Cradle Rockers #50. Maiausflug: Gita di Maggio

04.06.2013
Cradle Rockers #50. Maiausflug: Gita di Maggio

Nei Kindergarten, come in ogni scuola tedesca, mi racconta Tesorini, si fa sempre la gita di maggio. Noi genitori eravamo tutti così emozionati.. I nostri pargoli avrebbero fatto la loro prima gitarella scolastica! Ho appiccicato il foglietto con tutte le info sulla porta di casa la settimana prima, così da ricordarmi tutto: orario, posto di ritrovo, cosa mettere nello zainetto, orario di ritorno ecc. Bisognava essere puntuali alle 8 alla funivia! Così, arrivato il Gran Giorno, ci svegliamo prima del solito, pipì-vestiti-colazione-denti-scarpe (tutto fila liscio) e via verso la funivia! L’idea era di mollare velocemente Amelia e portare Anita al nido con calma.

Tutto stava procedendo secondo i piani quando.. Traffico!!

Traaaaanquilli.

Avendo calcolato tutto ma proprio tutto, arrivo comunque in orario alla funivia con un sorrisone a mille denti, parcheggio in doppia fila davanti alla fermata dell’autobus –tanto ci metto un secondo- e prendo Anita in braccio (mica tiro fuori dalla macchina il passeggino per 2 minuti). La stazione della funivia è sbombata di gente, classi delle elementari, bambini di ogni tipo: grandi piccoli alti bassi di tutti i colori, sembra di essere all’Ikea. C’è rappresentata ogni forma di vita tranne gli amichetti di Amelia con relative maestre.

Mi blocco un attimo: sono arrivata addirittura in anticipo..? Non sono avanti, sono davanti! Mi gaso. Ma sento comunque puzza di bruciato..

Mentre Anita si divincola urlando perché vuole a tutti i costi suicidarsi correndo sulla strada e Amelia è frastornata da tutto quel via-vai, ecco un viso conosciuto: una mamma della classe di Amelia! Con relativo bambino!

Mamma del relativo bambino: “Sono qui da 10 minuti, non c’è ancora nessuno, possibile?”

Io: “Mumble mumble.. forse devono ancora arrivare…”

Altro che puzza di bruciato..

Ci guardiamo.

Anita ulula, bordò.

Ho male alle braccia.

Mamma del relativo bambino: “Adesso chiamo la maestra, per fortuna ho il suo numero!”

Telefonata: “Pronto… si, siamo all’entrata.. Come anche voi!?!? Ma anche noi!…. Ma non vi vediamo! Uscite fuori dalla porta……Certo che siamo qui!……San Genesio, ovvio”

Mi guarda: “Funivia di San Genesio, no?”

Io: “Ovvio, siamo qui, è giust..”

I nostri quattro occhi si spalancano all’unisono.

San Genesio.

Noi siamo alla funivia del Renon.

Che stordite!!

“Loro sono partiti, dobbiamo accompagnarli direttamente su.”

Ma porc…

E poi arrivano quei momenti in cui capisci che anche se tu programmi tutto, anche se cerchi di rimediare, quella giornata è comunque tutta storta: la strada per San Genesio è eterna a causa di un tir che trasporta tronchi grossi come tralicci dell’alta tensione, poi incontriamo i lavori per le strade del paese che ci obbligano a lasciare la macchina nel punto più lontano dall’arrivo della funivia e dover proseguire a piedi, rallentate dai nostri figli: iperattivi quando si tratta di correre al parco ma morenti se bisogna camminare per dieci minuti.

Alcune volte bisogna accettare quello che succede, e basta.

Mi hanno insegnato a guardare il lato positivo della vita, eccolo: almeno eravamo in due! Fossi stata da sola, mi sarei vergognata e demoralizzata, invece in due ci siamo fatte una bella risata, sicure che ci ricorderemo sempre con un sorriso di quella mattina.

(E l’insegnamento: io leggerò in modo minuzioso ogni sillaba dei prossimi avvisi del Kindergarten…)

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