i seguenti nomi: Pozzenum, Blondo Banzanum, Bolgiano, Bolsano, Pozzen, Comitatus Tirolensis in Alpibus municipium perlautum ac opulentum emporio.
Sorge spontanea la domanda. Che valore ha la geografia postale nella costruzione di un’identità nazionale e individuale? Un luogo è forse definito dal suo nome? In Alto Adige la questione toponomastica rinnova i contrasti culturali e politici della popolazione e le autorità locali almeno una volta all’anno. Meglio non pronunciarsi in merito, ma ricordare soltanto che l’uomo parla, agisce, pensa e costruisce convenzioni per ovviare al babelismo. Il sistema postale ne è un esempio. Sembra che la disorganizzazione spaventi perché sottende il caos, conduce all’anarchia. Meglio formulare definizioni e definire formulari. Meglio ancora se ciò che si posta ha un linguaggio affettato. Tagliare a fette sottili un ippopotamo obeso è più semplice che doversi arrampicare sulle pieghe della sua pancia per nutrirlo. Se si continua a tagliare non rimarrà nulla. Tolto il pingue ingombro non resterà che piangere. Se si continua a tagliare quale sarà la posta in gioco?
Alla prossima connessione! Alla prossima compulsione! La conclusione.
Immagine: Allegra Baggio Corradi/franzmagazine
Comments