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June 1, 2017
Bolzanism: alla scoperta di abitati e abitanti
Mauro Sperandio
Di cosa è fatta una città? Di spazi, pieni e vuoti, e di persone che li animano e riempiono, rendenoli vivi, accoglienti e produttivi.
Come interagiscono tra di loro le persone in questi spazi? In che modo questi luoghi diventano e restano vivi? A queste domande, focalizzandosi sui complessi abitativi dell’edilizia popolare, si rivolge il progetto Bolzanism, ideato e realizzato dalla bolzanina Cooperativa 19 e da Campomarzio, collettivo di Trento formato da architetti ingegneri ed una sociologa. Incontriamo Alessandro Busana di Campomarzio per scoprire di più di questa iniziativa…
Cos’è Bolzanism?
Bolzanism è un’esperienza di conoscenza della città di Bolzano, incentrata su due delle sue componenti fondamentali: i grandi complessi di edilizia popolare e le persone che vi abitano.
Tra i tanti edifici che formano la periferia Ovest della città ne abbiamo individuato cinque tra i più interessanti per profilo storico, sociale e architettonico, avviando una fase di ricerca su materiali d’archivio ed esplorazioni dei luoghi durata alcuni mesi. Abbiamo appena cominciato la fase interattiva del progetto che, attraverso un’installazione itinerante posizionata ogni settimana in un cortile diverso, racconta agli abitanti l’origine e l’evoluzione dei caseggiati in cui vivono, contestualizzandola all’interno delle più articolate vicende della città. In questi eventi stimoliamo e raccogliamo il racconto degli abitanti sulla loro vita in questi edifici, le loro “micro storie”, attraverso un dialogo informale che completa il ritratto di quelle che consideriamo a tutti gli effetti delle piccole ma dense comunità.
Chi sono i promotori di questo progetto?
Bolzanism è frutto della collaborazione inedita tra Cooperativa 19 – cooperativa di progettazione culturale operante a Bolzano – e Campomarzio, collettivo formato da architetti, ingegneri e una sociologa, che lavora a Trento e sulla città di Trento dal 2012.
Il progetto nasce come “percorso” per la Piattaforma delle Resistenze 2017 e prova a rispondere alla tematica lanciata quest’anno, ovvero “reagire all’instabilità e all’insicurezza”, fornendo nuovi strumenti. Bolzanism è stato realizzato con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano – Servizio Giovani, Provincia Autonoma di Trento e Regione Trentino Alto-Adige e si avvale del supporto di Ipes – Istituto per l’Edilizia Sociale dell’Alto Adige con cui abbiamo condiviso intenti e obiettivi fin dalle prime fasi di ricerca, tanto da venire agevolati nello studio dei complessi gestiti da questo ente e nell’interazione con gli inquilini.
Perchè proprio Bolzano?
“La missione dell’architettura in questo secolo è salvare le periferie”, questo diceva Renzo Piano in una lecture alla Columbia University di New York solo un paio di anni fa, intuendo con grande lucidità come al giorno d’oggi le tematiche di integrazione e lotta alla ghettizzazione siano la sfida centrale di ogni città occidentale. In quest’ottica Bolzano rappresenta, nel suo piccolo, un fenomeno unico in Italia, perché si è dovuta confrontare nella sua storia recente con la continua necessità di dover creare nuove parti di città evitando fenomeni di disgregazione urbana e sociale, nonostante una popolazione che crescendo continuava a mutare nella sua composizione culturale e nella sua struttura economica.
Agli occhi di un urbanista, la città si presenta adesso come un enorme laboratorio ancora attivo, dove nel corso dell’ultimo secolo si sono sperimentate in continuazione molteplici forme dell’abitare collettivo per far fronte all’enorme e rapida crescita demografica avviata con il “processo di italianizzazione” negli anni ‘20.
Abituati alla condizione tipica italiana di periferie informi e dominate dalla speculazione edilizia, Bolzano ci è apparsa quindi come una realtà dotata di un suo carattere specifico, che si materializza proprio in quella che è considerata da molti la parte meno nobile perché apparentemente priva di una sua identità.
Si può quindi dire che siamo qui per imparare dalla città e dai suoi abitanti, prendendo nota dagli errori che possono esserci stati e facendo tesoro dei successi che la città ha raggiunto ma che spesso ignora.
Quali aspetti inattesi vi ha svelato la fase di ricerca?
La fase di ricerca è stata più complessa e interessante del previsto, visto che da “non residenti” di Bolzano ci siamo dovuti immergere nella sua storia recente, fatta di conflitti profondi e cambiamenti repentini in parte ancora da metabolizzare. Questa condizione di estraneità ci ha però permesso di apprezzare la qualità di molte operazioni architettoniche e urbanistiche che si sono susseguite nel corso dell’ultimo secolo. Ricostruendo la storia dei complessi abbiamo potuto vedere come molte di esse rappresentassero al momento della loro ideazione e costruzione delle piccole utopie, basate su teorie urbanistiche e sociali figlie delle diverse epoche. La cosa sorprendente non sta però tanto nel singolo edificio quanto nel confronto tra i vari complessi, che mette in luce come la città abbia fatto ricorso più volte a diverse strategie di insediamento per far fronte alla forte pressione demografica che l’ha contraddistinta. Per fare un esempio ogni grande complesso che abbiamo analizzato attribuisce allo spazio pubblico un ruolo differente, plasmando quelli che sono i luoghi deputati alla formazione e all’identità della comunità in maniera completamente diversa. La creazione di giardini, porticati e spazi comuni è infatti il primo indicatore progettuale dell’idea di comunità che si intende insediare in un edificio composto da centinaia di alloggi, e nonostante questo tema sia presente in ogni caso studiato ci siamo trovati di fronte alle forme e alle strategie più diverse anche se stiamo parlando di progetti praticamente realizzati in sequenza.
