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October 8, 2012
Nuok: raccontare New York come mai nessuno ve l’ha raccontata prima
Anna Quinz
La “nuoker” Sara Garofalo sarà ospite di Professione Transformer giovedì 11 a The Hub dalle ore 18.30. Ci saremo come partener anche noi di Franz, per confrontare le nostre reciproche esperienze di magazine trasversali nel web, cercando anche di capire sostenibilità, economie e difficoltà di lavori come questo. Alla fine della chiacchierata, potremo bere tutti un buon vino, gentilmente offerto dalla Tenuta Alois Lageder.
Ci si vede a Rovereto, intanto qualche domanda alle nuokers Alice e Sara.
Risposte della CEO di Nuok, Alice Avallone
Come è nata l’idea di Nuok, quando e perché?
Nuok nasce nell’estate 2009 dall’esigenza di creare un punto di riferimento per i giovani creativi italiani a New York. Inizialmente, infatti, si trattava di un semplice blog che raccoglieva storie e progetti di fotografi, illustratori e scrittori nella Grande Mela da una parte, e dall’altra consigli e segnalazioni per vivere al meglio la città. Con il passare dei mesi, Nuok si è trasformato in una vera e propria guida per viaggiatori, e l’anno successivo il progetto si è ulteriormente ampliato coinvolgendo ragazzi in tutto il mondo. E’ così che sono nate nuove sitis - città, nella lingua di Nuok, tra le quali Peris, Lannon, Sciangai, Sidnei. E ovviamente sono arrivate anche molte città italiane: da Rroma a Milan, da Vibbo a Trent.
In poco tempo, il progetto è cresciuto moltissimo. Come avete fatto a promuoverlo?
Il nostro segreto è il passaparola. Tutto è avvenuto in modo spontaneo, senza forzature di pubblicità a pagamento o strategie di web marketing. Gli amici dei primi ragazzi coinvolti hanno iniziato a seguirci, poi gli amici degli amici, e così via. Nuok è un progetto sincero: non ci siamo mai fissati su un’idea, abbiamo sempre lasciato che Nuok prendesse la forma data da chi lo animava.
Perchè pensate che la gente voglia leggervi e scrivere per/con voi?
Pensiamo che le persone siano stanche della retorica che vuole che chi va all’estero o è un cervello in fuga, o un bamboccione viziato. non è così, e i ragazzi che scrivono per Nuok ne sono la prova: sono giovani italiani all’estero che invece di lamentarsi, creano qualcosa di bello. Nuok è questo: un aggregatore di energie positive, una risposta allegra e scanzonata – ma non per questo meno seria – a chi non sa fare altro che lamentarsi. Probabilmente è davvero questo l’aspetto vincente: la naturale positività del gruppo di Nuok. Siamo sem pli ce mente noi stessi, senza filtri. La nostra comu ni ca zione è sem plice, tra spa rente. Anche se è una reda zione vir tuale, i con tatti fra noi sono quo ti diani, e perio di camente orga niz ziamo cene e brunch in giro per il mondo, così da cono scerci di per sona. I nuokers lavorano online, ma nel tempo sono nate molte ami ci zie vere, reali, e que sto è uno dei risul tati che più ci sti mola ad andare avanti. I nostri let tori ci pre miano per chè si fidano di noi, per chè siamo come degli amici a cui chie dere un con si glio vero: sanno che da noi non tro ve ranno mai mar chette e che il mate riale è costan te mente pub bli cato in presa diretta.
Quel che colpisce è la leggerezza dei toni, la freschezza (lo stesso nome Nuok).
Perchè credete sia importante procedere in questa direzione?
