Berretti, lana, cuore e una grande B. che racconta un mondo intero:ecco Bianca e La Maison Blanchine

Nel 1988 a Riva del Garda è nata Bianca Risatti. Che già dal nome – Bianca – lasciava presagire una persona e una personalità fatte di forza e leggerezza, bellezza e grazia, decisione e dolcezza. Perché i nomi, io credo, non vengono per caso.
Bianca oggi è quello che il suo nome racconta. E anche di più. Imprenditrice con la testa piena di dee, ha deciso che ogni testa, non solo la sua, meritassero di starsene al calduccio, protette da un abbraccio che lei ha trasformato in berretto. La Maison Blanchine è la sua impresa, che da un gomitolo di lana calda e morbidissima, fa nascere come per una magia – fatta di ferri e mani che li muovono con sapienza – berretti colorati che sono una delizia. Una mission chiara e decisa, profonda nei contenuti e emozionale nelle forme, un lavoro forte sull’immagine del brand, sugli immaginari che porta con sé e sul linguaggio. Che parte tutto dalla B. di B.ianca, passando per B.erretto, B.lu (il colore scelto per rappresentarsi) e tante altre B.ellezze.
Poi, dentro e dietro a questa impresa c’è molto altro.E a raccontarcelo è la stessa Bianca, che presto, se vorrete, vi insegnerà i suoi segreti in un laboratorio speciale in un posto speciale. Scoprite dove e quando e andate a incontrarla, vi incanterà.
Bianca, chi è Bianca, cosa fa e perché lo fa?
Iniziamo dalle cose semplici. Sulla carta: Interior, Visual & Graphic designer.
2011: appena laureata, sono stata fortunatamente catapultata nel team creativo di una grande azienda che mi ha dato l’opportunità, per più di un anno, di ‘parlare’ con il mondo.
Amo tutto quello che è concetto, istante e idea. Grazie al mio nuovo incarico in azienda (mi occupavo di Visual Window design) nel 2012 ho carpito l’input, così ho continuato a studiare, specializzandomi proprio in Visual e Concept design di spazi commerciali.
Ma quella stessa strada, dalla casa all’ufficio di via Broletto 5 a Milano, tutti i giorni, non mi bastava – volevo di più, o meglio, quello che per me era il “di più” – e da lì ho ricominciato.
2013: sono tornata alle origini. Tra le mie amate montagne trentine: ho distrutto tutto quello che era stata la mia vita e il mio lavoro fino ad allora ed ho ricominciato.
Così ho iniziato a costruire la mia vera Impresa: perché voglio fare del mio pensiero il mio lavoro, e con il mio lavoro voglio comunicare al mondo, cambiarlo e renderlo più B.ello. Insieme.
Come e quando e perché nasce La Maison Blanchine? (e il perché di un nome?)
Era uno di quei pomeriggi d’ufficio milanese.
Stavo malissimo, ero nel pieno della mia pre-distruzione globale di sistemi prestabiliti e pensieri che m’attanagliavano la testa.
Me lo ricordo benissimo quel momento, anzi B.enissimo.
Fumavo una sigaretta, in cortile: ho avuto un’idea.
Da quel momento, tutti gli astri (che vorrei tanto fossero quelli di Rob Bresny, perchè B.resny – sappiamo tutti – ha un puntino in più degli altri) si sono chiacchierati tra loro per far sì che io, passo dopo passo, la potessi realizzare. (qui le Z ci piacciono molto Quinz!)
In quest’epoca dove tutto corre veloce, dove il tempo si sta accorciando sempre più e le persone si conoscono sempre meno.
Dove la gente non ha da dirsi più nulla, e se ce l’ha – lo teme, io penso a cambiare.
Ecco: voglio cambiare il mondo, e inizio da me.
Da qui, da questa mia necessità che si è poi trasformata in volontà ho creato B.
Con B. ho scritto il primo tassello di un progetto molto più grande che è La Maison Blanchine.
Perché più che un lavoro, la vivo come una missione a cui non posso ritrarmi.Il perché non lo so, forse perché sono cresciuta a pane e B.attiato, ups – Battiato.
LMB è una dimensione speciale che ti accoglie sempre e dalla quale non te ne andresti mai perché lì è come viaggiare, anche stando fermi in un punto.
Voglio che sia un luogo dove lo spazio e il tempo non esistono perché lì stai B.ene ma bene per davvero. Che ora non si può raccontare, ma vivere.
Perché lì scopri cose che solo il Bianco ti può dare, che è l’insieme di tutti i colori del mondo per tutte le persone del mondo.
Perché oltre a patacca, pistola, nanetto… quella persona tanto speciale per me mi chiamava anche così, Blanchine.
E nel nostro territorio oggi, uno spazio così non esiste e sono sicura non esisterà mai finché La Maison Blanchine non aprirà le porte.
E come gran parte di fatti ed avvenimenti nella mia vita, tutto è successo in un attimo: tutto era chiaro, luminoso.
E, per mia natura, quello che è stato per me in quell’attimo, voglio lo sia anche per voi – tutti i giorni.
Perché proprio la lana, perché i berretti?
Questa domanda è la mia preferita, perché se leggessi la risposta che darò ora inizialmente io stessa direi: BAH?!
Sì, ho scelto la lana perché la lana è calda.
