
Sabato scorso c’erano almeno due live ai quali avrei desiderato partecipare: UMA Fest al R’n’R e il concerto al Centro giovanile No Logo a Laives. Il resto della famiglia mi boicotta all’ultimo minuto e così rimaniamo a casa. Inevitabile a quel punto assistere all’ultima serata del Festival di Sanremo. Tutti sul divano davanti alla tv: succede raramente, escluso quando trasmettono i Griffin. Incredibile ma vero, siamo riusciti a non addormentarci, abbiamo seguito tutte le esibizioni degli artisti in gara. Per fortuna niente più vallette bionde e brune; bene la Littizzetto, anche se personalmente la trovo piuttosto ripetitiva. Presenza di cantautori, cantanti usciti dai talent e gruppi provenienti dal circuito indipendente, come Marta sui Tubi.
La serata scorre senza grandi ospitate, per fortuna, insomma riusciamo a vederla facendo zapping durante la pubblicità: nelle altre edizioni, il mio livello di attenzione calava vistosamente dopo il primo quarto d’ora. Alla fine, quando i primi tre si giocano la finale, teniamo tutti per Elio e le Storie Tese e speriamo nella svolta. Chissà! Forse è la volta che qualcosa cambi in Italia, pensiamo, a cominciare dai Festival di musica leggera. Lo davano per favorito e non ci sono state rivoluzioni: Mengoni ha vinto il festival. Sarà stato per la sua partecipazione al talent o per il pezzo “tipicamente” sanremese?
Penso che la televisione abbia sicuramente un ruolo importante nella diffusione della musica alla “massa”. Diciamolo: è vero che in Internet c’è un mondo di musica e che ognuno può sentire qualsiasi genere ed appassionarsi anche a gruppi sconosciuti, ma la massa non lo fa. La massa, e tra questi anche giovani e giovanissimi, ascoltano e vedono solo quello che passano radio e televisione. Naturalmente le eccezioni ci sono e c’è chi si avvicina ad altri generi musicali, vuoi perché inizia a suonare uno strumento, vuoi perché sente altra musica in casa, oppure perché ha qualche cugino più anziano o lo zio rockettaro o il nonno amante del jazz.
Ne discutevo proprio con il Figlio durante la serata del Festival. La maggior parte dei suoi coetanei ascolta la musica dei cantanti usciti dai talent o la musica che passa alla radio o quella che passano su Mtv. Ognuno ha i propri gusti, nulla contro il pop (indispensabile per far la spesa al supermercato!), ma io credo che questo non sia dovuto ad una vera e propria scelta, quanto ad una scarsa conoscenza degli altri generi musicali, soprattutto da parte dei giovanissimi. Il programma scolastico delle medie non contempla la storia della musica moderna. In televisione non passa la musica dei gruppi distribuiti dalle etichette indipendenti, non passa il rock e tutti i suoi “derivati”, neppure in programmi “dedicati”. E non sto parlando certo dei “grossi” gruppi, delle band internazionali che vendono dischi in tutto il mondo, quelli di tanto in tanto li vedi.
Per lo sport è un po’ diverso: almeno in occasione delle Olimpiadi, si possono vedere anche gli sport meno popolari e non sempre e solo calcio. Per la musica invece non è così. In Italia esistono un sacco di band di alto livello, che fanno veramente della musica “nuova” ma che non passano né alla tv né alla radio: così, quando vengono nella tua città a fare un concerto, non ci vai perché non li hai mai sentiti nominare e invece acquisti in prevendita il biglietto per il concerto dei Modà, perché li mettono sempre in radio e (caspita!?) sono arrivati pure terzi a Sanremo.
Bisognerebbe, secondo me, dare spazio a più generi musicali, ad iniziare dalla tv, per “elevare culturalmente” o semplicemente per informare la massa di ascoltatori di musica, e metterli in grado di scegliere. Dopodiché, se a qualcuno piaceranno ancora solo le canzoni melodiche con la rima cuore-amore, per carità, continui ad ascoltarle fino alla nausea! Lontani sono gli anni, quando i CCCP passavano su RAI 2…