Diario semiserio del musicista fuori sede #02. La nobile arte della convivenza universitaria

Diario semiserio del musicista fuori sede #02. La nobile arte della convivenza universitaria

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Esistono sostanzialmente due maniere in cui gestire un’economia domestica fra coinquilini universitari. La prima, più facile ma più costosa, è l’“ognun per sé”, ossia ciascun coinquilino bada alla roba sua. E’ un metodo pratico, in quanto ognuno può, almeno su quell’aspetto, pensare praticamente solo alle sue esigenze. Intolleranze, allergie, gusti, c’è la massima libertà alle scelte individuali. Ovviamente questo comporta una spesa maggiore e necessita di un diverso scompartimento per ciascuno dei coinquilini in cui tenere tutte le proprie vivande.

L’altra maniera, quella che applichiamo qui da noi, è la cooperazione. È invece un sistema delicato, attuabile praticamente solo se ci sono molti gusti in comune o tanta capacità di adattamento vicendevole. E’ sicuramente il più economico e il più familiare dei due modi, però ha al contempo diversi lati negativi, primo fra tutti, la complessità. Per dividere tutte le spese urge organizzarsi bene, ad esempio con un elenco condiviso su internet in cui segnare le spese, dopo averle divise per tutti i coinquilini.

Le spese in una casa di tre ragazzi e due ragazze sono tante e variegate e tenerne il conto non è facile. Inoltre questo sottrae indipendenza e libertà, cosa che più ricercavo venendo a Padova. All’inizio infatti, dopo un primo momento di entusiasmo visto il grande risparmio che comporta, vedermi sottratto della libertà di decidere tutto e costretto a pensare sempre alla cena per tutti quanti mi ha quasi deluso.
Dopo tutto fuggivo da Bolzano proprio per imparare a vivere da solo e ancor più per essere finalmente indipendente, almeno nella scelta di ciò che avrei mangiato e comprato per la casa. Ma a ben pensarci dopo diversi mesi che la convivenza va avanti con successo, mi sono reso conto di una cosa. Questo sistema mi ha permesso di avere una nuova famiglia in cui però non ero più il figlio a cui vengono concesse piano piano sempre maggiori responsabilità, bensì un membro al pari di tutti gli altri, che deve pensare alle esigenze altrui esattamente come gli altri devono pensare alle sue.

Inutile dire quanto questo insegni a un ragazzo particolarmente inesperto nella vita di tutti i giorni. Già nel regolarsi per le spese bisogna costantemente tenere a mente le possibilità economiche di tutti, oltre alle loro preferenze. E non solo riguardo alle spese, si iniziano a capire molte regole di convivenza, anche guardando gli altri che non le rispettano ovviamente. Ognuno ha le sue precise regole, le sue idee su come si stia in una casa con altre persone, basate sia sulle proprie esperienze famigliari, sia come contrasto che come continuazione, che sulle proprie esperienze pratiche nel caso in cui non si fosse al primo anno di indipendenza.

Oltre al discorso pratico e gretto delle spese da dividere, le cose per cui begare, nell’idea di convivenza sono tante. I fattori da tenere in conto sono infiniti e vanno dal tenere o meno il caffè nella caffettiera fino al successivo uso, alla suddivisione dei rifiuti, all’ordine domestico e ancora più complesso a quando poter fare un’eccezione alle proprie regole. Per fare un esempio dopo aver fatto presente che buttare il caffè usato in mezzo ai piatti da lavare non era molto carino se c’è il bidone affianco, l’abitudine è (quasi completamente) scomparsa e il caffè viene regolarmente buttato nel bidone. E sono soddisfazioni!
 Finalmente inizi a renderti conto di come doveva essere trovarsi nei panni di tua madre.

Nel corso del periodo di assestamento sono tanti i momenti in cui ti trovi a pensare che molti piccolissimi gesti contano tantissimo nell’insieme che costituisce la gestione domestica. Sparecchiare, non gettare i propri vestiti sui divani, tenere limitato il proprio disordine agli spazi personali, tenere puliti gli spazi comuni, abituarsi a mangiare un po’ di tutto perché quando calcoli male mangi quello che riesci a tirar fuori mischiando tutto ciò che trovi in casa (a volte originando dei piatti deliziosi per puro caso che poi volontariamente non riesci nemmeno a riprodurre) e molte altre cose, persino le più apparentemente inutili, se sommate.

Che gran cosa vivere fuori casa. Spesso mi chiedo che cosa sarebbe successo se queste cose le avessi dovute imparare se a vivere da solo ci fossi andato per questioni di lavoro o per mettere su famiglia, insomma da adulto. Non avrei avuto praticamente idea di come gestire una casa senza l’aiuto di altre persone con più esperienza di me. Allontanarsi dal proprio nido quando ancora si hanno 19 anni, per quanto complesso, faticoso e costoso, è senza dubbio una delle esperienze più belle ed importanti che si possano fare. Parola di coinquilino.

fotografia di Chiara Esposito

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