Cradle Rockers #39. Fare la pipì nel water è uno sbattimento.

Fare la pipì nel water è uno sbattimento. Ma chi me lo fa fare? Io mi piscio addosso, tanto poi mi puliscono. Vabeh, magari un po’ mi sgridano, ma poi puliscono loro, mica io. Non ho voglia di andare in bagno e pisciare dentro al water. Cioè, dai, magari una volta al giorno la vado a fare lì, giusto per far vedere che non sono proprio scema, così mi dicono “braaaaava” con quell’aria da deficienti e forse mi danno pure il premio: un minuscolo pezzo di cioccolata. Tirchia d’una madre! Ogni volta la stessa storia. Io le dico: “Lo voglio grande!” e questa mi da una briciola marrone che nemmeno una formica sentirebbe il gusto. La prossima volta mi cago direttamente addosso, così impara!! Te lo do io, il marrone..
Queste mamme.. bisogna insegnar loro tutto, non ci arrivano da sole.
A parte che quella se la prende sempre con me, non posso fare niente perché: “attenta di qua, attenta di là.. non saltare sul divano.. e non puoi ciucciare le piastrelle.. e non si mangiano le cose da terra…” ma scusa, dico io, guarda Anita, lei sì che sbava e ciuccia tutto.
“Ma lei è piccola”.
Ma diamine. Cosa significa piccola? Io ti sembro grande? Ti sembro una indipendente?
“Tu sai parlare, lei no”
ah no? Ah no?? Ok, Anita non parla (è un po’ indietro sapete, dice solo “mamma papà” e mi chiama “gnegna”, poveretta) ma si fa capire: mi tira i capelli, mi guarda in cagnesco, e con le dita indica tutto. La vogliamo discriminare? Benissimo. Solo che lei può mimare le cose e io invece devo parlare.
“Sei brutta!!” ti va bene così?
“Non sono più tua amica!” tiè.
Poi ci sono le ingiustizie. Ad esempio? Tiro un gioco in testa a mia sorella (ma così.. per gioco, mica per farle del male, è solo per vedere la reazione) e Anita inizia ovviamente a frignare come una fontana, e io rido dentro nel profondo e gioisco proprio quando fa la faccia sofferente e s’incazza. Strilla come una scimmia.
Non passa nemmeno un secondo che arriva La Mamma, con lo sguardo severo e indagatore: “Cos’è successo?” allora i casi sono due. Se non ha visto niente io dico: “Boh, Anita piange, è caduta” e la consola. E io mi salvo.
Oppure quella mi ha visto da lontano e mi dice: “Amelia! Ma le hai tirato la pentola in testa?”
Trovare una scusa trovare una scusa “No.” (ottimo: negare sempre!!)
“Ma come no? Ti ho vista!” (porca miseria, colta in fallo!)
“Ma Anita voleva.. voleva.. – devia il discorso, devia! – voleva andare dalla oma… le api..”
“?”
Rimediare subito altrimenti niente tv: “Non l’ho fatto apposta..”
poi guardo Anita, che tra le braccia della mamma mi guarda soddisfatta. Glie la farò pagare!
Cioè, capite? Io se le tiro la trottola in testa “l’ho fatto apposta”, invece se lei mi tira i capelli “è piccola”.
“Chiedile scusa, su.”
Becca e bastonata! Io le tiro un gioco in testa e devo pure chiedere scusa? Mica è colpa mia se Anita è piccola. Vabeh, in nome della merenda: “Scusa-Anita-non-lo-faccio-più” (non lo faccio più con la trottola, intendo.)