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Cose da uomini: l’arte contemporanea (al maschile) ragiona sulla violenza di genere

La violenza di genere è una questione femminile? Certamente no, ma chissà perché a parlarne e a indignarsi sono quasi sempre le donne. “Cose da uomini” è un progetto di arte contemproanea che unendo residenza e mostre, mette il problema in mano agli uomini (artisti).

29.01.2014
Anna Quinz
Cose da uomini: l’arte contemporanea (al maschile) ragiona sulla violenza di genere


Numeri, enormi, spaventosi numeri. Quando si parla di violenza di genere, normalmente, sono proprio i numeri a farla da padroni. Quante donne sono state maltrattate? Quante uccise? Quante hanno denunciato? Quante no? E per rispondere a queste terribili domande, appunto ci si appella ai numeri, enormi, spaventosi.
E poi ancora, quando si parla di violenza di genere, si parla di donne e a palarne sono le donne. Sono loro a denunciare, a indignarsi, a combattere al fianco di altre donne, per sensibilizzare, interrompere, distruggere questa fila orrenda di numeri.
Ma il problema della violenza di genere è problema sia di donne che di uomini. Raramente però (ma le eccezioni ci sono, sempre più frequenti, per fortuna, segno che i tempi stanno cambiando) sono gli uomini stessi a prendere coscienza della questione, a sensibilizzare, interrompere, combattere, per dimnuire questa fila orrenda di numeri.
Anche l’arte si è spesso messa a disposizione di questa causa così centrale nel nostro tempo, ma anche qui a utilizzare i linguaggi artistici come strumento di sensibilità, denuncia e lotta, sono praticamente sempre le donne.
Eppure, ci sono casi in cui le donne sono capaci di farsi tramite di dialogo tra generi, a mettere il proprio sapere (professionale) e il proprio sentire (umano) a servizio di un ragionamento che passi per lo sguardo, il pensiero e le mani degli uomini. Così che il ragionare sulla violenza di genere diventi impellenza femminile e maschile al contempo. Una donna che ha fatto questo è Susanna Mandice. Curatrice indipendente, donna di rara sensibilità (nonché collaboratrice di franz), osservatrice attenta del nostro tempo e delle sue esternazioni (quelle buone e quelle cattive), Susanna da mesi lavora notti e giorni (soprattutto notti, intere, passate al computer, consumando dosi massicce di caffè e di cervello) per dare consistenza e potenza al suo progetto “Cose da uomini”, che in questi giorni sta iniziando a diventare realtà.
Io che ho avuto la fortuna di seguire il progetto nel suo nascere e svilupparsi, di seguire tutte le fasi, da quelle concettuali (lunghe le chat tra amiche e amici via face book, per sviscerare collettivamente il problema) a quelle più banalmente pratiche, posso dire che raramente ho visto un lavoro concepito e realizzato con più intelligenza e cuore di questo.
Cose da uomini è prima di tutto un pensiero potente, e la risposta a una domanda impellente.
in pratica, Susanna ha coinvolto 4 artisti – uomini – li ha invitati a Bolzano, ha coinvolto sponsor pubblici e privati per dar loro da dormire e da mangiare, li ha messi a contatto con esperti e tecnici (operatori sociali, professionisti, esperti di politiche pubbliche e studi di genere impegnati ogni giorno nel contrasto alla violenza e nelle attività di educazione e prevenzione). E poi ha chiesto loro, sulla base di ciò che hanno ricavato da questa residenza, di elaborare opere d’arte contemporanea situation specific che verranno messe in mostra dal 7 marzo al 4 maggio alla Galleria Civica di Bolzano.

cose da uomini_workshopLa residenza è iniziata questo lunedì e i 4 artisti sono arrivati in città: Gianni Moretti, Benno Steinegger, Benjamin Tomasi, Cosimo Veneziano. Gli esperti con cui dialogheranno intensamente tutta la settimana sono tanti e provengono da diversi ambiti di competenza: Alessandra Merler (Ufficio Famiglia Donna e Gioventù, Città di Bolzano), Gabriella Kustatscher e Stefania De Cicco (Gea – Centro d’ascolto antiviolenza, Casa delle donne di Bolzano), Cristiana Collu (Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto), Chiara Inaudi (CIRSDe – Università di Torino, coordinatrice locale progetto Daphne “Gap work. EU founded training for youth practitioners on gender-related violence”), Massimo Mery e Michela Bonora (Consultorio per uomini, Caritas diocesana Bolzano e Bressanone), Stefano Ciccone (Associazione Nazionale Maschile Plurale), Silvia Mulargia (Polizia di Stato, Questura di Bolzano).

