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March 26, 2014

People I Know. Thomas “Tomoski” Righetti, tra documentari, piccoli conigli bianchi e paternità

Anna Quinz

All’anagrafe è Thomas Righetti – classe 1979 – ma per molti è da sempre “Tomoski”. Bolzanino di nascita e “crescita”, “ho imparato a riconoscermi sudtirolese – racconta – con il passare degli anni”. Il percorso di studio di Thomas e il suo lavoro attuale non hanno seguito percorsi lineari e tra loro connessi. Tutt’altro. Infatti ha studiato prima come ragioniere – “ma per fortuna non ho mai tenuto la contabilità di nessuno” – poi come interprete/traduttore – “ma non riuscivo a pagare le bollette ogni mese” – e dal 2006 lavora come “Project Coordinator” del progetto ESoDoc – European Social Documentary, promosso dalla scuola di documentario ZeLIG di Bolzano e realizzato con il supporto del Programma MEDIA dell’Unione Europea. La vita di Thomas oggi si divide tra cinema – che è passione e professione e musica, che è amore di sempre. È infatti orgoglioso membro dei The Little White Bunny, band tra le più note e amate della “scena” musicale bolzanina, progetto irriverente e intelligente che nonostante la musica “dura” ha cucito addosso ai suoi quattro elementi (“omoni” fatti e finiti) il “costume” indelebile e terribilmente ironico di “piccoli conigli bianchi”. E poi c’è Alma, la nuova arrivata nei giorni (e nelle notti) di Tomoski, che è da poco diventato anche felice papà. Lunghi capelli “intrecciati” in dreadlocks ormai suo marchio di fabbrica, una battuta sempre pronta e uno spiccato senso dell’umorismo, una visione leggera ma mai superficiale delle cose, un approccio un po’ “nerd” al mondo circostante, fanno di Thomas un uomo, un professionista e un padre dallo sguardo positivo e curioso. Che sa quel che fa e perché lo fa, ma che sa anche che se puoi farci sopra una sana grassa risata, andrà tutto decisamente meglio.

Thomas, parliamo di documentari. C’è tanta disinformazione su questo genere cinematografico. Se si dice documentario, molti pensano a film su natura, animali o vecchi filmati storici in bianco e nero… cos’è e com’è invece il documentario oggi?

Prima di lavorare alla ZeLIG non sapevo molto del panorama del film documentario. Come molti, anche io identificavo il termine “documentario” con “film sulla natura/animali”. Ma in questi anni mi sono reso conto che non c’è nulla di più sbagliato. I documentari più interessanti che ho visto sono quelli che parlano delle persone, dei loro successi, dei loro fallimenti, dei loro sogni e delle loro lotte, sono racconti che vanno a scavare nelle emozioni e nelle contraddizioni dei loro protagonisti, e attraverso di esse finiscono poi a toccare quelle degli spettatori. Uno degli sviluppi più interessanti nel settore del documentario – a mio parere di “nerd” – è la ricerca di nuove forme narrative, meno lineari rispetto al passato, più interattive e partecipative, che al momento si sviluppano attorno alle nuove piattaforme e nuove tecnologie come il web o i tablet, e che vanno a contaminare generi differenti quali il documentario e il “gaming” (i videogiochi di una volta ndr). La tecnologia ormai pervade il nostro quotidiano, costantemente, in molteplici forme. Credo che sia ora di rivalutarla oltre l’utilizzo ludico o “di lavoro”, ma come strumento narrativo, sociale, culturale e artistico.

2La musica invece, che ruolo ha nella tua vita?

Liberatorio e quasi “terapeutico”… Suonare con i The Little White Bunny mi fa semplicemente stare bene. Certo, siamo quattro dure “teste di coniglio”, siamo perfezionisti quasi maniacali, e spesso la tiriamo lunga in eterne discussioni quando si tratta di comporre o di registrare un nuovo lavoro. Ma è proprio questo che mi piace dei TLWB: l’ostinazione che mettiamo nel creare qualcosa che ci piaccia nella sua totalità, qualcosa di cui tutti siamo convinti e di cui essere orgogliosi. Come il nostro ultimo EP Super Unicorn Cheeseburger, un album “cotto e mangiato”…

Altre passioni, sogni, progetti per il futuro?

Ricominciare a scrivere con più assiduità. Rispolverare più spesso la macchina fotografica. Girare almeno un altro paio di video musicali. Avere Britney Spears come apertura di un concerto dei The Little White Bunny.

E la paternità? Emozioni, cambiamenti, prospettive, paure?

Su questo sfonda una porta aperta… La paternità è l’esperienza più “involontariamente totalizzante” che potesse capitarmi. “Involontaria(mente)” perché uno pensa sempre che sarà in grado di gestire le emozioni che derivano dalla nascita di una figlia, per poi scoprire che – molto semplicemente – non è così. “Totalizzante” è invece un termine che ha assunto un nuovo significato per me: non è una cosa che “occupa la tua vita”, ma una sensazione che cattura ogni fibra del tuo corpo, un senso di splendida necessità che balena per primo tra i tuoi pensieri ogni mattina. Sembrerà banale, ma da quando è nata nostra figlia, il mondo – nonostante giri sempre sulla stessa orbita – è un posto migliore, uno scrigno di meraviglie che spero impareremo a ri-conoscere attraverso gli occhi di Alma. Ah si: tanti pannolini… non ha idea di quanti pannolini…

 

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