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January 7, 2013

10 buone ragioni per vivere in Alto Adige #42. Holiday edition

Anna Quinz

10 buone ragioni (semiserie) per le quali anche durante le settimane di ferie (23 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013) è valsa la pena vivere in Alto Adige. Che andarsene alle Maldive sarebbe anche stato meglio, con tutto l’amore per la mia terra, ma si può sempre fare buon viso a cattivo gioco, ed ecco qui (e niente di culturale, perché – che cavolo – pure noi si va in ferie da cultura, ogni tanto).

1. Perché come ogni anno, potete bervi uno o più (di solito più) bicchieri di bollicine per festeggiare il Natale incipiente, nella piazza-non-piazza tra il Vögele e la Forst a Bolzano. Natale si sa è la festa delle tradizioni per eccellenza. E bene il pandoro, bene l’albero i regali e il presepe, ma una delle migliori tradizioni dell’Alto Adige è di sicuro questa. Potete pure andarci da soli, senza ansie da sociopatico. Tanto lì tra le 11 e le 15 del 24, trovate tutti, ma proprio tutti.

2. Perché – altra tradizione ormai imperdibile della vera e unica terra del Natale – il 26 la notte post abbuffate e scartamento regali vi risveglia dal torpore pigro dei giorni di festa portandovi con un balzo nelle assurde e ballerecce sonorità anni ’80. Ormai spalline, pantacalze e code alte solo il grande must natalizio, altro che il rosso delle feste.

3. Perché il giorno di Natale (e pure il 26 e l’uno gennaio) finalmente la città si svuota, finite le resse mercatineggianti, finite le corse ai regali, il centro storico torna ad appartenere ai suoi abitanti (io ad esempio) che possono passeggiare tranquilli per le “loro” vie deserte (cosa ormai rarissima vista l’apertura domenicale dei negozi), silenziose, pacifiche, bellissime.

4. Perché se amate la montagna e lo sci (sapete già che io non li amo, ma mi metto sempre nei panni di chi invece) durante i giorni di meritata vacanza potete sfogarvi a pieno sulle piste e negli apreski (che mi dicono essere luoghi divertenti) e magari pure su slittini e affini, di giorno e sotto la luna.

5. Perché essendo in terra di confine, non siamo costretti a vedere il concerto di capodanno dalla Fenice (che con tutto il rispetto, ma chi vuole ascoltare Verdi a capodanno??) ma in diretta dalle tv austriache, l’unico vero e inimitabile Neujahrskonzert da Vienna, in un tripudio di walzer, ballerine sorridenti, giapponesi in prima fila e gag di orchestrali e direttore d’orchestra.

6. Perché se anche il capodanno altoatesino non regala mai cose pazze, potete stare sicuri che nessuno vi sparerà, né vi butterà una lavatrice vecchia dal balcone dritta sulla testa.

7. Perché anche se a volte vi svegliano alle 9 del mattino con canzoncine non proprio sempre concilianti, i tre bimbi travestiti da re magi che suonano alla vostra porta danno ogni anno una certa tranquillità e serenità, quella di sapere di essere nel posto giusto (casa vostra) al momento giusto. Se poi vi lasciano l’autografo sulla porta in ricordo annuale del loro passaggio, ancora meglio.

8. Perché in Brasile (notizia riportata dalla nostra collaboratrice brasiliana Barbara) durante le feste si sono toccati i 47°. Ora, tutti noi altoatesini abbiamo sempre sognato un Natale in spiaggia, sotto il sole, bevendo mojito, però (anche questa notizia riportata da Barbara) pare che invece i brasiliani sognino di fare un bel Natale come da tradizione, con la neve, il giaccone e i doposci. Nessuno è mai contento, ma Natale in bianco (da neve) e rosso (da vin brulé) è più Natale, no?

9. Perché noi qui abbiamo il maialino portafortuna di capodanno. Tutto rosa, con la monetina in bocca e il trifoglio in testa, è l’ultima botta di zuccheri delle feste (se non credete nella calza della befana), ma è una bella piccola botta, piacevole da ricevere e da sgranocchiare, nella speranza, anno dopo anno, che faccia il suo dovere e porti all’anno nuovo soldi, fortuna, felicità, amore.

10. Perché poi, alla fine, le feste finiscono anche qui, che dopo un po’ – anche se tornare al lavoro è dura – non se ne poteva più di tutto questo festeggio-collasso, festeggio-collasso. Ora potremo tornare a collassare in pace, senza dover anche per forza festeggiare a capponi e panettoni.

* Nella foto, le piste sul Passo dello Stelvio, qualche anno fa. 

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