Cradle Rockers #19. Agosto 2011. Faceva un caldo schifoso. Io ero incintissima

02.10.2012
Cradle Rockers #19. Agosto 2011. Faceva un caldo schifoso. Io ero incintissima

Agosto 2011. Faceva un caldo schifoso. Io ero incintissima, con le calze antistupro (quelle per la circolazione, per intenderci) e Amelia in fase “col cavolo che dormo ancora pomeriggio”.

Prendo la tonnellata di panni da stendere ed esco in balcone. Sole a picco.

“Maaaammmaaaaa!!”

“No Amelia, ci sono 40°, rimani qui, tanto mi vedi, arrivo subito”

Non avevo mai avuto problemi nello stendere. Cosa poteva mai succedere? Amelia al sicuro, in casa. La potevo vedere. Per un po’ era rimasta a leccare il vetro della portafinestra dalla quale ero uscita, poi aveva piagnucolato un po’, spalmando bene con le manine la bava sul vetro. Cose nella norma, insomma. Dopo un po’, sconfitta, vedo che si allontana per giocare sul tappeto. “Ottimo” -penso io, ignara della vendetta del destino- e finisco di stendere.

Poi prendo il cesto vuoto della biancheria..

Mi volto verso la portafinestra..

E…

Per . quale . motivo . NON . si . apre ?

Spalanco gli occhi: la maniglia interna della porta è abbassata.

Campanello di allarme: posizione della maniglia non consona!

Amelia era riuscita a chiudermi fuori in balcone! Per la prima volta era riuscita a toccare la maniglia, e per l’ennesima volta un suo gesto inconsapevole si era tramutato in un reattore nucleare di danni.

Trascorre un minuto circa di panico totale.. e in quel minuto capisci che quando il cervello va in pappa, non c’è laurea che tenga alla stupidità umana nelle situazioni di stress estremo: “E se accendesse i fornelli in cucina per poi metterci i giornali e poi appiccare un megaincendio? Se riuscisse ad aprire l’acqua in bagno e affogasse? Se tirasse giù la libreria e ci finisse sotto? Se mangiasse un’orchidea e soffocasse? Se aprisse il frigo e bevesse birra? O mangiasse i tovaglioli di carta??”

Una volta tornata lucida e scacciate tali imbarazzanti preoccupazioni (non è una piromane, non può affogare nel bidet, non è Hulk per spostare una libreria inchiodata al muro, perché dovrebbe iniziare a mangiare orchidee? E come farebbe ad aprire una lattina di birra?!?!?! E vogliamo parlare della tovagliolifagia?) mi sono guardata intorno.

Abito al 6° piano.

Il mio cellulare era sul tavolo in cucina.

Nella casa dall’altra parte della strada, nessuno.

Le persiane delle altre mie finestre che danno sul balcone: abbassate per evitare l’afa.

L’unica mia speranza era Amelia: lei mi aveva chiuso fuori, lei sola mi poteva salvare.

“Amelia, tesoro, Ameliaaa!” con fare affabile la chiamo dal vetro sbausciato. Amelia arriva sorridente e io le dico: “Amelia tesoro, vedi la maniglia, la vedi? Devi tirarla su, in su!” e Diomio se mi sentivo scema a imitare il gesto che avrebbe dovuto fare lei con tutto il pathos e la forza d’animo che potevo.. Amelia tocca la maniglia, mi guarda, dopo qualche tentativo si stufa di stare lì, mi fa una linguaccia e se ne va a giocare.

Momento di incazzatura atomica.

“Ci mancano solo le contrazioni!”

Mi immaginavo già i titoli sul giornale: “Donna partorisce sul balcone con 45° mentre i pompieri sfondano la porta di casa per spegnere l’incendio causato dalla figlia di 22 mesi”

Mi affaccio di nuovo dal balcone. (Non vi dico intanto che doccia di sudore stavo facendo)

“Spero che tu abbia un piano B” mi deride il senso di sopravvivenza, con le braccia incrociate.

Rompo il vetro! – penso io.

“Con che cosa? I vetri sono doppi, ci vuole qualcosa di duro, mica la sedia di plastica che si scioglie al sole..” (senso di sopravvivenza, gentilmente.. tappati la bocca!)

L’armadio è troppo pesante, e soprattutto io sono troppo incinta per sollevarlo. Un vaso di fiori? Rischio di tagliarmi le mani.

Poi vedo la cassetta degli attrezzi di Tesorini, la stessa cassetta degli attrezzi che volevo nascondere in cantina perché (capitemi, donne) “che me ne faccio? E’ brutta da vedere” mentre Tesorini, da bravo lavoratore aggiustatutto-maninedorate-tuttofare, difendeva con passione. Veniamoci incontro: nascosta nell’armadio delle scope.

Lì mi viene il lampo di genio “smonto la finestra!”

“Idiota. E’ siliconata e incastrata al muro.” (taci, taci!!)

Va bene, allora mi invento qualcos’altro.

Prendo un cacciavite e.. scassina di su, scassina di giù, sono riuscita ad aprire la portafinestra! Entro, prendo Amelia per le spalle: “Ma ti rendi conto mi hai chiuso fuori sei matta ero nel panico non farlo mai più mai più mai più poteva succedere di tutto hai capitoooOOO???”

Amelia mi guarda perplessa, non capiva.

Per lei non era successo assolutamente nulla.

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