E’ nella semplicità che ricerco la mia innovazione, costantemente.
Da una mia personale analisi, credo che oggi, più che mai, la nostra umanità abbia bisogno di calore, semplicità ed Amore.
Proprio di quel calore che trasmetta protezione e sicurezza, che niente di male può succedere. Anche in tempi di crisi.
Perché credo altrettanto fermamente che l’Italia rinascerà, si ricostruirà.
Sì, con molte fatiche e molti feriti… Ma avrà nuove aziende e nuove imprese. Io ci voglio credere.
E far partire la mia mission con lo scaldare i vostri pensieri, coccolarli e proteggerli con soffici ed accoglienti B.errettini, per me, è un bellissimo inizio.
Lavorare a maglia cosa significa per te e cosa vorresti significasse per le persone alle quali insegni quest’arte?
Il knitting è stato per me ed è tutt’ora un dolce regalo della mia amata nonnina, che sempre porterò con me.
E’ un mestiere umile e l’umiltà sposta le montagne: si parla di un’impareggiabile forza che non avrà mai età.
In quest’arte ripongo il mio primo mattone per la distruzione di vecchi sistemi e logiche di mercato ormai, a parer mio, stagnanti e bisognose di freschezza, innovazione e tradizione al tempo stesso.
Avvicinandovi al knitting, vi accorgerete ben presto che, oltre al bene per l’umanità, farete del B.ene anche per voi stesse/i.
Il knitting crea dipendenza: sferruzzare un B.errettone, per esempio, con le proprie mani e vederlo poi realizzato… è un regalo, a parer mio, B.ellissimo.
Perché in quel B.erretto lavorato, c’è il tempo, la fatica e la dedizione che lo accompagnano.
Ma anche la soddisfazione di poter dire ce lo fatta: e te lo regalo.
Fermarsi, creare e donare un pezzetto di vita ad una persona speciale, trovo sia una cosa davvero dolce, e semplice.
E con Il LaB. [il laboratorio di knitting che a partire dal 27 gennaio Bianca terrà presso lo spazio Generi Misti del negozio Adami Sciuss+Klotz a Rovereto, tutte le info qui] proprio questo voglio trasmettere, l’emozione di sferruzzare e la soddisfazione di autoprodursi.
Io lo farei, l’ho fatto. Provateci.
Quel che colpisce nel tuo progetto sono due cose. l’uso prepotente del “cuore” e la capacità di comunicazione emozionale, empatia, forte. Quanto contano per te questi elementi: cuore e comunicazione?
Tutto comincia da lì, e da lì piano piano ce ne siamo distaccati. Scollegati.
Come se il “cuore” fosse quella B.ella frequenza sulla quale sintonizzarsi dopo tanti anni di silenzio.
Tutto passa di lì: riuscire a percepire la differenza tra il nostro cuore e la nostra mente è molto difficile e sottile.
Ma fa la stragrande differenza: ottieni sempre ciò che vuoi.
E lì non esiste paura, perché il “cuore” non sbaglia un colpo.
E tutti siamo in grado di farlo.
Grazie Anna, per questa tua affermazione, per me un grande complimento.
Perché se questo arriva ho fatto un buon lavoro, e per fare un buon lavoro lo devo alla mia comunicazione, che è frutto di un’attenta analisi di necessità collettive e personali al tempo stesso.
E che ringrazio anch’essa che da l’opportunità al mio cuore di parlare ai vostri.
Perché questo è il mio scopo.
Parlado del secondo aspetto, come hai costruito la tua strategia di comunicazione, partendo dal blu, passando per la B. e arrivando ai social network?
Si può avere la strategia di non avere una vera e propria strategia?
Adoro queste vostre domande, che arrivano puntuali con il punto della vita a cui sono arrivata: avere una strategia.
B. è un progetto che ha come focus l’Amore per la Vita e la prima manifestazione di essa: il CUORE.
L’Amore per la terra in ogni sua forma, profumo e colore ha portato alla creazione di un B.rand, che non vuole essere solo un marchio, bensì uno status di Amore, Gioia, rispetto per la natura, condivisione di modi di essere e di pensare.
Ogni realizzazione di B. è progettata ed eseguita interamente a mano, utilizzando materiali naturali, eco-compatibili scelti, ricercati, ottenuti e lavorati nel pieno rispetto dell’ambiente da cui provengono.
Il nome di B. deriva dalla ricerca dell’essenzialità – dall’essere, inteso come quel punto più profondo di noi stessi che le sovrastrutture nascondono, modificano.
Ho scelto l’inglese, pur essendo made in Italy, perché scelgo di voler parlare al mondo affinché tutti possano capire il senso di ciò che voglio trasmettere.
Proprio qui mi fermo: un modo di essere > la voce del verbo “to B.”
Perché cercare di essere, a parer mio, è una frase ancora troppo poco pronunciata oggi.
Ed io non faccio altro che collegare tutti i puntini e il blu diventa B.lu.
Un B.lu CHE è come il cielo quando il Sole ci scalda.
Quali sono i tuoi obiettivi? Di business e di emozioni?
B.usiness: fare un sacco di soldi.
Farne abbastanza per far vivere le emozioni.
Perché questo è il mio scopo: EVOLVERCI.
http://www.lamaisonblanchine.com/
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