Perché la torinese Susanna, che vive a Rovereto ha scelto Bolzano? E perché proprio questi artisti e non altri, questi professionisti e non altri? Ce lo dice lei stessa: “io ho scelto Bolzano per un motivo. Riccardo Iacona [giornalista e conduttore televisivo che si occupa generalmente di giornalismo d’inchiesta caratterizzato da un forte coinvolgimento personale. Per questa caratteristica i suoi reportages potrebbero essere definiti “reportages emotivi ndr] nel suo programma ha incontrato le operatrici della Casa delle Donne di Bolzano e i professionisti del consultorio per maschi. Ha presentato Bolzano come eccellenza nazionale nelle politiche sociali di contrasto alla violenza. Mi sono incuriosita, sono venuta e ho preso contatto proprio con la casa e il consultorio. Volevo vedere se era vero e capire. Ho scoperto che non solo è vero, ma dietro di loro (o a fianco) ho trovato un sistema fatto di professionisti, associazioni, organizzazioni e politica che in anni di lavoro e di impegno hanno costruito una rete che coinvolge oggi oltre 30 realtà. Questo lavoro e le politiche di sguardo lungo fanno sì che si siano raggiunti risultati e consapevolezza, attenzione e educazione uniche. per questo gli artisti, tutti residenti fuori regione, sono stati invitati qui. In qualche modo ho scelto gli artisti che ho considerato più adatti al progetto (tra i 30 e i 35 quindi con uno sguardo nuovo ma già consapevole, quello dei giovani uomini) artisti professionisti e ho detto: voi per me siete un gruppo di persone esperte intelligenti e preparate, bravi nel vostro lavoro. Andate a trovare altre persone esperte intelligenti preparate, brave nel loro lavoro e vediamo che succede. Così, due mondi si incontrano, si conosco e si parlano. i professionisti migliori di un settore e quelli migliori di un altro. forse per la prima volta“.

Un programma denso, per tutte le persone coinvolte, ma anche per chi può e potrà osservarlo da fuori. Perché il tema coinvolge tutti, anche chi mette le mani sulle orecchie per non sentire e sugli occhi per non vedere pensando che tanto riguarda qualcun altro. E quel che rende questo progetto diverso da tanti altri (certamente validi per finalità e intenzioni) è la scelta di lavorare con il linguaggio dell’arte contemporanea, di farlo utilizzare agli uomini e di delegare la riflessione e la conoscenza profonda delle specificità della questione (psicologica, normativa, ecc) a esperti che vadano a fondo, anche forse in modo forte e doloroso. Perché alla base è proprio il dolore, che a volte apre e troppo spesso chiude. Dolore dato e ricevuto, dolore che è vergogna e urlo disperato. Dolore che attraverso azioni precise che spostano i punti di osservazione può essere arginato e combattuto. Dalle donne, ma anche dagli uomini. Che siano artisti – come in questo progetto – o comuni cittadini.

 Il progetto verrà ufficialmente presentato venerdì 31 gennaio alle 11 alla casa della Pesa in Piazza del Grano a Bolzano, noi di franz però abbiamo scelto di essere mediapartner – perché crediamo nei suoi contenuti e nelle sue forme – e così, possiamo anticiparvi già un po’ di cose. 

 

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benjamin tomasi, benno steinegger, cose da uomini, Cosimo Veneziano, galleria civica di bolzano, Gianni Moretti, susanna mandice, violenza di genere, violenza sulle donne
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