Come hanno reagito gli abitanti delle costruzioni interessate da Bolzanism?
Al momento abbiamo fatto solamente il primo dei cinque eventi previsti e quindi trarre delle conclusioni forse è prematuro. Quello che abbiamo verificato però, sia in fase di ricognizione sia durante la prima presentazione, è la grande voglia di raccontarsi da parte degli abitanti con cui siamo entrati in contatto. La sensazione è che l’occasione di poter parlare della storia della propria casa e del proprio quartiere sia un espediente per poter riuscire a recuperare anche la propria individualità all’interno di un racconto più grande e di una storia più articolata. Ci aspettavamo molte critiche, ma al momento il sentimento che prevale sembra la nostalgia dei tempi in cui quelle architetture così innovative rappresentavano per molte persone l’ingresso in una dimensione moderna e ricca di speranza.
Da quanto osservato, considerata la particolarità del tessuto sociale bolzanino, credete esista un senso di appartenenza collettivo? Quali sono i caratteri attuali di questa identità?
È difficile poter dare una risposta oggettiva e valida per l’intera città, considerando che siamo appena all’inizio della nostra fase interattiva e che in questa esperienza ci occuperemo esclusivamente di cinque complessi, situati tutti nell’area di Bolzano Ovest. La sensazione al momento è che per gli abitanti coinvolti sia molto più facile riconoscersi nella comunità che vive nel proprio edificio, piuttosto che nel proprio quartiere o in una città che è caratterizzata dall’avere due strutture sociali omologhe e parallele.
Questo spirito di appartenenza lo abbiamo potuto riscontrare soprattutto negli abitanti più giovani, su cui ormai non grava più il peso delle grandi trasformazioni che hanno costruito la Bolzano che oggi conosciamo e che vivono la periferia come una parte della città. Di converso, la popolazione anziana inevitabilmente è ancorata al passato e fatica ad accettare quelle trasformazioni sociali e culturali che, oltre ad essere una condizione comune in ogni città europea, rappresentano l’elemento che contraddistingue la storia di questa città.
A quali nuove sfide o adattamenti la comunità non potrà sottrarsi?
In un momento storico come quello attuale, contraddistinto da una crisi economica, sociale e politica che sta cambiando radicalmente le prospettive di ogni livello di comunità, partendo da quella cittadina per arrivare a quella continentale, le sfide che si prospettano sono molteplici. In primo luogo è necessario impegnarsi nella costruzione di modelli di sviluppo alternativi a quelli basati sulla crescita infinita che ci hanno guidato dal secondo dopoguerra ad oggi ma che stiamo lentamente e inconsapevolmente abbandonando.
Se possiamo cogliere una lezione dalla storia recente, e nel piccolo anche dall’esperienza di Bolzanism, possiamo affermare che non è possibile cercare in un’unica disciplina come l’architettura la risposta a queste domande, ma che è necessario lavorare integrando differenti capacità, al fine di elaborare una strategia che funzioni sul lungo periodo e non si riveli invece un’utopia.
Da progettisti però crediamo che la comunità debba essere l’elemento centrale di ogni futura discussione, e attraverso questa esperienza stiamo verificando da vicino come vi sia una forte correlazione tra una comunità in apparente disgregazione e lo stato di utilizzo degli spazi pubblici nei quali la stessa comunità dovrebbe manifestarsi, ma che attualmente ci appaiono deserti e privi di identità.
Quindi se dovessimo identificare un elemento da cui partire nel recupero di questi complessi sarebbe proprio quello degli spazi pubblici, cercando di renderli finalmente un luogo di incontro e condivisione dove la comunità si possa rigenerare autonomamente attraverso un’integrazione spontanea, innescata da attività semplici come il gioco dei più giovani e le attività culturali, di cui Bolzano abbonda ma che sono spesso relegate in contesti ritenuti troppo lontani dagli adulti. Può sembrare complesso e forse lo è, ma la nostra prima esperienza “sul campo” ci ha mostrato una comunità viva e reattiva ben distante dall’immagine immobile e rassegnata che gli stessi abitanti avevano di sé.
Quali saranno i prossimi appuntamenti con Bolzanism e la sua mostra itinerante?
“Dov’è finita via Belluno?”
incontro: 7.06 ore 17.00
mostra: 7.06 – 13.06
Lotto 1 di via Cagliari – nel passaggio verso Via Milano, tra i civici 28 e 34
“Cosa ci fanno delle Inglesine a Bolzano?”
incontro: 14.06 ore 17.00
mostra: 14.06-20.06
Inglesine – cortile con l’anfiteatro, in Via Cagliari 21
“Quante case operaie ci stanno in un Supercondominio?”
Incontri: 22.06 ore 17.00
Mostra: 22.06 – 28.06
Piazza Matteotti
Foto: Marco Vitale
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