Diario semiserio di un musicista fuorisede #14. Operation Beuerle: la sfida, la caduta e la rivincita

E’ domenica sera. Sto mangiando manciate di semi di girasole. Si è appena conclusa una settimana assurda.
Esattamente una settimana fa alle 19.12 ero a ricevere il Maestro Hans Michael Beuerle e consorte alla stazione di Padova. Insieme a Cristina Fugazzotto (secondo clarinetto della mia orchestra, nonché mio segretario sia nell’associazione dell’orchestra sia nella consulta in conservatorio, nda) siamo andati a fare i facchini per questo arzillo settantatreenne che, sceso dopo un viaggio di considerevole mole come se nulla fosse, era appena arrivato a Padova a dispensare sapere.
Tempo addietro vi avevo promesso che avrei scritto della mia orchestra e direi che questa è l’occasione giusta. L’Orchestra Sperimentale nasce dal mio arrivo a Padova, dai miei collegamenti con gli universitari e dal mio solito rompere le scatole. Un giorno dopo una discussione ce ne si è semplicemente usciti con un “e se creassimo un progetto più duraturo, come un’orchestra?” ed orchestra fu (taglio gran parte dei mesi di preparazione).
Con una corsa frenetica a contattare decine e decine di persone, ci trovammo a provare la prima volta nel lontano 9 Aprile 2013. Ormai la mia orchestra ha un anno. Come crescono in fretta questi bambini. E’ nata che non riusciva a trovare l’intonazione su quasi nessun passaggio di una sinfonia di Haydn e ora mangia Incompiute di Schubert come noccioline (seh, magari).
Comunque sia, ci siamo decisi a fare una cosa ambiziosa e molto stupida per un’orchestra appena nata, che è diventata associazione a tutti gli effetti un mese fa: organizziamo una masterclass!
Una masterclass, abbreviata tranquillamente in master, è una lezione o un piccolo ciclo di lezioni di un grande docente, su un programma che può essere predefinito o libero in base alle scelte di organizzazione. Pane quotidiano per noi musicisti. Ma quelle orchestrali sono sempre complesse.
Dunque, tornando a noi, ci siamo messi giù e dopo migliaia di passaggi interminabili, che vi salto per non creare qui una relazione di una cinquantina di pagine, ci siamo ritrovati a quella fatidica domenica scorsa. Avevamo il luogo, avevamo il docente, avevamo il brano (la Sinfonia n.7 “Incompiuta” di Schubert) avevamo l’orchestra (raccattando gente da ogni dove per coprire i buchi dei disertori), avevamo dei soci con cui collaborare che c’avrebbero permesso di tirare su i fondi per il tutto. Cosa poteva mai succedere? Era tutto assicurato, un successo garantito, bastava solo che tutto filasse sufficientemente liscio. Magari qualche inconveniente, ecco, ma nulla di non risolvibile. Sì, insomma, questo mi dicevo mentre me la facevo addosso elencando nelle profondità del mio subconscio tutte le disgrazie che potevano accadere. E doveva ancora iniziare il corso.
Il buon vecchio Hans Michael se ne arriva dunque baldanzoso da Freiburg, scende dal treno con la moglie Renate e inizia subito a chiacchierare mentre prendiamo i loro bagagli. Già da subito primo inconveniente. Cristina doveva venire con la macchina e, t’oh guarda caso, niente macchina quel giorno! (Guasta, occupata, rubata, trasformata in macchina volante e usata per andare ad Hogwarts, ancora non ho capito)
E tram sia. Non era la prima volta che il Maestro se ne veniva a Padova, la sesta volta in realtà. Io stesso avevo già seguito una sua master organizzata dal conservatorio l’anno scorso. Mostrargli il tram affollatissimo mentre cercavamo di arrivare in Prato della Valle è stato decisamente un fuori programma. Arriviamo all’albergo e per fortuna si svolge tutto liscio. Fino alla mattina dopo.
Giorno I: Si inizia. Come ogni buon lunedì, e come ogni buon inizio, deve andare in vacca tutto ciò che ci può andare. Una delle due viole pacca due ore prima dell’inizio della master. Iniziamo una ricerca folle e disperata di una seconda viola disposta a studiarsi le parti in poche ore per poterci essere il giorno dopo. Per fortuna la master è pomeridiana, dunque c’è anche una mattinata in mezzo. Altra news: il percussionista è caduto. In battaglia? Combattendo eroicamente per salvare la patria? Nessuno lo sa. Si sa solo che è caduto. Fisicamente caduto. E s’è squarciato una gamba. Vai così. Abbiamo un sostituto per fortuna, ma arriva solo dal giorno dopo e in mega ritardo perché lavora. Credete che sia tutto? Davvero?
L’insegnante di insieme fiati che aveva piazzato un concerto quel pomeriggio occupando il secondo flauto, il primo clarinetto e il primo fagotto anticipa l’orario, dunque dovranno andarsene ancora prima. Per fortuna che quelle due sante donne che sono il primo e il (sostitutivo) secondo flauto sono tornate alla fine, almeno da fare l’ultima oretta. Il primo giorno è davvero un disastro, oltre a tutto ciò, manca anche buona parte dell’organico. Ma in qualche modo si sopravvive. Anzi il Maestro fa buon viso a cattivo gioco e i ragazzi si godono la master. Le cose iniziano a funzionare.
