Good Place, Bad Place: la geografia emozionale della nostra terra

04.11.2013
Good Place, Bad Place: la geografia emozionale della nostra terra


Avete mai sentito parlare di Good Place Bad Place? È un progetto nato da poco e sviluppato dall’artista altoatesino Hannes Egger in collaborazione con i ragazzi del “Centro Giovani Connection” di Bressanone.

Il progetto artistico può essere considerato uno studio sociologico, una guida turistica alternativa e una bacheca pubblica sull’Alto Adige. In altre parole un’opportunità, per chiunque fosse interessato, di commentare un luogo e farne emergere le varie sfaccettature, gli aspetti positivi e negativi.

Curioso è il modo in cui l’idea è nata: in seguito ad una discussione, infatti, è emersa una sorta di amarezza derivante dal fatto di abitare a Bressanone: “Bressanone fa schifo, tutto è meglio a Bolzano”. Stanchi di dover continuamente reggere il confronto con Bolzano, i ragazzi del Centro Giovani hanno iniziato a pensare alla loro cittadina in termini di “good” e “bad” places.

Da qui prende piede l’idea di realizzare un sito in cui chiunque possa condividere fotografie, testi o video che raccontano una paese, un quartiere, una piazza, un’esperienza personale in un determinato luogo.

Il proposito è quello di far emergere i “good places” – luoghi belli, che piacciono – e i “bad places” – i luoghi brutti – condividendo immagini, impressioni di spazi e contesti verso cui si prova meraviglia, curiosità, rabbia, disagio o semplicemente interesse.

Cosa pensi dell’Alto Adige? Ti piaccioni i luoghi dove vivi e dove capiti? Le tue impressioni sono preziose, condividile”: così si presenta il sito, il cui intento è quello di meravigliare e far conoscere posti nuovi, ma anche denunciare eventuali “bad places”, posti da evitare, da migliorare o ristrutturare.

Dopo Facebook, Twitter, e chi più ne ha più ne metta, in un mondo mosso dalla mania di condividere le proprie esperienze, i propri pensieri, nasce anche un social in cui l’utente può far conoscere i luoghi della propria geografia emozionale. L’utente può inserire, su una mappa virtuale, le immagini di luoghi in cui sente di avere una connessione: il parco dove andava a giocare da bambino, paesaggi che tanto lo affascinano o il bar che porta alla mente ricordi, o non ricordi, della sua prima sbronza.

Devo dire che, personalmente, l’idea mi ha colpito molto, è un modo alternativo di raccontarsi e raccontare luoghi di tutti i giorni, ricostruire ricordi e magari anche fare i fighi (con amici non altoatesini) e far vedere in che bel posto viviamo. È un ottimo modo per riscoprire l’orgoglio di appartenere a una terra meravigliosa che tanto spesso, noi abitanti, diamo per scontata.

Ovviamente c’è il rischio di cadere nel banale, come fotografare il cesso di una stazione (fotografia che è già stata artisticamente scattata) ma alla fine ognuno può farne l’uso che vuole. Sicuramente a fini commerciali un sito del genere ha del potenziale, e probabilmente un giorno verrà assalito da alberghi e ristoranti desiderosi di farsi pubblicità. Ma ora che il progetto è ancora in fasce possiamo godercelo e creare la nostra guida, accompagnando, per le vie della città, i nostri amici verso i posti più o meno interessanti.

SHARE
//