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April 16, 2013

Professionisti transformer? Eccone un altro: Francesco Capponi che fotografa i sogni

Anna Quinz

Siamo tanti. E’ evidente. Noi professionisti transformer siamo in mezzo a voi, ci incontrate al bar la mattina a bere il caffè, al supermercato a comprare la carta igienica, al bancomat a fare un estratto conto, il sabato pomeriggio a passeggiare in centro. Siamo come tutti voi, solo che alla domanda “che fai nella vita?” abbiamo una rosa di risposte molto più vasta e complicata di molti altri. Si perché noi facciamo un mestiere che è tanti mestieri, facciamo un mestiere che probabilmente per vostra nonna è incomprensibile (anche per una nonna giovane, o una cugina, per dire), perché non sta mica dentro una scatoletta tipo “avvocato”, “dottore”, “ingegnere”. Però, ora che ne ho incontrati parecchi di transformer come me, posso dire con serenità che questo non-inscatolamento rende felici. The Hub di Rovereto, da un po’ invita questi non-scatolati a fare due chiacchiere, a presentarsi, a spiegare le loro vite ai loro simili ma anche agli scatolati curiosi. Giovedì 18 è il momento di Francesco Capponi, artista e fotografo che è un trasformista più vero del vero, anche perché quello che fa lui è una cosa bella e strana: fotografa i vostri sogni. Eccolo qui.

Cosa significa per te essere “transformer”? Quando ti chiedono cosa fai nella vita, cosa rispondi?

Non so esattamente cosa significhi. Per me è non avere una professione riconosciuta, ma barcamenarmi cercando di mangiare facendo le cose che mi piacciono e che so fare.Quando mi chiedono cosa faccio balbetto qualcosa di indefinito o mi arranco in lunghe e complesse spiegazioni. Anche se non mi piace a volte per sintesi rispondo “Artista” o meglio “faccio arte” solo per dare una figura più riconoscibile, purtroppo quando rispondo così solitamente segue la domanda “si ma per vivere?” E ritorno a balbettare e arrampicarmi. Più spesso cambio discorso o fingo un malore.

Visto quello che fai, che rapporto ha Francesco con gli oggetti?

Gli oggetti fanno spesso parte del mio lavoro. Penso che abbiano una vita loro, una loro storia e gioco a raccontare il loro punto di vista. Se trasformo un oggetto già esistente in una macchina fotografica, lo uso per fotografare solo determinate cose, quelle che quell’oggetto penso voglia raccontarmi. Così un cappello a cilindro diventa una macchina per fotografare conigli, mentre un uovo ritrae quella parte di me che non vuole crescere.

Dicono che nel tuo laboratorio fotograferai i sogni. Che vuol dire?

Chiederò alle persone di farsi fare un ritratto con una piccola scatolina fotografica. La macchina è studiata per chiedere al soggetto di stare cinque minuti immobile di fronte ad una forte luce. In quei cinque minuti di immobilità con gli occhi chiusi chiederò a chi accetta la prova di estraniarsi per inventare la propria vera professione partendo dalla propria vita ma fondendola alle proprie passioni o fantasie e soprattutto ai propri sogni. Per cinque minuti vorrei che pensassero alla domanda “cosa farai da grande?” per rispondere come non hanno avuto il coraggio di fare nemmeno da bambini.

Quanto è liberatorio, se lo è, essere un professionista trasversale?

Per vivere, per volere o destino, fuori da schemi prestabiliti, bisogna sapere sempre reinventarsi, questo costringe ad aprire la mente, a restare curiosi e rischiare nuove imprese. Questo è liberatorio, forse è quello che mi serve per sentirmi vivo. Il problema è che sono inadeguato a questa società e faccio quello che faccio perché è l’unica cosa che so fare. Che voi lo consideriate una professione o meno, è già un enorme traguardo!

Il precariato, caratteristica fondamentale del transformer, secondo te è un valore o un limite?

Dal doversi mettere continuamente in gioco, se uno non si lascia scoraggiare, possono nascere cose nuove e originali. La crisi ci impone di inventare lavori pieni di fantasia e ci sta riportando allo stesso tempo a lavori manuali tradizionali. Ricollocare in maniera nuova tecniche e idee è quello che vorrei fare. E vedo che molti la trovano una buona soluzione alla crisi.

Come e di cosa vive, oggi, un transformer, in particolare Francesco?

Me lo chiedo spesso. Lo scopro ogni giorno anche io. Fondamentalmente mi arrangio.

Come dovrebbe poter vivere in un mondo perfetto?

Avendo la possibilità di trasformare i propri sogni e le proprie visioni in realtà.

Consigli per un transformer perfetto?

Cerca di sbagliare in maniera sempre nuova. Credi sempre in quello che fai.

Non ascoltare i miei consigli.

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