La EUYO: un ponte dell’arcobaleno fra popoli e nazioni

La EUYO: un ponte dell’arcobaleno fra popoli e nazioni
Non ho mai scritto articoli incitando alla pace, all’armonia, ai punti di contatto.
Ma ora è il caso di creare un po’ di arcobaleni.
All’intervista di ieri pomeriggio, guizzo dell’ultimo momento dopo aver assistito al concerto della EUYO di Martedì 13, mi sono ritrovato davanti a due ragazzi dell’orchestra giovanile europea, con il mio foglietto delle domande e un’idea ben precisa in testa: un’intervista multipla! Vedere come due diverse persone, una dopo l’altra, mi rispondono alla medesima domanda. Tre sarebbe stato meglio, per avere ancora più varietà, ma i dei due ragazzi mi hanno più che soddisfatto.
Così fra gesti di “alta illegalità” (come scavalcare il cordone rosso per salire al secondo piano del comunale [anche se forse era più pigrizia per non doverlo staccare {sì decisamente pigrizia}]) e ultracomodi divanetti (solo per gli intervistati, io ero su una banale sedia per potergli stare davanti), è partita l’intervista, che potete facilmente trovare in cima e che se state leggendo qui avete già visto e dunque vi sto avvisando per nulla. Anche se con il nuovo Franz non so mai dove finiranno le cose che scrivo.
Ma torniamo al nostro argomento: arcobaleni.
Il messaggio che fa da comune divisore di tutto ciò che mi hanno detto i due ragazzi verte intorno all’amicizia, alla passione, all’avere un enorme punto in comune: la musica. E non semplicemente amarla, quello non è neanche lontanamente paragonabile al farla. In una grande orchestra dove tutti si fondono eppure ciascuno riesce a dare del proprio dalla proprio individualità, una massa di ragazzi dai più disparati stati europei, con le più diverse idee e i più diversi metodi e tutti che trovano il loro punto di incontro per poter andare avanti insieme e concederci quei meravigliosi momenti che sono i loro concerti. Un concerto della Euyo vale molto di più del biglietto che ti permette di assistervi. Vale una lezione di vita che andrebbe bene tenuta a mente.
Ogni ragazzo si è formato secondo un metodo, un insegnante (o più di uno spesso), le sue esperienze, le sue avventure, la sua personalità, insomma, ogni musicista ha la sua storia e quando suona la racconta.
Traspare dal suo suono, dal suo gesto, dai suoi colori, dal suo fraseggio, anche dalla sua mimica facciale. Ma quando bisogna suonare insieme e collaborare per qualcosa di più grande, dei veri musicisti sono pronti ad offrire ciò che li rende diversi l’uno dall’altro per far sì che venga assorbito dal tutto. Non mettere da parte la propria storia, ma accettare di non essere i protagonisti assoluti, bensì dei comprimari importantissimi del vero protagonista: l’insieme. Persino il direttore viene assorbito dal tutto dell’orchestra, dall’insieme di uno scopo più ampio.
La diversità dei singoli viene sfruttata per valorizzare e dare carattere, ma mantenendo l’omogeneità dell’unione al fine di offrire al pubblico uno spettacolo musicale sensato e di alto livello.
Sarà banale, ma sarebbe bello se si guardasse con più rispetto a questi musicisti. Con più rispetto e con tanta attenzione, perchè la musica ci insegna sempre molte cose. In questo caso ci insegna la necessità di collaborare per uno scopo più alto ma senza rinunciare alla nostra storia, ci insegna a fare ognuno la propria parte con solerzia, affinchè il gigantesco ingranaggio funzioni e si possa raggiungere il successo.
E dopo se ne esce tutti più arricchiti, sia di conoscenze che di personalità. La EUYO è molto più di una nota di merito sul curriculum. E’ un piccolo (ma neanche troppo) tentativo di insegnare al mondo cosa si può raggiungere se si è uniti, se si collabora tutti quanti, se si mette a disposizione la propria abilità, dopo anni e anni di sudatissimo e faticosissimo studio per raggiungere il meglio. E non ha senso cercare di emergere rispetto agli altri “perchè io ho sudato più di te”, perchè non è così che funziona. Ognuno ha sudato a modo suo e ora si è là e si collabora tutti quanti per gettare un ponte.
Scrivendo questo articolo mi sono caricato di speranza e buoni propositi e sfogherò la buona dose di arcobaleni che ho appena generato per accogliere con ancora più entusiasmo il concerto di questa sera, in cui ancora una volta la EUYO ci mostrerà cosa quel ponte è stato capace di generare.
Dunque questa sera ale 20.30 al Teatro Comunale vi voglio vedere, arcobaleni e fratellanza sotto braccio, ad ascoltare Weber, Stravinskij e Berlioz, ancora una volta in un programma multietnico come pochi!