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February 9, 2013

“Progetto Cibo”: cosa c’è e cosa manca. Impressioni, pensieri e quattro chiacchiere dalla nuova mostra del Mart

Eleonora Odorizzi

Per chi è curioso di vedere la mostra inaugurata ieri al Mart, “Progetto cibo. La forma del gusto” , ecco un paio di impressioni e le chiacchiere che ne sono scaturite.
Mi piace il nuovo corso del Mart, con esposizioni che riflettono maggiormente la contemporaneità, e che riescono a parlarne in modo comprensibile e coinvolgente alla gran maggioranza dei visitatori. Anche ieri, piacevolissima e molto accattivante l’esposizione curata da Beppe Finessi, scorrevole e d’effetto (un’astronave del cibo e del design) l’allestimento. Tantissime le persone, a testimoniare la gradevolezza del tema e l’aspettativa che si era creata, per cui qualche cosa forse mi sarà sfuggita, prendetela come prima impressione.
Dopo un ingresso un po’ didascalico con le diverse forme del pane, si apre la sezione brevetti, una carrellata sentimentale del design dolciario, che va dalla rotella di liquerizia alle rossana -lacrimuccia per tutti i nati prima degli anni 80.
Parte poi il contemporaneo, forme e colori del cibo, invenzioni di architetti e designer, sperimentazioni e indagini da parte degli artisti; per me che da tempo seguo il food design, una bella occasione di rivedere vecchi “amici” come Guixe, Marije Vogelzang, Arabeschi di Latte, ma anche per affascinanti nuovi incontri con Forma Fantasma e Putput.
Alcuni dubbi nella sezione progetti, sul senso della presenza di alcuni autori.
Il focus prima dell’uscita, con un breve approfondimento sul futuro (mi sono mancati i sublimi Kracie giapponesi), si concentra nella presenza di uno showcooking, animato di volta in volta da un autore -cuoco- della cucina italiana. Ieri impossibile avvicinarsi, anche se l’intenzione credo fosse inserire una sezione performativa nella mostra. Questo aspetto invece è proprio quello che mi è mancato, dato il sapore un po’ televisivo dello show, così come mi sono mancate le Ciboh, forse uno dei gruppi italiani che hanno lavorato in modo più interessante a cavallo tra arte moda e cibo negli ultimi anni, viste nel loro carattere performativo a Trento, durante un Carnevale speciale, all’interno della stazione ferroviaria.
Immaginavo una dimensione di interazione, al di là del concettuale e del visivo, per il giorno dell’inaugurazione, come può essere il lavoro di Pereira e Fukusada, pur presenti in mostra con il loro progetto il sapore dei mobili, o come le Bento Box di Monica.
Le mie amiche Virginia e Anna poi, che adoro perchè sempre con l’occhio sul contemporaneo e sempre pronte a porsi una domanda in più, mi hanno chiesto come mai il cibo fosse solo bellezza. Le muffe, l’avanzo, la decomposizione, il brutto, insomma, non ci interessa?

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