Il Comune limita la musica live all’Impronta Jazz Club. Il gestore: “Occorre fare chiarezza”

Un altro progetto dedicato alla musica live sacrificato sull’altare del rispetto della quiete pubblica, con il Comune di Bolzano a fare la parte del sacerdote, a tutti gli effetti contro l’interesse collettivo, e la cultura la parte dell’agnello. Considerando che si tratta, in questo caso, prevalentemente di set acustici in ambito jazz (non hardcore né death metal e neppure elettronica tuz tuz), dalle 12 alle 13.30 del sabato mattina (non a notte inoltrata), in una strada, via Locatelli, che si affaccia a quell’ora direttamente sul mercato (non certo una situazione di silenziosa meditazione e placido raccoglimento), la limitazione da parte del Comune all’attività live de “L’impronta Jazz Club” è assurda e sbagliata. Perché la scelta da parte di un ente pubblico di limitare lo spazio ad un progetto culturale di interesse popolare (per altro già molto circoscritto, discreto e rispettoso), per soddisfare desideri, ubbie e idiosincrasie di qualche vicino allergico alla socialità e geloso del proprio riposo, neanche post ma pre-prandiale, come la si può definire se non assurda e sbagliata? L’interesse generale sottomesso al ricatto dell’interesse particolare.
La limitazione dell’Ufficio comunale, prescrivendo al locale una programmazione musicale a “sabati alterni” un sabato sì e uno, invece di rispettare le “diverse sensibilità” finisce per scontentare tutti: i paladini della quiete, costretti ad un riposo alternato, un sabato riposati e pimpanti, un sabato con occhiaie e musi lunghi; il gestore del locale che, puntando sull’intrattenimento musicale piuttosto che sulla feroce speculazione dello slot machine, si vede spuntata questa leva commerciale. “Il danno economico è per noi enorme – chiarisce il gestore del bar, Cristian Meloni – l’affluenza del pubblico in occasione dei concerti è sempre stata buona e quindi l’incasso ci dava un po’ di ossigeno in una situazione economica molto difficile”. Ma hai scoperto di chi ci sia dietro alle lamentele? “Non ho idea – risponde Meloni – non mi è stato dato nessun nominativo, nessuna motivazione chiara se non quella generica del disturbo. Non è stata eseguita neanche una perizia fonometrica. Ma è possibile che sia sufficiente una telefonata di un vicino per far saltare un’attività?”.
Il chiaro accento romano di Cristian mi fa sentire piccolo, intrappolato in un piccolo mondo impermeabile al nuovo e al diverso, mi fa sentire in dovere di chiedergli scusa a nome di una città misera e sorda che non sa distinguere la musica dal rumore. Ma secondo te al di fuori di Bolzano una situazione del genere sarebbe pensabile? “No – risponde Cristian senza pensarci un attimo – non esiste che si blocchi un’attività del genere, soprattutto se si svolge a mezzogiorno”. Appunto, non esiste. Eppure questa è la situazione che lo scenario locale ci offre, una situazione con cui si è costretti a fare i conti. Senza rassegnarsi, perché anche Bolzano, prima o poi, si adeguerà alla realtà del mondo. Occorre, però, farsi sentire. “Abbiamo raccolto quasi mille firme, perché vogliamo fare chiarezza su questa vicenda. C’è un vicino che si lamenta? Bene, parliamoci, troviamo una soluzione… Invece no, dopo aver già tolto le panchine e le botti dalla strada, che per altro sono presenti in molti locali della città come ad esempio il Temple, c’è ancora qualcuno – conclude Meloni – che vuole danneggiarci. Occorre fare chiarezza”.