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November 29, 2012

Laura Lusuardi di Max Mara a Bolzano: “io credo – e investo – nei giovani”

Anna Quinz

Qualche giorno fa sono stata invitata dalla boutique bolzanina Oberrauch Zitt ad un incontro dedicato – ovviamente – alla moda, con l’intento di mettere in comunicazione virtuosa lo stile italiano e quello tedesco, mission naturale del territorio altoatesino, anche per ciò che concerne “abiti, annessi e connessi”. Tra gli ospiti internazionali intervenuti all’elegante e mondano evento bolzanino – oltre ai “locali” Michi Klemera della Luis Trenker e Dimitri Panagiotopoulos, al cavalier Corneliani di Corneliani e a Massimiliano Brunazzo di Hugo Boss e altri – anche Laura Lusuardi fashion director delle collezioni Max Mara. Ovviamente, dritta e sicura mi sono rivolta a quest’ultima, per una breve intervista. Questo non perché gli altri invitati non fossero interessanti, ma perché, insomma, sono una donna e quale donna non ama almeno un po’ Max Mara, con i suoi cappotti favolosi, le sue linee pulite e senza tempo, le lane morbide e avvolgenti, lo stile inconfondibile che fa sentire ogni donna una vera donna? Ecco, dunque le motivazioni molto personali che con mi hanno portato a fare due chiacchiere piacevoli con la Signora Lusuardi, “grande dame de la mode” gentile e disponibile che immediatamente mi dà del tu (non è cosa scontata, garantisco) dandomi la sensazione di essere giovane tra giovani. Ecco allora quello che le ho chiesto, e soprattutto, quello che mi ha risposto, guardando al passato e al futuro di una di quelle aziende che ancora – per fortuna – danno un senso al concetto ormai un po’ discutibile di “Made in Italy”.

Oggi la moda sembra ormai aver detto tutto. Che cosa ha ancora da dire Max Mara?

Diciamo che non si finisce mai di dire qualcosa. C’è sempre da trovare un nuovo modo di comunicare. La moda è legata allo stile di vita, che cambia continuamente. Come azienda, devi essere capace di anticipare questo cambiamento e proporre alla tua donna il prodotto che cerca. Oggi per esempio vuole confort e praticità, ma sempre con stile, non ha tempo per cambiarsi 10 volte al giorno, ma vuole essere sempre giusta in ogni momento e noi dobbiamo rendere questo possibile. Max Mara prima di tutto cerca di dare un prodotto di qualità, che sia timeless ma contemporaneo e al contempo identificativo del brand. Noi vendiamo ovunque nel mondo, il nostro cappotto è un simbolo riconoscibile, e lo stesso modello si vende a New York, Tokyo, Bolzano. Abbiamo esportato il nostro stile in tutto il mondo e tutto il mondo lo ha accettato. Questo significa che ciò che abbiamo da dire ha ancora un valore.

Max Mara è un marchio che ha una lunga storia alle spalle. Questo passato importante, è più un’opportunità o un ingombro?

È un’eredità importante, non un ingombro. Max Mara ha 60 anni, ed è significativo che il nostro secondo mercato negli anni ‘70 dopo l’Italia fosse la Francia, notoriamente terra della  della moda, che evidentemente aveva accettato il nostro prodotto. Il fatto di crescere con valori forti e qualità di prodotto, è sempre premiante. Mi soddisfa molto il passaggio generazionale: sapere che le giovani donne di oggi, se trovano nell’armadio un cappotto Max Mara della mamma, hanno voglia di metterlo. Vuol dire che tutto quello che abbiamo fatto in questi anni è stato un prodotto giusto e corretto, che rimane nel tempo. Io ancora oggi metto miei cappotti degli anni ‘80. E poi, quando una donna è contenta del prodotto che compra, lo ricompra. E questo non è un “fare” di oggi, ma un valore che abbiamo mantenuto dalle origini. Inoltre, abbiamo sempre cercato di fare una moda democratica, pensando a collezioni con fasce di prezzo diverso, perché vogliamo che tutte le donne possano comprare un cappotto Max Mara, che non deve affatto essere un prodotto elitario.

Se dico Made in Italy?

Noi produciamo tutto in Italia, la nostra è una fabbrica eccezionale, dove c’è grande amore per quel che si fa e dove si svolge un grande lavoro ricerca, soprattutto nei tessuti che sono fondamentali perché danno la cifra della qualità.

Oggi che la crisi sembra essere la parola d’ordine di ogni discorso, cosa consiglierebbe ad un giovane creativo che desideri iniziare una carriera professionale nel non facile mondo della moda?

Il momento storico è indubbiamente difficile, ma io credo molto nei giovani. Noi abbiamo sempre dato importanza alla creatività. Ma alla creatività con concretezza. È importante avere idee innovative, ma come designer devi creare capi che la donna possa indossare. Noi non pensiamo mai solo alla passerella, quello è solo per un momento. Noi pensiamo alla nostra donna, la donna della strada, che si deve vestire ogni giorno, non al tappeto rosso. Per un giovane oggi non è facile sfondare, ma io che seguo attentamente i nuovi creatori, penso che se hanno idee personali e speciali, possono riuscire. Non devono però fare cose troppo strane che poi nessuno mette, ma fare qualcosa di diverso, che le aziende magari non fanno. E poi ci sono tanti negozi sempre alla ricerca di novità e se ci sono giovani che sono in grado di offrire queste novità, perché no, c’è di certo spazio anche per loro.

Dunque, Max Mara, “scova” e dà lavoro a giovani fashion designer? Investe sul futuro?

Moltissimo. Io mi occupo di ricerca vado nelle scuole di tutto il mondo. Noi siamo stati i primi già negli anni ‘80 a lavorare con le scuole inglesi, che sono le migliori del settore. Oggi faccio ricerca faccio in tutte le scuole, ma devo dire che l’Italia è il paese più difficile. Per quanto sia nota in tutto il mondo per la sua moda, purtroppo investe sui giovani pochissime risorse. Ma i giovani sono il futuro delle aziende, come si può non puntare su di loro? Max Mara è l’unica azienda che attualmente sta assumendo, e assume giovani. E questo è un segnale importante. Nonostante la crisi, serve investire. Come nel progetto re-vamp ora in corso: abbiamo infatti rifatto 10 negozi Max Mara di provincia, puntando sul modello alto, come quello del negozio di Milano. Questo è un valore aggiunto anche per la città, e per la consumatrice per la quale è importante avere, oltre a un bel prodotto, anche un bel negozio. E anche questo, a conferma del fatto che prima di tutto pensiamo sempre alla nostra donna, in modo concreto, non certo astratto.

 * Nelle foto la sede di Max Mara in via Fratelli Cervi a Reggio Emilia in una fotografia degli anni Sessanta; New Cult, la tuta ispirata al più classico cappotto 101801 in cammello con maxi revers, cintura in pelle e orli parachute collezione A/W 12; la Signora Laura Lusuardi nella boutique Oberrauch Zitt insieme alla modella che indossa un abito da sera del marchio Max Mara

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