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August 7, 2013

Anita QuattroEver #3. Bonucci cuore Adolfino (Jean Piaget mi fa una pippa Volume 2)

Felix Lalù


Eravamo rimasti che facevo il Jean Piaget dei poveri: scrivere di e far soldi con le criature in un’epoca in cui le massime esponenti del paparismo sono Lori Del Santo e Antonella Clerici dalle pagine di Chi. Eravamo rimasti che ci riferivamo ad Anita (ora Bonucci) (sul perché Anita sia attualmente chiamata Bonucci rimando ad uno dei prossimi post) come l’inutile essere oggetto di studio la criatura. Il Volume 1 di questa ricerca è stato dedicato allo studio del suo sviluppo dalla nascita alla terza settimana di (quello che le nonne chiamano) vita. In questo periodo l’inutile essere oggetto di studio la criatura è passata dallo stadio di essere immondo a quello di essere fondamentalmente inutile. A te, discreto pubblico, sembrerà che non ha mosso un passo, ma in questa breve finestra di vita ha sviluppato le guanciotte e il doppio mento, imparato a girare la testa da una parte all’altra. Sa già distinguere un capezzolo da un naso e ha pure abbozzato un sorriso, ma era solo una scoreggia. Alla sua età persino un vitello sa fare più cose, ma un giorno diventerà bocia e quel vitello soffrirà sotto le sue sonore e infantili scudisciate per aver imparato cose prima di lei.

Ma ripartiamo da dove eravamo rimasti. I nostri appunti scritti a penna e calamaio riportano le seguenti tappe evolutive: 

A 24 giorni 

L’inutile essere oggetto di studio la criatura sviluppa il collo. Prima si poteva solo supporre che esistesse una giuntura tra l’addome e la testa (lo desumevamo dal fatto che riusciva a girarla ma potevamo solo supporre che fosse un collo e non un giunto cardanico di titanio impiantatole da chissà quale creatura aliena per burlarsi di noi umani). Il colo era lì, ma era perso tra il doppio mento e le pieghette intorno al collo come quello di un semplice obeso.

A 25 giorni

L’inutile essere oggetto di studio la criatura allunga le braccia fino alla massima estensione per una volta. 25 giorni per capire di non essere più in uno spazio angusto. Uno spazio angusto in cui qualcuno l’aveva costretta per espiare chissà quale colpa per nove mesi senza luce. Comunque, va detto, neanche un prigioniero di Guantanamo dopo nove mesi di isolamento ci mette tanto a ripigliarsi (a meno che non l’abbiano anche torturato nel frattempo).

A un mese meno un giorno 

L’inutile essere oggetto di studio la criatura si mette per la prima volta le mani sulla faccia. Non che sappia ancora di avere le mani. Probabilmente non sa neanche di avere la faccia.

A un mese e due giorni

L’inutile essere oggetto di studio la criatura mi caga addosso. Non sono uno che la prende sul personale. Ma prima o poi assaggerà la mia vendetta. Vendetta.

A 5 settimane  

L’inutile essere oggetto di studio la criatura impara a sopportare che le infilino una maglia dalla testa. E’ plausibile supporre che i nostri antenati nella savana non avessero magliette o bodini stretti sul collo.

A 5 settimane e mezza

L’inutile essere oggetto di studio la criatura impara a mettersi in bocca tre dita.

A 6 settimane

L’inutile essere oggetto di studio la criatura comincia a sorridere. Sorride a te, proprio a te che è un mese e mezzo che aspetti che ti caghi. Esulti perchè finalmente l’inutile essere oggetto di studio la criatura si è accorta che esisti. E’ plausibile supporre che non sappia che stai cagando sangue per lei ma si è accorta di te. E sorride. Il primo sorriso voluto è il primo vero momento di paparismo consapevole. Sei un negro sperduto in un astronave infestata da esseri tremendi che ti divorano lentamente. Hai una sola porta che si apre e un mazzo di chiavi con mille chiavi attaccate e hai il pepe nel culo perché non sei il protagonista. Sei solo il negro che puliva le cuccette e i tremendi esseri divoratori non hanno alcuna deferenza verso chi non ha una mascella adatta al ruolo di protagonista. Proprio nell’istante in cui arriva un tremendo essere divoratore, l’ennesima chiave gira la toppa.  Il momento in cui  l’inutile essere oggetto di studio la criatura ti sorride sapendo di sorriderti è come quel momento che trovi la chiave. Non ti senti ancora salvo del tutto ma altri cinque minuti di notorietà in più te li sei guadagnati. 

Poi sei comunque un negro e prima che entri il tremendo essere divoratore ha sganciato mezzo te da sotto le palle e potrai solo appisolarti con l’indice puntato verso l’uscita che nella scena finale aiuterà il mascellone a salvare il culo a lei e alla sua troia bionda/latina/negra/gravida). Giusto il tempo di sentirti un figo ed è subito doccia fredda.  Per necessità spostiamo il fasciatoio in un posto diverso. Appeso sopra questo posto diverso c’è una marionetta rossa e blu. Sono anni che sta lì, lì appesa ai fili della vita come tutti noi. Guarda il pavimento. Ho sempre pensato fosse una shoegazer, invece eravamo noi che non le abbiamo mai dato niente da guardare. Che sia il caso o il fato, ora fissa  l’inutile essere oggetto di studio la creatura dritta negli occhi, più o meno alla stessa distanza da cui la guardo io. Sicuro del sorriso appena conquistato, lascio che si fissino. La criatura la guarda un attimo, per sbaglio, poi guarda me ma torna subito da lei, gli sorride, la guarda prima intensamente poi di striscio, ritrae la testa nelle spalle in segno di finta timidezza, fa la smorfiosa e ridacchia da oca per attirare la sua attenzione, guarda me e ride e poi la indica con la testa. E’ ufficiale: mia figlia Anita (ora Bonucci), sangue del mio stesso sacco,  è innamorata per la prima volta nella sua vita. E non è innamorata di me. Certo anche a me mi fa i sorrisucci, ma non come alla marionetta maledetta. Tecnicamente è una troia ma provo trovare soluzioni, invece che pensare ai problemi.

Per scoraggiare questa sua tendenza io e il mio amore mio abbiamo chiamato la marionetta maledetta Adolfino. Ci pare un nome abbastanza scoraggiante. Qualora questa insana storia andasse avanti dovrò passare alle maniere forti. Non sono un Dolph Lundgren ma potrei anche pensare di mettere insieme una squadra di mercenari senza cuore, avidi di spaccare qualche faccia in cambio di adeguata pecunia. Ci sono cose che un padre deve essere pronto a fare. Adolfino è il primo uomo con cui entro in competizione. E’ il primo uomo a cui, da buon padre, staccherò la testa per gettarla ai maiali.

Cos’è successo i primi 19 giorni? Leggetelo qua

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