Culture + Arts > Fashion
April 10, 2014
Martina Jaider: “fotografare le persone.
Questa è la mia vita”
Anna Quinz
Ho conosciuto Martina Jaider un po’ di anni fa, quando franz non era nemmeno un pensiero lontano e io e Kunigunde si dirigeva il piccolo amatissimo cool_schrank (qualcuno se lo ricorda ancora??), un magazine free press che si occupava di moda. Martina ci ha contattato, voleva fare un servizio fotografico per/con noi. Lei era già una fotografa professionista, viveva e lavorava a Milano – la mecca della moda – e io mi sono sentita molto onorata della proposta. Così sono partita (insieme a grafico e make up partist) per Milano, dove per un giorno Martina ha scattato foto favolose, che poi abbiamo pubblicato. Inutile dire che per un progetto piccolo, “provinciale” e low budget come cool_schrank, avere foto come quelle, con fotografa “seria”, modelle “serie”, stylist “seria” e tutto quel che serve per uno shooting “serio”, era una cosa grandiosa. Da lì in avanti, per un motivo e per un altro, con Martina siamo sempre rimaste in contatto. Non solo perché è una fotografa bravissima e avere contatti con fotografi bravissimi è importante per chi fa il nostro mestiere, ma sopratutto perché si è diventate amiche, col passare del tempo. In questo ha aiutato anche molto il “microcosmo” altoatesino: un po’ perché a un certo punto Martina ha lasciato Milano ed è tornata in patria (è di Siusi), un po’ perché tanti sono gli amici in comune. Da qualche tempo Martina ha “installato” la sua postazione di lavoro dentro l’ufficio di franz, e così, grazie al co-working, ci si vede ancora più spesso.
Che Martina sia una grande fotografa l’ho già detto. Che sia una persona piacevole e divertente va da sé, altrimenti non sarebbe qui nel nostro ufficio!
Detto questo, perché ancora Martina non si è mai raccontata sulle pagine di franz? Un caso. Un caso a cui porre rimedio subito, visto che domani 11 aprile inaugura all’Hotel Città una mostra di sue fotografie.
Per raccontarla, ecco un po’ di domande e risposte, e poi sopratutto le sue foto, che parlano ben più e meglio di mille parole. Prima di tutto ci sono le persone, il “grande amore” di Martina, che con il suo sguardo – di individuo e della sua macchina fotografica – riesce a ritrarre come pochi altri, cogliendone essenza, natura, forza, debolezza, umanità. Che si tratti di moda (dove l’umanità spesso passa in secondo piano o proprio non c’è) o di qualunque altro modo di fare e pensare la fotografia.
Dunque, Signore e Signori, ecco a voi la “nostra” Martina, le sue immagini, le sue parole, il suo mondo – umano e creativo.
Quando la prima volta che hai preso in mano una macchina fotografica? E quando hai capito che quella cosa lì sarebbe stata lo strumento con il quale avresti vissuto e lavorato?
La prima volta sinceramente non me la ricordo. Mi ricordo un cartone animato dove c’erano una mamma e una bambina che giravano per il paese in una carrozza con un “banco ottico” (una macchina fotografica “rudimentale”, quella enorme dove si mette il telo) e facevano ritratti alla gente. Ripensandoci, quello è stato sicuramente il momento “dell’illuminazione”, ma fino ad ora, a dire il vero, non me ne ero mai resa conto… e se penso che fino ad allora non avevo neanche mai fatto una foto in vita mia. Mentre il momento in cui ho deciso di diventare fotografa professionista, me lo ricordo, è stato alle superiori.
Come racconteresti il tuo stile fotografico a chi non può vedere le tue foto?
Definirei il mio stile “spontaneo”. Amo più di ogni altra cosa fotografare la gente e penso che questa sia la mia forza.
Cosa rappresenta la fotografia per te?
La mia vita…
Una tua giornata tipo.
Per fortuna non esiste una giornata tipo…
Da un po’ sei co-worker nell’ufficio di franzmagazine. Come e perché? Quanto sopporti i tuoi compagni di ufficio (attenta a quel che dici!!!)?
Un piccolo sogno a lungo nascosto in un cassetto, che si é avverato!!! Stare in una redazione/ufficio con altri creativi. Franz team vi voglio bene!!!
Milano e la moda. Qualche pensiero, ricordo aneddoto?
Uno dei ricordi più belli: io ragazzina, sui 24 anni, che passo il dorso della macchina fotografica con pellicola al mio mito fotografico, David Lachapelle (scattavamo una campagna di un profumo con Naomi Campbell). Se qualcuno mi avesse detto un anno prima che mi sarei trovata faccia a faccia con uno come Lachapelle, beh, non ci avrei creduto.
Comunque, in generale, ho tanti bei ricordi, tanti progetti grossi, tanti amici assistenti con la voglia di imparare, conoscere, crescere, divertirsi lavorando, tanti fotografi stronzi che ti trattavano a pesci in faccia, nottate negli studi fotografici con redattrici di moda isteriche senza vita privata… A ripensarci, mi si scalda in cuore, è stata veramente una bella esperienza.
Perché da Milano tornare a Siusi? Sei pazza? (scherzo!). Cose che hai perso facendo questa scelta, e cose che hai guadagnato?
Sì, un po’ pazza lo sono!
Qui sono riuscita a realizzare alcuni sogni che a Milano sono sempre rimasti sopiti, per questioni economiche ma forse anche perché non ho mia trovato le persone giuste per farlo (come ad esempio l’ufficio con franz). Lavorare come fotografa professionista, lavorare tanto e viverci anche senza problemi, a Milano non era per nulla una cosa scontata, vista la grande concorrenza, la città non sempre facile, le cose che ho detto prima.
Cosa ho perso? Niente, i bei ricordi mi sono rimasti e mi rimarranno per sempre! E chi lo dice che fra un po’ io non riparta. Chissà…
Altre cose che ami fare quando posi la macchina fotografica e smetti di essere Martina “la fotografa”?
Passare del tempo con i miei amici, il cinema, viaggiare.
La foto che da sempre sogni di fare?
La cosa che amo di più, sono i ritratti e per mia fortuna ne faccio tanti. Anche se un servizio di moda in qualche rivista “prestigiosa” non sarebbe affatto male.
All’Hotel Città presenti una mostra di foto di persone al bar. Che lavoro è? Me ne parli un pochino?
Mi hanno chiamata per fare 100 ritratti fotografici per i 100 anni dell’hotel. I ritratti sono sopratutto di cliente abituali del bar. Lo scopo era di far vedere la gente rilassata, mentre si gode un drink, sia giovani che anziani, come sono effettivamente i clienti del “salotto bolzanino”. Sono foto di e per bolzanini e ospiti dell’hotel, un’umanità variegata, che si incontra nello spazio alberghiero, che così diventa ben più di un “non luogo”. Le riprese fotografiche sono durate un periodo di circa 2 mesi. La mostra inaugura l’11 aprile alle ore 19.00. Venite a vedere me e le mie foto!
Comments