Culture + Arts > Performing Arts

November 22, 2013

Famiglia e lavoro. Fuori e dentro casa. E sul palco con “L’officina” al TSB

Anna Quinz

 

Famiglia e lavoro. Croci e delizie del nostro tempo (e non solo). Gioie e dolori del nostro vivere e del nostro essere. Quel che sta dentro e quel che sta fuori casa. La sfera privata e quella professionale. Relazioni, sentimenti ed emozioni, che stanno tutte condensate qui: famiglia e lavoro.
Storia di una e di più vite, storia di una famiglia e di un mondo che lavora, duramente ogni giorno. Per vivere e per dar vita a una o più famiglia.
Di questi enormi, ma anche incredibilmente intimi, mondi dell’umano, parla “L’officina- Storia di una famiglia” (secondo spettacolo de “La Grande Prosa” del Teatro Stabile di Bolzano, in scena oggi domani e domenica e poi ancora venerdì, sabato e domenica prossima nel Teatro Studio), il lavoro teatrale scritto da Angela Demattè, diretto da Carmelo Rifici e interpretato – tra gli altri (per esempio la stessa Dematè) – da Andrea Castelli.

Squadra vincente non si cambia, e infatti la triade Demattè-Rifici-Castelli, dopo il grande successo di “Avevo un bel pallone rosso” (anche questo uno spettacolo diviso tra sfera pubblica e privata, incentrato sulla vita di Margherita Cagol, donna delle Brigate Rosse e sul suo rapporto con il padre), torna a lavorare insieme portando sul palco la storia di famiglia – rivista e corretta – dell’autrice stessa.

Partire da sé, dal conosciuto, dal proprio vissuto, dalle proprie vicende personali, per allargare la prospettiva, e trasformare una storia di famiglia particolare, in una visione più generale e universale, sul concetto stesso di “essere e avere famiglia”.
E accanto alle questioni domestiche, alle relazioni più o meno affettive che sono piccoli grandi eventi quotidiani che penetrano nell’essere e nel vivere di ciascuno, si innesta la questione del lavoro, come paradigma di un tempo – il nostro – che di questo tema si nutre per capirsi e capire l’evoluzione e lo sviluppo della società.

monica condiniQuella raccontata dai tre dunque è una storia piccola, che forse assomiglia un po’ anche alla nostra storia di famiglia. È la storia del bisnonno Giuseppe e di suo figlio Federico. Di Giuseppe e dei suoi figli Matteo e Roberto. Delle donne di casa, Maria, Caterina, Marta, Anna, Sonia, Elena e delle loro storie nella storia.

Ma non basta, questa è anche la storia del fascismo, della guerra, del boom economico. Degli anni ’80 e della crisi. Tutto legato a quell’officina di fabbro sotto casa che gli uomini amano in modo assoluto e viscerale. E ancora, la storia di come ci si inventava il lavoro, di come si pagavano le tasse e di come si pagano ora. Di come si trattavano i figli e di come si custodivano i mariti. Di quello che è cambiato e di ciò che non è cambiato per nulla. Dell’uomo artigiano.

E così, partendo da quel che succede dentro le mura di casa, quelle di casa Demattè, l’autrice allarga la prospettiva e l’orizzonte, facendoci non più solo spiare dal buco della serratura, ma mettendoci nelle condizioni di sentirci dentro la storia, sia quella famigliare che quella del vivere lavorando e del lavorare per vivere. Se a tutto questo si aggiunge la capacità registica di Rifici e il genio intepretativo di Castelli (e degli altri della squadra), si può star certi che andare a teatro trasformerà – ancora una volta – una serata autunnale in una serata preziosa.  

Info biglietti, orari ecc qui 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.