Music
June 15, 2013
Intervista a Mogol: “Oggi Mogol-Battisti non avrebbero possibilità di emergere”
Marco Bassetti
Con Battisti: “Acqua azzurra acqua chiara”, “Mi ritorni in mente”, “Fiori rosa fiori di pesco”, “Emozioni” … O senza Battisti: “Io ho in mente te” (Equipe 84), “Sognando la California” (Dik Dik), “Stessa spiaggia stesso mare” (Mina), “Una lacrima sul viso” (Bobby Solo), “A chi” (Fausto Leali), “Cervo a primavera” (Cocciante), “L’emozione non ha voce” (Celentano)… Mogol è un monumento della canzone italiana. Paroliere estremamente fecondo oltre che di grande qualità estetica, con oltre 1500 testi incisi nella sua bacheca e oltre cinquant’anni di carriera, è uno dei maggiori scrittori in musica delle storie d’Italia. Con uno stile unico, disimpegnato, libero, leggero, Mogol ha donato una colonna sonora al paese, contribuendo alla sua formazione, alla sua educazione sentimentale. Ecco forse proprio la leggerezza è stata ed è la sua cifra stilistica, avendo sempre preferito parlare di amore, di fiori, di lacrime, di pioggia, di occhi, di giardini, di vento. Con poesia e leggerezza, Mogol ha dato un linguaggio ai sentimenti, un codice distintivo alla canzonetta, rendendola patrimonio universale: operazione che ha raggiunto senza dubbio la sua vetta con il sodalizio con Lucio Battisti, di cui Sir James Paul McCartney, si sa, possiede l’intera discografia. Ma qual è oggi – nell’epoca dei social network e dei talent show – lo stato di salute della canzone italiana? Abbiamo approfittato della sua presenza ad Upload (ieri sera alla LUB in un dialogo con Boosta) per chiederglielo. Il giudizio è molto pesante, forse anche troppo.
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