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October 19, 2012
New York Stories #05: Broadway
Cristina Vezzaro
Si inizia con Nice Work If You Can Get It, il musical con le spettacolari musiche di Gershwin e, come protagonista, un incantevole Matthew Broderick nelle vesti di un miliardario un bel po’ imbranato in procinto di sposarsi per la seconda volta (con una donna altrettanto sbagliata della prima) ma che si ritrova a innamorarsi di un contrabbandiere/cameriera tuttofare nonostante la differenza di classe e la poca perspicacia del personaggio. Sullo sfondo del proibizionismo parte incontrollabile la voglia di cantare o fischiettare dall’inizio alla fine, con splendide coreografie e protagonisti molto bravi.
Si prosegue quindi con The Best Man, la pièce scritta da Gore Vidal (ed è anche un modo per rendergli onore, a poco tempo dalla scomparsa) di grande attualità in periodo elettorale: siamo a Philadelphia, per le primarie del 1960, e due candidati si oppongono con mezzi, valori, principi e obiettivi molto diversi. La pièce è accattivante e il cast stellare: da James Earl Jones che abbiamo tutti visto migliaia di volte in film e telefilm, alla bionda Cybill Shepard, la detective che con Bruce Willis indagava e si innamorava decenni fa, dalla Charlotte di Sex and The City, Kristin Davis, a John Stamos che solo a guardarlo ti ricordi di averlo sempre visto in TV. E prima ancora c’erano stati la signora in giallo Angela Fletscher e Eric McCormack, il Will di Will and Grace. Insomma, una pièce per la quale si è puntato moltissimo sulla bravura e il richiamo del cast, ma che di per sé non manca di spunti nel presentare una situazione di campagna elettorale.
E infine, per caso, scopro che per tutta l’estate, a Bryant Park, oltre al solito HBO Summer Film Festival c’è anche Broadway in Bryant Park, e nonostante il caldo asfissiante di questo giovedì estivo, la lawn, il prato di Bryant Park, ospita decine di persone che decidono di seguire i musical in scena a Broadway in una sorte di “prova all’italiana”, senza scene, senza costumi, senza coreografie quasi, ma con tanta musica e i protagonisti reali dei musical a promuovere gratuitamente e direttamente il loro spettacolo.
È così che dal palcoscenico, oltre i grattacieli tra la 42a e la 6a, la Public Library e la 40a, si leva la voce cristallina di Rebecca, la protagonista del romanzo di Daphne Du Maurier ora show di Broadway, seguita dalle energiche cantanti di Sisters, lo show Off Broadway, che intonano a piena voce la celebre “We are family”. Arrivano anche i protagonisti di Chicago, il musical americano più longevo di Broadway, in scena dal 1996, che si esibiscono anche con qualche piuma e passo di danza in brani quali “All That Jazz” o “All I Care About (Is Love)” e “Me and My Baby”.
Mentre i ragazzi di Rent si scatenano con un’energia parecchio improbabile a queste temperature, davanti a me si siede una coppia, anch’essa parecchio improbabile eppure vera: con tanto di cappellino e ombrellino, guanti in pizzo e gonna frou frou, lei, abito gessato, bombetta e bastone lui. Per un momento penso siano protagonisti di qualche musical, ma non danno segno di volersi muovere verso il palcoscenico né di fatto sembrano recitare alcunché. Attorno a loro non c’è persona che non si sventoli qualcosa davanti alla faccia per respirare.
Mentre si levano infine le note di Evita, attorno a me eleganti madri che si sono date appuntamento con le figlie altrettanto eleganti e dall’identica tonalità di capelli, signore in visita da altre città americane, famiglie in vacanza, uomini di una certa età – soli – donne di una certa età – sole – ragazzi e ragazze, persone al limite della vita da clochard, entusiaste, si muovono al ritmo della musica e non smettono di applaudire.
Lo show finisce con la pubblicità di “Hawaiian Airlines”, voli diretti tutti i giorni da JFK a Honolulu, e altri sponsor radiofonici, mentre la folla si disperde in questa giornata che viene definita “la più calda dell’estate”.
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