Giorno II: Si comincia a fare sul serio. Sì, con un concerto la sera dell’ultimo giorno di master si sarebbe dovuto far sul serio fin dal primo giorno, ma siamo un’orchestra sperimentale, no? Ebbene, sperimenteremo anche la fretta assassina. Il secondo giorno è quello in cui il Maestro è più tranquillo. L’organico è più completo, eccetto per qualche piccolo cambio di archi causa lezioni di quartetto. Ma le cose funzionano. Ansia del giorno: la sera abbiamo organizzato un piccolo banchetto per il Maestro e la Frau Renate, ognuno deve portare qualcosa e dobbiamo tirare su gente. Sorprendentemente anche quello va benissimo, con una caterva di cibo che non riusciamo a finire nemmeno il giorno dopo. Beuerle è contentissimo e fa un lungo monologo in inglese per raccontare a tutti quanto sia contento di essere stato chiamato, quanto stupito di vedere dei ragazzi così genuinamente interessati, quanto siamo stati bravi io e Federico (il direttore nonché cofondatore dell’orchestra) ad aver avuto il coraggio di creare un’orchestra e organizzare cose così e blablablabla. Arrossimenti vari, mia attribuzione mentale ai due bicchieri di vino dei suoi sproloqui e si continua a mangiare. Ormai il mio tedesco è sempre più fluido, sono due giorni che parlo in quella lingua che da due anni non tiravo fuori dal cassetto seriamente. Magicamente sono tornato a saperla parlare, ricordando parole che non ero sicuro di aver mai saputo nemmeno a Bolzano. E’ una giornata perfetta.
Giorno III: Gran finale e lezioni di vita. E’ l’ultimo giorno. L’orchestra è finalmente al completo (sì, solo l’ultimo giorno, sì è da pazzi, pazzia sperimentale). Il buon Beuerle è un po’ teso, si sente che il concerto sarà quella sera e dovrà dirigere l’Incompiuta, preceduto dall’esecuzione delle Ouvertures Coriolano di Beethoven e Ebridi di Mendelssohn dirette da Federico. Ormai si è al verdetto finale. La master è stata un successo, i ragazzi hanno adorato il docente e il docente ha adorato i ragazzi. Ma c’è un concerto la sera e in base all’affluenza capiremo se riusciremo a sostenere i costi della master. La nostra sconsideratezza e avventatezza (rischio sperimentale!) ha fatto sì che organizzassimo una master senza uno sponsor. Avevamo però dalla nostra un saldo accordo con i Lions di Padova per far venire gran parte dei loro al concerto finale, con un contributo piuttosto alto a mo’ di biglietto, in modo da rientrare dei costi. Era un rischio, ma era l’unico modo e valeva la pena correrlo. E anche perderlo.
Ebbene sì, il rischio ha mostrato il suo fallimento. Il concerto è stato stupendo, nonostante le corse e le enormi difficoltà, ciò che è stato tirato fuori è stato a dir poco stupendo. Ma purtroppo un’eccessiva defezione degli ospiti attesi ha fatto sì che ci trovassimo in una situazione di emergenza sul come arginare le spese ingenti che ci pendevano addosso. Che lezione che è stata.
Ho pensato a lungo (circa 9 secondi) se scrivere o meno di quest’esito economicamente negativo, ma glissare su una cosa simile sarebbe una vera menzogna. Per la prima volta da quando ho fondato l’orchestra mi sono trovato di fronte ad un vero fallimento, nonostante l’alto livello dell’esecuzione. Era un azzardo ed è andato male, è quello che, come abbiamo commentato con il presidente dei Lions il giorno dopo, va definito “rischio d’impresa”. Ma com’è vero che la sera del concerto questo sembrava un ostacolo insormontabile, una caduta da cui sarebbe stato impossibile riprendersi, è anche vero che già dal giorno dopo tutto era diverso e idee nuove per riparare agli errori compiuti fioccavano in continuazione nella mia fertile e facilmente distraibile capoccia barbuta, anche per questo il titolo di questa pagina di diario è così sfrontatamente ottimista.
E dunque eccomi qua, a mangiare semi di girasole e scrivere pagine di diario fino alle due di notte, in attesa di un incontro a Trento per un concerto il 12 di giugno alla Sala Filarmonica e di un incontro a Padova il giorno dopo con il Lionsboss per determinare strategie di contrattacco, cercando di barcamenarmi fra uno studio che ormai è sempre più matto e disperato in vista degli esami (datemi un dannatissimo clavicembalo, come posso studiare clavicembalo per l’esame di clavicembalo SENZA un clavicembalo??) e impegni per fortuna non troppo stressanti fra consulta del mio conservatorio e direttivo nazionale della CNSI.
Che bello essere giovani.
Ah già! Sabato sono anche andato a sentire Antony Baryshevsky (il pianista che abbiamo ospitato due concorsi Busoni fa) niente meno che vicino a Modena, con una mega traversata dei miei che son scesi fin da Bolzano in macchina! E ce ne sarebbe anche là da raccontare. Maledette settimane infinite.