Il mondo di tutti i giorni ci impone ritmi serrati, capi che non sanno fare il proprio lavoro, situazioni pesanti dentro o fuori casa. Nuok è un’isola felice: c’è chi arriva da noi per staccare la spina e viaggiare davanti al proprio computer e c’è chi semplicemente vuole sapere di più della propria città, riscoprendola con occhi nuovi. Nuok è “New York” pronunciata da un bambino che ha appena iniziato a parlare. Di quel bambino cerchiamo di conservare il sorriso, la curiosità verso il mondo, la voglia di giocare e l’incapacità di prendersi sul serio. E poi, come abbiamo anticipato, c’è il mondo attorno a Nuok. Quando i nostri lettori ci chiedono di parlare di una città in particolare, e troviamo qualcuno che è bravo a farlo, allora chiamiamo il bambino di prima e gli chiediamo di pronunciare il nome di quella siti. E’ così che sono nate Pizburg, Melburn, Borlin, Chioto e tutte le altre.
Oggi il mondo del web è assolutamente saturo, c’è tutto di tutto. Come fare, secondo la vostra esperienza a distinguersi?
Per distinguersi nel web la ricetta è creare contenuti e format inediti, non cedere a compromessi e mettere al primo posto la qualità. That’s it.
Come si sostiene economicamente Nuok?
Nuok non ha entrate, se non qualcosa che arriva dalla pubblicità, che ci permette di sostenere le spese vive del sito, gli aggiornamenti e i nostri gadget color Nuok. Forse un giorno arriverà un grande sponsor pronto ad abbracciare la nostra filosofia, forse no. Noi siamo qui, e andiamo avanti per la nostra strada.
Risposte di Sara Garofalo Editor di Trento:
Tu ci vivi con questo lavoro?
Non ci vivo ma lo vivo come un lavoro. E’ un progetto a cui tengo moltissimo e che spero di non dover abbandonare mai. Avendo a che fare poi con trends da scovare/inventare mi permette di imparare a cogliere i segnali deboli del mercato in modo originale. Mi dà inoltre l’opportunità di gettare le basi per crearmi un lavoro futuro che non c’è e che non ho in mano adesso (la maggiorparte delle professioni del 2012 non esistevano nel 2004) rendendomi così autoimprenditiva più che autoimprenditrice.
Che altro fai “per campare”?
Mi occupo di strategie per l’internazionalizzazione d’impresa, faccio questo lavoro per un’ azienda informatica di Trento. Cerco e creo opportunità nel mercato estero per i prodotti che l’azienda ha deciso di esportare. Ho un contratto a progetto.
Professione transformer. Quando ti chiedono cosa fai nella vita, cosa rispondi?
Che navigo tra emisfero sinistro e destro e che mi piace stravolgere i giochi di parole.
Quanto conta oggi poter definire con chiarezza la propria professione?
Poco. Nella realtà in cui viviamo cosa c’è di ben definito e chiaro? Solo complessità e incertezza. Per citare Bauman si è tutto liquefatto, lavoro compreso. Le nostre sono quindi professioni che si realizzano al confine tra ordine (centro) e caos (periferia). Ma in questo apparente disorientamento devo comunque darmi delle regole. Creativa sì, ma con metodo: ecco un esempio di emisfero sinistro che confluisce in quello destro. Lo zoccolo duro di queste professioni è infatti riuscire aessere credibili nell’intangibile.
Quanto invece è liberatorio, se lo è, essere un professionista trasversale?
Totalmente, sono le abilità traversali a renderci unici, liberi, interdisciplinari. Per esempio per fare una casa ecosostenibile non basta un architetto ma ci vogliono un ingegnere, uno psicologo, un pediatra, un geriatra, un biometrico…
Consigli per un aspirante transformer?
1. lavorare in contesti multiculturali (importantissimo)
2. imparare a usare i canali giusti per creare il proprio network
3. studiare, studiare, studiare (non solo in senso accademico!), scrivere tutto quello che passa nella testa
4. essere capaci di saper dare senso (e concretezza) a quello che si vuole comunicare e non farsi soppraffare dalla mania dell’informazione che sta distruggendo la nostra capacità di trattenere i significati (collezioniamo solo frammenti)
5. essere consapevoli dello spirito del tempo in cui si vive e opera (in parole povere sapere cosa stai facendo, dove stai andando, cosa ti circonda)
6. ricordarsi sempre che la capacità d’inventiva ti toglie dai guai
Nella foto, un folto gruppo di nuokers!
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