Antonello da Messina si specchia ne “L’altro ritratto”: al Mart per un dialogo atemporale

Prendi un colosso della pittura del Quattrocento come Antonello da Messina; prendi artisti italiani e stranieri di fine Novecento, come Alberto Giacometti, Gerhard Richter, Francesca Woodman, Giulio Paolini, Thomas Ruff, Shizuka Yokomizo ed i più vicini a noi Mark Lewis, Barbara Probst, Paolo Meoni, Margot Quan Knight. Bene, ora collocali tutti assieme in un tempio dell’arte contemporanea come il Mart e agganciali ad una data molto, molto vicina: il 5 ottobre.
Ti starai chiedendo cosa abbiano in comune? E cosa stia di nuovo bollendo nel zampillante calderone del museo roveretano? Partendo dal presupposto che nella ritrattistica entrino in gioco diversi fattori, non da ultimo quello delle relazioni e del contesto in cui si può fruire delle opere, il Mart ha pensato bene di ospitare ed esaltare – come sale e cioccolato fondente mangiati assieme si esaltano l’un l’altro – una mostra dedicata a quel genio indiscusso dell’arte pre-rinascimentale, grande interprete di un fermento creativo mediterraneo ed europeo incentrato sull’incontro-scontro tra la civiltà fiamminga e quella italiana. L’intento è, senza dubbio, inusuale e inedito per le scelte alle quali ci ha abituato il museo, ma ci risulta più comprensibile se lo associamo ad un’altra mostra “L’altro ritratto”, sempre dedicata al ritratto ed incentrata sulle teorie del filosofo Jean-Luc Nancy che nel 2000 con il suo libro Il ritratto e il suo sguardo ha dato nuovi e stimolanti impulsi alle riflessioni sulle teorie del ritratto.
Se nel Quattrocento il ritratto era simbolo di affermazione sociale, prerogativa esclusiva di chi – opulento e potente – poteva affidare la rappresentazione della propria immagine ad artisti affermati, destinandola alla contemplazione domestica, oppure ufficiale e dunque cerimoniosa – il Ritratto d’uomo, orgoglioso per il recentissimo restauro, si guarderà attorno misurando con lo sguardo gli ampi spazi del Mart, senza riconoscere alcun che di familiare e vi riporterà indietro nel tempo, ad una dimensione privata, riservata e superba della pittura – in tempi più recenti esso ha subito un cambiamento delle sue variabili.
Le sculture di Alberto Giacometti, i dipinti di Paolini, oppure di Till Freiwald ed ancora le fotografie di Francesca Woodman, per citarne solo alcuni, ci raccontano di un’altra importantissima e imprescindibile componente dei ritratti moderni e contemporanei: lo spettatore.
L’opera d’arte presupporre l’esistenza e l’attenzione di uno spettatore e in esso ne trova la propria giustificazione intrinseca. Nel caso del ritratto, la complessità relazionale aumenta esponenzialmente, fino a comprendere, oltre al rapporto spettatore-opera, anche la relazione tra artista e modello. La rete di relazioni che così viene a crearsi trova i suoi punti di equilibrio sull’io, sulla presa di coscienza del mondo che ci circonda, sulla percezione degli altri. È un po’ come trovarsi in una stanza degli specchi, dove ti trovi immerso in un’incessante rete di riflessi e di rimandi, dove ti vedi ritratto, percepisci l’ambiente che ti circonda, ti rendi conto del tuo ruolo di osservatore e di osservato.
Ecco, il Mart con queste due mostre che accendono i riflettori sul genere pittorico del ritratto antico e moderno, metterà in scena proprio quella stanza degli specchi dove noi potremo diventare parte attiva di un serrato dialogo tra artista, soggetto rappresentato, mondo circostante e la nostra stessa soggettività. E, come mi ha suggerito chi sta seguendo da vicino l’allestimento dei due eventi, potremo osservare come le due mostre si guarderanno e si ritrarranno a vicenda.
Appuntamento al 5 ottobre prossimo dunque, data che coinciderà anche con la Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci (Associazione nazionale dei Musei di arte contemporanea) in cui verranno realizzati eventi per adulti e bambini. Per vedere quali iniziative il Mart propone in occasione di questa giornata consultate il programma all’indirizzo http://www.mart.tn.it/martup2013